Giovanni Bosco: differenze tra le versioni

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|Nome = Giovanni Melchiorre
|Cognome = Bosco
|PostCognomeVirgola = meglio noto come Dondon Bosco
|Sesso = M
|LuogoNascita = Castelnuovo d'Asti
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|Attività2 = pedagogo
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , fondatore delle [[congregazione religiosa|congregazioni]] dei [[Società Salesiana di San Giovanni Bosco|Salesiani]] e delle [[Figlie di Maria Ausiliatrice]]. È stato [[canonizzazione|canonizzato]] da [[papa Pio XI]] nel [[1934]]
}}
È considerato uno dei [[Santi Sociali|santi sociali torinesi]].
 
== Biografia ==
[[File:DonBosco Ferme Castelnuovo.jpg|thumb|La casa natale di don Bosco a [[I Becchi]].]]
Giovanni Bosco nacque il 16 agosto 1815 in una modesta cascina dove ora sorge il [[Tempio di Don Bosco]], nella frazione collinare [[I Becchi]] di Castelnuovo d'Asti (oggi [[Castelnuovo Don Bosco]]), figlio dei contadini Francesco Bosco (1784-1817) e [[Margherita Occhiena]] (1788-1856).
 
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L'inverno che seguì per lui fu il più duro: il fratellastro Antonio, che già guardava di cattivo occhio il fatto che Giovannino frequentasse la scuola e per di più passasse il tempo pregando e compiendo giochi di prestigio, si lamentò di lui e a stento il ragazzino riuscì a salvarsi dai suoi pugni. Margherita fu così costretta a mandare via il figlio dai Becchi per farlo vivere come garzone a [[Moncucco Torinese]] presso la cascina dei coniugi Luigi e Dorotea Moglia, dove rimase dal febbraio [[1827]] al novembre [[1829]]. Essi, in un primo momento, non volevano accogliere il giovane fra i propri lavoratori ma osservando la tenacia e l'intelligenza del ragazzo decisero di tenerlo con loro, affidandolo al vaccaro della famiglia, il vecchio Giuseppe, chiamato da tutti "lo zio".
 
Essendo desideroso di studiare, Giovanni chiese allo zio Michele Occhiena, che aveva scambi con il Seminario di Chieri, di intercedere per lui affinché qualche sacerdote accettasse di istruirlo. Michele non riuscì però ada ottenere alcun risultato. Nel settembre di quel 1829, a Morialdo era venuto a stabilirsi come cappellano [[Giovanni Melchiorre Calosso|don Giovanni Calosso]], sacerdote settantenne, questi, dopo aver constatato quanto intelligente e desideroso di studiare fosse il giovane, decise di accoglierlo nella propria casa per insegnargli la grammatica latina e prepararlo così alla vita del sacerdote. Un anno dopo, e precisamente il 21 novembre del [[1830]], Giovanni Calosso fu colpito da [[apoplessia]] e moribondo diede al giovane amico la chiave della sua cassaforte, dove erano conservate seimila lire che avrebbero permesso a Giovanni di studiare ed entrare in Seminario. Il ragazzo però preferì non accettare il regalo del maestro e consegnò l'eredità ai parenti del defunto.
 
Il 21 marzo [[1831]] il fratellastro Antonio sposò Anna Rosso, di Castelnuovo, e la madre decise di dividere l'asse patrimoniale con lui così che Giovanni poté tornare a casa e riprendere da settembre gli studi a Castelnuovo con la possibilità di una semi-pensione presso Giovanni Roberto, sarto e musicista del paese che gli insegnò il proprio mestiere. A fine anno decise di andare a studiare a [[Chieri]] e l'estate la passò al ''Sussambrino'', una cascina di Castelnuovo che suo fratello Giuseppe ([[1813]]-[[1862]]), insieme allcon l'amico Giuseppe Febraro, aveva preso a [[mezzadria]].
 
