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[[File:Monselice-VillaPisani-01.jpg|thumb|left|''Villa Pisani'']]
La villa fu realizzata intorno alla metà del Cinquecento per conto di Francesco Pisani ed è attribuita al padovano [[Andrea da Valle]] (in precedenza era stata attribuita ad [[Andrea Palladio]], che in quel periodo era impegnato nella realizzazione della [[Villa Pisani (Montagnana)|Villa Pisani]] a [[Montagnana]])<ref>[http://www.ossicella.it/architettura/villa_pisani.htm Storia della cinquecentesca villa Pisani<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. La presenza di da Valle è documentata a Monselice attorno al 1559 per lavori al convento di San Giacomo. Conserva al suo interno pregevoli affreschi attribuiti a [[Giovanni Battista Zelotti]]. L'edificio, utilizzato come sede di manifestazioni culturali, ospita il lapidario romano monselicense.
 
==[[Guido Rampini]]==
{{Bio
|Nome = Guido
|Cognome = Rampini
|Sesso = M
|LuogoNascita = Pinerolo
|GiornoMeseNascita = 16 maggio
|AnnoNascita = 1898
|LuogoMorte = Bergamo
|GiornoMeseMorte = 8 marzo
|AnnoMorte = 1945
|Attività = militare
|Nazionalità = italiano
|Immagine =
|PostNazionalità = , tenente colonnello d'Artiglieria in servizio di Stato maggiore, Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria
}}
 
All'età di diciannove anni aveva partecipato alla Prima guerra mondiale e si era quindi dato alla carriera militare. Dopo tre anni di servizio in Somalia, tra il 1923 e il 1926, aveva fatto l'insegnante nella scuola allievi ufficiali dell'esercito albanese. La guerra di Spagna lo vede capitano, addetto al Comando della Divisione fascista "Frecce azzurre". Tra il 1939 e il 1941, l'ufficiale fa parte del Servizio informazioni presso lo Stato maggiore dell'Esercito e nel 1942, col grado di tenente colonnello, è in Russia, sempre al Servizio informazioni. Anche quando, nel 1943, rientra in Italia gli è assegnata la direzione dell'Ufficio informazioni del Comando del Corpo di Stato Maggiore. Al momento dell'armistizio, Rampini si trova a Padova e nel marasma generale decide di utilizzare le sue conoscenze di "intelligence" a sostegno della Resistenza. Si sposta a Torino e qui organizza un'efficiente rete informativa in collegamento con gli Alleati. Ma l'ufficiale viene tradito. Arrestato, Rampini è prima deportato in Germania, poi incarcerato in Italia e sottoposto a stringenti interrogatori, ma non rivela nulla dell'organizzazione. È fucilato nella caserma "Seriate" di Bergamo, un mese e mezzo prima della Liberazione.
 
== Onorificenze ==