Debba: differenze tra le versioni

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Il nome della località di Debba viene citato in alcuni documenti dei secoli X-XII, con i quali i vescovi di Vicenza attribuivano questa parte del territorio alle benedettine del [[Chiesa e monastero di San Pietro|monastero di San Pietro]], con il compito di bonificarlo; questo spiegherebbe l'insediamento, già a quel tempo, di popolazione rurale<ref>Rosanna Caoduro Lodi e Francesco Pulin in {{cita|Debba, 1992|pp. 3-4}}</ref>.
 
Il territorio, in parte pianeggiante e coltivato prevalentemente a cereali e canapa, in parte collinare e ricoperto da frutteti, olivi, viti e castagni, rispecchiava la tipica economia rurale della regione. Nel Cinquecento esisteva sul lato destro del fiume un mulino azionato da quattro ruote, affittato a un certo "Bastian de Deba, molinaro"; altri atti notarili parlano di case, terreni arativi, orti e molini della zona<ref>Archivio di Stato di Vicenza, ''Registro dell'estimo n. 16'', Balanzon Barbaran n. 25, anno 1544, citato daGaldinoda Galdino Pendin in {{cita|Debba, 1992|pp. 20-21}}</ref>.
 
Agli inizi del Cinquecento la famiglia Squarzi, che possedeva buona parte della zona, cedette le sue proprietà alla famiglia Mora, che a sua volta le cedette al veneziano Marc'Antonio Bonrizzo; suo figlio Alessandro, proprietario di centinaia di campi coltivati sui quali, sorgevano case coloniche, e anche le quattro ruote idrauliche di Debba, dopo la richiesta dei barcaioli di Vicenza al governo di Venezia finanziò nel 1583 la costruzione della conca di navigazione, di cui divenne proprietario esclusivo<ref>{{cita|Porte di Debba, 2018|pp. 32, 73-84}}</ref>.