Grazie all'aiuto del maestro, Dondon Emanuele Virano, riuscì a recuperare tutto il tempo perduto ma, non appena questi fu nominato parroco di Mondonio e dovette abbandonare la scuola, il suo sostituto, don Nicola Moglia, di settantacinque anni, non riuscendo a contenere i suoi giovani studenti, fece perdere al giovane Bosco tempo prezioso che egli comunque spese imparando diversi mestieri, quale quello del sarto, grazie all'aiuto di Giovanni Roberto e quello del fabbro nella fucina di Evasio Savio, un suo amico, grazie ai cui insegnamenti egli in seguito riuscì a fondare laboratori per i ragazzi dell'Oratorio di Valdocco.
 
=== Il sacerdozio ===
==== Il Seminario e l'amicizia con Luigi Comollo ====
A Chieri si stabilì a pensione presso la casa di Lucia Matta. Per mantenersi gli studi lavorò come garzone, cameriere, addetto alla stalla, ecc... Qui fondò la Società dell'Allegria, attraverso la quale, in compagnia di alcuni giovani di buona fede, tentava di far avvicinare alla preghiera i coetanei attraverso i suoi soliti giochi di prestigio e i suoi numeri acrobatici. Egli stesso raccontava che un giorno riuscì a battere un saltimbanco professionista, acquistandosi così il rispetto degli altri e la loro considerazione.
 
Durante gli anni di studio, Giovanni Bosco strinse forte amicizia con Luigi Comollo, nipote del parroco di [[Cinzano]]. Il giovane era spesso maltrattato dai suoi compagni, insultato e picchiato ma accettava spesso con un sorriso o una parola di perdono queste sofferenze. Il giovane Bosco, dal canto suo, non sopportava di vedere il coetaneo così maltrattato e spesso lo difendeva azzuffandosi con i suoi aggressori.
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Le parole di Comollo e le sue incessanti preghiere turbarono profondamente l'animo di Giovanni tanto che egli stesso un giorno ricordò nelle sue Memorie: "Posso dire che da lui ho cominciato a imparare a vivere da cristiano". Grazie al suo atteggiamento così mansueto e innocente, il futuro santo comprese quanto fosse importante per lui raggiungere la salvezza dell'anima e ciò rimase talmente impresso nella sua mente che, quando fondò l'[[Oratorio di Valdocco|Oratorio]] a [[Valdocco]], trascrisse su un cartello nella propria stanza: «Toglimi tutto, ma dammi le anime».
 
[[File:BoscoChieri.JPG|thumb|left| L'ingresso del seminario di Chieri, nella via Vittorio Emanuele, dove Giovanni Bosco studiò dal 1835 al 1841.]]
Nell'autunno del 1832, Giovanni Bosco iniziòincominciò la terza grammatica. Nei due anni seguenti proseguì regolarmente frequentando le classi che venivano chiamate [[Umanistica|umanità]] (1833-34) e [[retorica]] (1834-35), dimostrandosi un allievo eccellente, appassionato dei libri e di grande memoria.
 
Nel marzo [[1834]] Giovanni Bosco, che si avviava a terminare l'anno di umanità, presentò ai [[Francescani]] la domanda di essere accettato nel loro ordine ma cambiò idea prima di andare in convento, seguendo un sogno misterioso sulla cosa ede il consiglio diretto di don Giuseppe Cafasso. Decise allora di vestire l'abito clericale entrando in seminario.<ref>Janez Lemoyne, ''Življenje svetega Janeza Boska, Poslovenil Tone Vode'', Rakovnik-Ljubljana 1934, p. 58. Il capitolo ha il titolo: Diventare il Francescano? (pagine 55-58). /In sloveno: Ali naj postane frančiškan?/</ref>
Il giovane prete [[San Giuseppe Cafasso|don Giuseppe Cafasso]] gli consigliò di completare l'anno di retorica e quindi di presentarsi all'esame per entrare al seminario di Chieri, aperto nel 1829. Giovanni superò l'esame, che si tenne a Torino, il 25 ottobre prese l'abito ecclesiastico e il 30 ottobre [[1835]] si presentò in seminario.
 
Il 3 novembre [[1837]] Giovanni iniziòincominciò la [[teologia]], studio fondamentale per gli aspiranti al sacerdozio. In quel tempo occupava cinque anni, e comprendeva come materie principali la [[dogmatica]] (lo studio delle verità cristiane), la [[morale]] (la legge che il cristiano deve osservare), la [[Bibbia|Sacra Scrittura]] (la parola di Dio), la storia ecclesiastica ([[storia della Chiesa]] dalle origini del cristianesimo all'età contemporanea).
 
