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Tito Antoni parla anche di un fondaco pisano presente a Maiorca sin dalla dominazione islamica, che fu distrutto durante gli scontri per la conquista cristiana voluta e capeggiata da Giacomo I d'Aragona tra il 1229 e il 1232<ref>{{cita|Berti - Renzi Rizzo 1997|p. 283}}; {{cita|Calisse 1904|pp. 9, 140-141, 145}}; {{cita|Antoni 1977|p. 5/nota 8}}</ref>{{#tag:ref|Tito Antoni espone notizie interessanti sulle relazioni commerciali tra Pisa e le Baleari in questo periodo e oltre, e afferma che a Maiorca erano presenti membri delle più famose famiglie dell’aristocrazia mercantile pisana (p. 4).|group=N}}.
 
Le prime migrazioni di alcuni musulmani lontano da Maiorca, e quindi verso Pisa, potrebbero essere state stimolate da questi rapporti commerciali{{#tag:ref|Altra testimonianza di questi stretti rapporti di scambio sono i materiali negoziati dai pisani a Maiorca, fra il 1315 ed il 1322. Tra le tante merci importate nella città toscana figurano anche lo stagno ed il piombo, elementi indispensabili per la creazione delle coperture vetrose (vedi {{cita|Antoni 1977|p. 13}}).|group=N}}. La presenza islamica nella città del resto è già palese sul finire dell’XI e all'inizio del XII secolo. Ce ne dà conferma l'invettiva lanciata dal monaco Donizone contro Pisa, luogo secondo lui indegno ad accogliere e conservare le spoglie della contessa Matilde di Canossa in quanto era frequentato da pagani (turchi e libici per esempio){{#tag:ref|Donizone nel primo libro della sua opera “Vita di Matilde” ([[Vita Mathildis]]), nei versi nn. 1370-1373 dice: “Qui pergit Pisas, videt illic monstra marina. - Haec urbs Paganis, Turchis, Libicis, quoque Parthis – Sordida Chaldei sua lustrant litora tetri” (vedi {{cita|Davoli 1888|p. 142}}).|group=N}}. Le migrazioni di artigiani musulmani potrebbero poi essersi intensificate in seguito alla “Reconquista” cristiana della Spagna andalusa e delle Baleari, che si compì proprio nei primi decenni del Duecento<ref>BERTI{{cita|Berti - RENZIRenzi RIZZORizzo 1997, |p. 283.; CONSTABLE{{cita|Constable 1994, |p. 140}}.</ref>.
 
== Cronologia della maiolica arcaica pisana ==
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#Una quinta copre la seconda metà del XV secolo
#Un’ultima fase si estende sino alla fine del XVI secolo (in quest’ultima le fabbriche pisane continuano a produrre maiolica arcaica nella sola versione smaltata monocroma bianca).
 
== Gli aspetti tipici delle maioliche arcaiche pisane e la loro lavorazione ==
Nelle maioliche arcaiche pisane il corpo ceramico sulla superficie principale (interna nelle forme aperte, esterna in quelle chiuse) è rivestito da uno smalto piombo-stannifero opaco bianco e, in rari casi, verde. Quando lo smalto applicato era di colore bianco, sopra di esso venivano eseguiti i disegni in bruno (manganese) ed in verde (ramina){{#tag:ref|Gli smalti bianchi quando avevano un tenore di stagno molto basso presentavano tonalità rosate. Per avere notizie riguardo l'approvvigionamento di stagno per la maiolica arcaica si veda {{cita|Giorgio 2012}}.|group=N}}. La superficie secondaria veniva ricoperta invece da una vetrina piombifera, in genere incolore o giallastra, piuttosto brillante.
La decorazione di alcuni recipienti poteva essere affidata al solo bruno, oppure semplicemente alla monocromia, data da smalti bianchi o colorati (soprattutto in verde). Tra le ceramiche monocrome in alcuni casi la superficie secondaria non era invetriata, ma veniva smaltata come quella principale. In rari casi, la superficie secondaria era lasciata priva di rivestimento{{#tag:ref|Le decorazioni in fase di cottura potevano assumere diverse tonalità. Il verde, in base all’ambiente di cottura (ossidante/riducente) e alle temperature raggiunte nella fornace, poteva tendere a tonalità più o meno scure: bluastre, grigiastre oppure giallastre.
Stessa cosa per i decori in bruno che potevano sfumare verso il violaceo, il rossastro o il nero.|group=N}}.
Inoltre, si è riscontrato che parallelamente alla produzione delle maioliche arcaiche, probabilmente nelle stesse manifatture, erano realizzate ceramiche di forme analoghe, ma rivestite soltanto con vetrine piombifere incolori o colorate (in giallo o in verde). Pur essendo morfologicamente simili, queste non appartengono alla categoria delle maioliche arcaiche proprio perché non vi è presenza di smalto stannifero e sono definite come ceramiche invetriate monocrome.
Per realizzare la maiolica arcaica i recipienti dovevano essere sottoposti a due differenti e successive cotture in fornace<ref>{{cita|Berti - Renzi Rizzo 1997|p. 69}}.</ref>.
 