In seminario Giovanni Bosco rincontrò l'amico Comollo con il quale poté così ristabilire la salda amicizia di un tempo. Ma il 2 aprile del [[1837]], Luigi Comollo, già debole fisicamente, cadde malato e si spense a soli 22 anni. Nella notte dal 3 al 4 aprile, notte che seguiva il giorno della sua sepoltura, secondo una testimonianza diretta di Giovanni Bosco e dei suoi venti compagni di camera, alunni del corso teologico<ref>''Memorie Biografiche di Don Bosco'', Vol. I, cap. 52</ref>, l'amico defunto apparve loro sotto forma di una luce che, per tre volte consecutive, disse: "Bosco! Bosco! Bosco! Io sono salvo!". A ricordo dell'evento fu posta una lapide in un corridoio nel Seminario di Chieri. Il giovane chierico da quel momento in poi decise di "mettere la salvezza eterna al di sopra di tutto, a considerarla come l'unica cosa veramente importante". Il suo motto, ispirato a Gn 14,21, che richiudeva il suo programma di vita, fu sempre: ''Da mihi animas, coetera tolle'' ("Dammi le anime, prenditi tutto il resto"), scritto a grossi caratteri su un cartello, che teneva nella sua stanza.
 
[[File:Donbosco furbo.jpg|thumb|Ritratto giovanile di don Bosco durante i primi anni di sacerdozio.]]
Il 29 marzo [[1841]] ricevette l'ordine del diaconato, il 26 maggio iniziòincominciò gli esercizi spirituali di preparazione al sacerdozio che ricevette il 5 giugno 1841 nella [[Chiesa dell'Immacolata Concezione (Torino)|Cappella dell'Arcivescovado di Torino]].
 
Diventato prete, ricevette alcune proposte lavorative da parte di amici e conoscenti che, per ricompensare lui e la sua famiglia dei sacrifici fatti, lo volevano come istitutore a Genova o come cappellano. Egli però si rifiutò di accettare tali funzioni sia per una propria inclinazione all'umiltà, sia per le accese omelie di Giuseppe Cafasso, che accusava i sacerdoti di ingordigia e avidità, sia per la perentoria affermazione della madre Margherita: «Se per sventura diventerai ricco, non metterò mai più piede a casa tua».
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==== Primi incontri con i giovani disagiati ====
[[File:Don Bosco in mezzo ad alcuni allievi di una scuola corale e strumentale.jpg|thumb|Don Bosco in mezzo ad alcuni allievi di una scuola corale e strumentale.]]
Ispirato dalle notizie riguardanti Dondon Giovanni Cocchi, che pochi anni prima di lui aveva tentato di radunare all'interno di un Oratorio i ragazzi disagiati di Torino, Giovanni Bosco decise di scendere per le strade della sua città e osservare in quale stato di degrado fossero i giovani del tempo. Incontrò così i ragazzi che, sulla piazza di [[Porta Palazzo]], cercavano in tutte le maniere di procurarsi un lavoro. Di questi giovani molti erano scartati perché poco robusti e in poco tempo destinati a finire sottoterra. Le statistiche confermano che in quel tempo ben 7184 fanciulli sotto i dieci anni erano impiegati nelle fabbriche<ref>Tarcisio Bosco, ''Don Bosco: Storia di un prete'', p. 38</ref>.
 
In [[piazza San Carlo]], Dondon Bosco poteva conversare con i piccoli spazzacamini, di circa sette o otto anni, che gli raccontavano il loro mestiere e i problemi da esso generati. Erano molto rispettosi nei confronti del sacerdote che li difendeva molto spesso contro i soprusi dei lavoratori più grandi che tentavano di derubarli del misero stipendio.
 
Insieme acon Dondon Cafasso cominciò a visitare anche le carceri e inorridì di fronte al degrado nel quale vivevano giovani dai 12 ai 18 anni, rosicchiati dagli insetti e desiderosi di mangiare anche un misero tozzo di pane. Dopo diversi giorni di antagonismo, i carcerati decisero di avvicinarsi al sacerdote, raccontandogli le loro vite e i loro tormenti. Don Bosco sapeva che quei ragazzi sarebbero andati alla rovina senza una guida e quindi si fece promettere che, non appena essi fossero usciti di galera, lo avrebbero raggiunto alla chiesa di San Francesco.
 
L'8 dicembre [[1841]] incontrò, prima di celebrare Messa, Bartolomeo Garelli nella sacrestia della [[chiesa di San Francesco d'Assisi (Torino)|chiesa di San Francesco d'Assisi]]. Questi fu il primo ragazzo che si unì al suo gruppo. Don Bosco aveva deciso così di radunare intorno a sé tutti i ragazzi degradati della zona, dai piccoli spazzacamini agli ex detenuti. Fondamenti della sua futura attività erano tre: l'amicizia con i giovani (che molto spesso erano orfani senza famiglia), l'istruzione e l'avvicinamento alla Chiesa. La sera di quello stesso giorno, Giovanni fece amicizia anche con i tre fratelli Buzzetti, provenienti da [[Caronno Varesino]], che si erano addormentati durante la sua predica.
 
Quattro giorni dopo, durante la messa domenicale, erano presenti Bartolomeo Garelli insieme acon un nutrito gruppo di amici e i fratelli Buzzetti, con seguito di compaesani. Quello sarebbe stato il primitivo gruppo che avrebbe dato il via all'Oratorio di Dondon Bosco. Già poco tempo dopo il gruppo era talmente numeroso che il sacerdote chiese l'assistenza di tre giovani preti: don Carpano, don Ponte, don Trivero. Anche alcuni ragazzi di media cultura si avvicinarono a Dondon Bosco, aiutandolo a tenere a bada i ragazzi più impulsivi e ribelli.
 
Nella primavera del 1842, al ritorno dal paese, i fratelli Buzzetti conducevano con loro il più piccolo, Giuseppe, che si affezionò molto a Dondon Bosco e decise, in età adulta, di seguire la via del sacerdozio, divenendo così suo braccio destro nella gestione del futuro ordine salesiano.
 