=== La lavorazione del corpo ceramico e la prima cottura ===
L'argilla che veniva usata per modellare i corpi ceramici dei manufatti prodotti a Pisa era cavata da depositi alluvionali del fiume Arno{{#tag:ref|Per notizie relative all'approvvigionamento di argilla a Pisa nel Bassomedioevo e in Età Moderna vedi {{cita|Alberti - Giorgio 2013||pp. 27-46 (studi condotti da Giuseppe Clemente: "Vasai e produzione ceramica a Pisa nel XVI secolo attraverso le fonti documentarie"}} e per studi più recenti si rimanda a {{cita|Giorgio 2018b}}<ref>{{cita|Berti - Renzi Rizzo 1997|pp=57-58}}. Per una descrizione dei risultati delle analisi condotte sui corpi ceramici è possibile consultare {{cita|Mannoni 1979|pp. 236-237/Gruppo VI}}.</ref>.
 
 
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GIORGIO 2011b - M. Giorgio, PI VQ 2011. L’intervento archeologico a Villa Quercioli, Via Cardinale Maffi n.2, Pisa. Relazione assistenza archeologica (Relazione), Pisa: MOD (MappaOpenData) http://www.mappaproject.org/mod/files/relazioni/id00014_relazione.pdf.
 
* {{cita pubblicazione|autore=M. Giorgio|titolo=Lo stagno del Campigliese e la produzione di maiolica arcaica pisana. Ipotesi di ricerca, in MARITIMA|rivista=Rivista di storia della Maremma|anno=anno I (2012)|numero=2|pp=86-94|cid=Giorgio 2012}}
GIORGIO 2012c - M. Giorgio, Pisa tra Medioevo ed Età Moderna: primi dati dallo scavo di Villa Quercioli (PI-VQ’11), in REDI - FORGIONE 2012, pp. 740-745.
 
GIORGIO 2012c2012b - M. Giorgio, Pisa tra Medioevo ed Età Moderna: primi dati dallo scavo di Villa Quercioli (PI-VQ’11), in REDI - FORGIONE 2012, pp. 740-745.
 
* {{cita pubblicazione|autore=M. Giorgio|titolo=Colori nel cielo. 50 anni di studi sui Bacini ceramici|conferenza=Atti L Convegno Internazionale della Ceramica|numero=L/2017|città=Albenga (SV)|anno=2018|pp=83-94|cid=Giorgio 2018}}
 
* {{cita pubblicazione|autore=M. Giorgio|capitolo=L’approvvigionamento di argilla a Pisa nel Bassomedioevo e in Età Moderna: analisi, dati materiali e documentali a confronto|curatore=Giorgio M|titolo=Storie (di) Ceramiche 4. Ceramica e Archeometria|pp=35-44|cid=Giorgio 2018b}}
 
GIORGIO - TROMBETTA 2011 - M. Giorgio, I. Trombetta, Dall’ultima maiolica arcaica alle prime ingobbiate graffite: persistenze e trasformazioni nella produzione ceramica a Pisa e nel Valdarno Inferiore tra la fine del XV e gli inizi XVI secolo, “Atti Convegno Internazionale della Ceramica”, XLIII (2011), pp. 229-239.