==== L'azione sociale e sindacale ====
 
Don Bosco seguendo i giovani anche nei cantieri e nei luoghi di lavoro si accorge come i padroni sfruttassero gli apprendisti utilizzandoli anche come servitori e sguatteri. Non esistono contratti scritti e il tempo lavorativo supera di gran lunga le otto ore, non ci sono mansionari per determinare il tipo di lavoro da eseguire, nessun riposo settimanale e nessuna tutela di sicurezza o della salute sono previste per i lavoratori non adulti. Don Bosco si presenta dai datori di lavoro come garante, ma pretende da loro regole precise.<ref>"Giovani e lavoro: quando Don Bosco inventò il contratto di apprendistato" https://dirittointasca.com/2017/05/02/giovani-e-lavoro-quando-don-bosco-invento-il-contratto-di-apprendistato/</ref> Così, nella capitale sabauda preunitaria, i primi contratti scritti per l'apprendistato portano la firma di Dondon Bosco: l'8 febbraio 1852 a Torino, nella casa dell'oratorio San Francesco di Sales, il giovane apprendista falegname Giuseppe Odasso firmava il primo contratto di «apprendizzaggio» in tutta Italia, su carta bollata da 40 centesimi, garante appunto don Giovanni Bosco. Conservato nell'archivio della congregazione salesiana insieme con altri contratti, tra cui uno precedente del novembre 1851 ma in carta semplice, sono il primo esempio in assoluto per gli stati italici di questo tipo di tutela "sindacale"<ref>Il primo apprendista? Garantì don Bosco di Emanuela Micucci su Italia Oggi https://www.italiaoggi.it/archivio/il-primo-apprendista-garanti-don-bosco-201201311316172965</ref>. Nascono anche i primi laboratori dove Dondon Bosco, aiutato da artigiani adulti, insegna ai ragazzi senza futuro una professione, un mestiere specializzato. Queste iniziative saranno poi il fulcro della futura scuola salesiana. Inoltre don Bosco, sull'esempio delle prime società di mutuo soccorso che andavano diffondendosi, associazioni libere tra lavoratori per accantonare dei fondi da utilizzare dai soci qualora colpiti da malattie odo infortuni, promuoverà una "mutua" salesiana per i suoi "protetti", pubblicandone il regolamento e facendolo entrare in vigore il 1º giugno 1850<ref>STORIA DELLA CHIESA DI ROMA DAL PRIMO AL QUARTO SECOLO di Pier Luigi Guiducci, Edito da Albatros: Il contributo di Don Bosco (1815 - 1888) a favore dei giovani lavoratori http://www.rigocamerano.it/Donbosco.html</ref>. Questa sua azione sociale sollevò malumori contro il sacerdote in diversi ambienti: dagli anticlericali ai valdesi, dai massoni a certi ambiti padronali, e tutto questo provocò una serie di attentanti nei suoi confronti, dai quali però uscì sempre indenne<ref>Grigio, il protettore di DON BOSCO di Angelis Ferreiri, http://it.arautos.org/view/show/8210-grigio-il-protettore-di-don-bosco</ref>. Inoltre, come già accennato, il fondatore dei salesiani si occupò dei giovani finiti a marcire nelle prigioni piemontesi<ref>DAMMI LE ANIME, PRENDITI IL RESTO (SAN GIOVANNI BOSCO), http://www.amicidilazzaro.it/index.php/dammi-le-anime-prenditi-il-resto-san-giovanni-bosco/</ref>. Prendendo accordi con le autorità reali, scettiche, chiese di permettere ai galeotti minorenni di uscire dalle galere per alcune ore al giorno in modo che potessero imparare dei mestieri e non ricadessero in futuro negli stessi errori, il tutto sotto la sola sorveglianza di Dondon Bosco e dei suoi collaboratori senza la presenza di guardie armate<ref>«Questi ragazzi dovrebbero trovare fuori un amico che si prende cura di loro…» (San Giovanni Bosco),https://www.fmalombardia.it/pastorale-2015-2016/visitare-i-carcerati-2/</ref>. Il progetto ebbe un tale successo che anche dall'estero vennero a studiare il "metodo salesiano" di recupero sociale<ref>San Giovanni Bosco Di Angelo Toppino,http://www.detenzioni.eu/carcere_cultura_storia.php?content_type=14&content_id=496</ref>. Quando nell'estate del 1854 a Torino scoppia il colera nel Borgo Dora, dove si ammassano gli immigrati, a due passi dall'oratorio di don Bosco, tutti gli studenti guidati dal santo si metteranno a disposizione delle autorità sanitarie per soccorrere la popolazione: miracolosamente nessuno di loro verrà contagiato dal morbo<ref>Tratto da: Ritratti di santi di Antonio Sicari ed. Jaca Book,http://www.elledici.org/article/san-giovanni-bosco</ref>.
 
==== Le relazioni con altri ambienti cristiani non cattolici ====
Le relazioni tra san Giovanni Bosco e gli ambienti protestanti torinesi furono sempre molto dure. Dapprima egli si limitò a difendere le dottrine cattoliche ede attaccare quelle protestanti. Nel 1859 bruciò, per mostrare dinanzi ai suoi allievi come dovessero avere in disprezzo l'eresia, libri protestanti e opuscoli anticattolici, tra cui la [[Bibbia]] nell'edizione [[Diodati]], ossia l'edizione utilizzata dai protestanti italiani<ref>[http://www.elledici.org/section/tutto-don-bosco/testimonianze Editrice Elledici - Don Bosco: testimonianze<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
 
Buoni furono i rapporti con [[Davide Lazzaretti]], che fu ospitato a Valdocco per alcune settimane e fu difeso da Dondon Bosco quando venne arrestato per vagabondaggio, truffa e cospirazione politica. Nel 1859 Lazzaretti si era arruolato nella cavalleria piemontese, prendendo parte nel 1860 alla [[battaglia di Castelfidardo]] ''contro le truppe pontificie''.
 
Tuttavia questo avvenne alcuni anni prima che il Lazzaretti si autoprocalamasse "Cristo Duca e Giudice" e fondatore della dottrina millenaristica del [[Giurisdavidismo]]<ref>{{cita news|autore=Francesco Motto|url=http://biesseonline.sdb.org/editoriale.aspx?a=2008&m=12&doc=7580|titolo=DON BOSCO e l’eretico profeta del monte Amiata|pubblicazione=Bollettino Salesiano|data=dicembre 2008}}</ref>.<br />Lazzaretti fu dichiarato eretico dalla Chiesa Cattolica e scomunicato nel 1878.
 
==== A servizio della Marchesa di Barolo ====
Nell'autunno del 1844 don Giuseppe Cafasso comunicò a Dondon Bosco di preparare le valigie poiché avevano stabilito che divenisse il direttore dell'Ospedale di [[Santa Filomena]]. Don Cafasso voleva infatti che il giovane amico facesse conoscenza con don Giovanni Borel, sacerdote legato al Rere stesso, che avrebbe potuto aiutarlo economicamente nella gestione dell'Oratorio. Egli sarebbe divenuto in seguito il direttore ufficiale di tale associazione.
 
Il 12 aprile [[1846]], giorno di Pasqua, finalmente don Bosco trovò un posto per i suoi ragazzi, una tettoia con un pezzo di prato: la [[tettoia Pinardi]] a [[Valdocco]].
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=== Le missioni in Argentina ===
[[File:DonBosco.jpg|thumb|Don Bosco con i suoi ragazzi.]]
 
===== La prima spedizione =====
Nel [[1875]] partì la prima spedizione missionaria per l'[[Argentina]], terra della grande [[emigrazione]] italiana dell'Ottocento. Don Bosco fondò intanto i [[salesiani cooperatori|Cooperatori]], considerati da Dondon Bosco stesso come i «Salesiani Esterni». La presenza dei missionari era stata richiesta dall'[[arcivescovo]], Mons. Aneiros. Informato dal [[Agente consolare|console]] argentino Giovanni Battista Gazzolo sul lavoro dei Salesiani, propose a Dondon Bosco di accettare la gestione di una parrocchia a [[Buenos Aires]] ede un collegio di ragazzi a [[San Nicolás de los Arroyos]]. Don Bosco accolse la richiesta. Con una solenne celebrazione nella Basilica di Maria Ausiliatrice, in Torino, il giorno 11 novembre [[1875]], prese avvio la prima spedizione missionaria salesiana. Guidati da [[Giovanni Cagliero|don Giovanni Cagliero]], i missionari di don Bosco si imbarcarono dal porto di Genova il 14 novembre [[1875]]. A Buenos Aires si insediarono in una parrocchia per emigrati italiani.
 
===== La seconda spedizione =====
La seconda spedizione, giusto un anno dopo, il 14 novembre [[1876]], portò a sbarcare un altro gruppo di salesiani. Li guidava don Francesco Bodrato. Con loro venne aperta, sempre a Buenos Aires, una scuola di arte e mestieri, dove si formavano sarti, falegnami, legatori. Altro personale arrivò con la terza spedizione missionaria nel [[1877]]. Questa volta, insieme aicon i Salesiani, arrivarono le prime Figlie di Maria Ausiliatrice, guidate da Suor Angela Vallese.
 
Il sogno di don Bosco per l'Argentina mirava tuttavia alla [[Patagonia]]. Dopo anni di attesa, nel [[1879]] si presentò l'occasione. Il Governo argentino affidò al generale [[Julio Argentino Roca]] la spedizione militare il cui obiettivo era la “[[conquista del deserto]]”. Mons. Espinosa, [[Vicario episcopale|vicario]] di Buenos Aires, e i salesiani don Giacomo Castamagna e il [[chierico]] Botta accompagnarono l'esercito come [[Cappellano|cappellani]]. Venne così avviata la missione in Patagonia, [[Carmen de Patagones]], la prima opera salesiana. Più tardi venne aperta [[Chos Malal]], quindi [[Bahía Blanca (città)|Bahía Blanca]], [[Junín de los Andes]] e gradualmente le altre case.
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===== Alcune figure di missionari =====
Dopo gli inizi, comprensibilmente faticosi, con l'entusiasmo crebbe anche la consistenza dei figli di Dondon Bosco in Argentina. Al lavoro in questa terra sono tanti i Salesiani che hanno legato il loro nome scrivendo pagine straordinarie di evangelizzazione e promozione umana: tra gli altri don Domenico Milanesio, don Giuseppe Vespignani, don [[Alberto Maria De Agostini|Alberto De Agostini]], Mons. Giuseppe Fagnano, don Luigi Costamagna, il tedesco don Mattia Saxler, e gli argentini don Stefano Pagliere e don Luigi Pedemonte.
 
Una presenza stupenda è stata quella di Artemide Zatti, giovane emigrato italiano che in Argentina diventa salesiano, svolge un lavoro umile e prezioso come infermiere, condisce di profonda spiritualità e di carità la sua giornata, muore considerato da tutti un Santo. Nell'aprile [[2002]] la Chiesa lo proclama “[[Beatificazione|Beato]]”: festa e generoso impegno in tutto il mondo salesiano argentino. Sul versante educativo la Patagonia argentina ha prodotto due figure giovanili che hanno raggiunto vertici di santità: [[Zeffirino Namuncurà|Ceferino Namuncurá]] (figlio del grande Cacico Manuel) e [[Laura Vicuña]] (allieva delle FMA morta tredicenne a Junín de Los Andes). Avviata la causa di beatificazione di entrambi: Laura è stata proclamata “Beata” dal Papa il 3 settembre 1988 al Colle Dondon Bosco.
 
Altra figura significativa è quella di [[Juan Edmundo Vecchi|D. Juan E. Vecchi]]: grande maestro di pastorale giovanile, è stato l'ottavo successore di Dondon Bosco. Oggi la presenza salesiana è diffusa su tutto il territorio argentino (da Buenos Aires a Bahía Blanca, da [[Córdoba (Argentina)|Córdoba]] a [[Rosario (Argentina)|Rosario]], da [[San Miguel de Tucumán]] a [[La Plata]]) attraverso 2 Ispettorie<ref>Equivalente al termine "province", utilizzato nella maggior parte delle congregazioni religiose cattoliche. In precedenza le Ispettorie salesiane in Argentina erano arrivate fino a 5. [http://www.infoans.org/1.asp?sez=1&sotSez=13&doc=4069&lingua=1 Agenzia iNfo Salesiana] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140113210426/http://www.infoans.org/1.asp?sez=1&sotSez=13&doc=4069&lingua=1 |data=13 gennaio 2014 }}</ref> con oltre 120 opere animate da un migliaio di Salesiani (in gran parte argentini).
 
=== La morte e la canonizzazione ===
[[File:3237TorinoSMariaAusiliatriceInside.jpg|thumb|[[Santuario di Maria Ausiliatrice]]: urna con il corpo di don Bosco]]
Don Bosco morì di logoramento a [[Torino]] all'alba del 31 gennaio [[1888]] ede il suo corpo è attualmente esposto all'interno di un'urna nel [[Santuario di Maria Ausiliatrice]], in una cappella in fondo alla navata destra.
 
Il messaggio educativo si può condensare attorno a tre parole: ragione, religione, amorevolezza. Alla base del suo sistema preventivo ci fu un profondo amore per i giovani, chiave di tutta la sua opera educativa.
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[[Papa Giovanni Paolo II]] nel 1988 lo nomina padre e maestro della gioventù.
 
Il 16 agosto 2015, nel compimento dei 200 anni dalla nascita, nelle chiese salesiane d'Italia e del mondo sono stati svolti solenni festeggiamenti, compreso il pellegrinaggio a Roma in occasione dell'Angelus di Papa Francesco. Inoltre 50005.000 giovani provenienti da tutto il mondo si sono riuniti, prima a Torino poi al Colle Dondon Bosco, durante la settimana tra il 10 e il 16 agosto 2015 per festeggiare il bicentenario in un evento di scala mondiale. Questo evento è noto come SYM DON BOSCO e il suo motto è "LIKE Don Bosco WITH the young FOR the young" (ovvero "COME Don Bosco CON i giovani PER i giovani"). Il SYM è stato caratterizzato da spettacoli e celebrazioni in varie lingue, prevalentemente inglese, spagnolo e italiano.
 
== Riconoscimenti ==
La città di Torino gli ha dedicato una [[Stradario di Torino|via]] nel quartiere di [[San Donato (Torino)|San Donato]].<ref>''Dove, Come, Quando - Guida di Torino '98-99'', Torino, Gruppi di Volontariato Vincenziano, 1997, p. 364</ref>
=== I miracoli per la beatificazione ===
[[File:Lanzo lapide don bosco.jpg|thumb|[[Lanzo Torinese]]: lapide dedicata a Dondon Bosco nel 1914, anno nel quale era già stato riconosciuto ''[[venerabile]]'' ma non ancora ''[[beato]]'' né ''[[santo]]''.]]
Ai fini della [[beatificazione]] la [[Chiesa cattolica]] ritiene necessario un [[miracolo]]: nel caso di don Bosco ha ritenuto miracolose le guarigioni di Teresa Callegari e Provina Negro.
 
A [[Castel San Giovanni]], in [[provincia di Piacenza]], la ventitreenne Teresa Callegari, nel novembre [[1918]], si ammalò di [[polmonite]] di origine [[influenza]]le. Ricoverata in ospedale guarì dalla polmonite ma, durante la [[convalescenza]], si ammalò di [[poliartrite]] infettiva ribelle a ogni cura. La patologia si cronicizzò e nel [[1921]], anche a causa di complicazioni, la donna non riusciva più ad alimentarsi e i medici disperavano di salvarla<ref>Armando Pavese, ''Guarigioni miracolose in tutte le religioni'', Piemme, 2005, p. 178</ref>.
 
Su consiglio di un'amica iniziòincominciò una [[novena]] a don Bosco, ripetuta nel luglio dello stesso anno. Il [[16 luglio]], ottavo giorno della novena, la situazione peggiorò ulteriormente e si pensò alla morte imminente della giovane. Quest'ultima però, alle 4 di mattina del 17, come raccontò in seguito, avrebbe visto avanzare verso il suo letto d'ospedale don Bosco che le ordinava di alzarsi: discese dal letto senza avvertire più alcun disturbo e, mentre vedeva svanire l'immagine del sacerdote, corse gridando verso le altre malate incredule<ref>A. Pavese, opera citata, p. 179</ref>.
 
Il giorno dopo i medici, tra cui il dottor Miotto, constatarono la guarigione, che fu confermata durante il processo apostolico anche dai dottori Ghisolfi e Fermi e, successivamente, dai dottori Chiays, Sympa e Stampa. Il processo di beatificazione durò fino al [[1929]], anno in cui, il [[19 marzo]], la Chiesa dichiarò [[miracolo]]sa la guarigione che, istantanea, completa e definitiva, non appariva scientificamente spiegabile<ref>A. Pavese, op. cit., p. 181</ref>. In tale occasione fu dichiarata miracolosa anche la guarigione di [[Suora|suor]] Provina Negro, appartenente alla [[congregazione]] delle [[Figlie di Maria Ausiliatrice]]: la sua improvvisa guarigione da una gravissima forma di ulcera allo stomaco era stata esaminata parallelamente a quella di Teresa Callegari, ed era stata attribuita all'intercessione di don Bosco<ref>A. Pavese, op. cit., ibidem</ref>.
 
=== Il sogno delle due colonne ===
[[File:Dreams of Saint John Bosco.jpg|thumb|right|Dipinto raffigurante il sogno profetico di don Bosco sul futuro della Chiesa.]]
 
In fondo alla [[Santuario di Maria Ausiliatrice|basilica di Maria Ausiliatrice]] di [[Torino]], voluta da don Bosco, si trova il dipinto raffigurante il famoso "Sogno delle due colonne", considerato profetico sul futuro della Chiesa<ref>{{cita web |url=http://www.radiomaria.it/giornalino/dwnl.php?id=49 |titolo=Copia archiviata |accesso=12 marzo 2012 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120308002913/http://www.radiomaria.it/giornalino/dwnl.php?id=49 |dataarchivio=8 marzo 2012 }}</ref>.