Basilicata: differenze tra le versioni

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Dopo l'annessione, però, vecchi e nuovi rancori verso la politica centrale, egemonizzata anche nel nuovo Stato dalla ricca borghesia agraria, favorirono la nascita di rivolte armate. Il cosiddetto [[brigantaggio postunitario|brigantaggio]], complesso fenomeno che divenne in realtà una vera e propria guerra civile, interessò tutta la regione per circa sette anni e causò migliaia di morti, deportati e dispersi tra i contadini lucani. La Basilicata fu tra le regioni con il maggior numero di bande, di cui se ne contarono 47 in totale.<ref>{{cita web|url=http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=18025 |titolo= Controstoria dell'Unità d'Italia. Fatti e misfatti del Risorgimento|accesso=4 giugno 2010}}</ref>
 
La rivolta venne animata in particolare nelle zone del [[Vulture]]-[[Melfese]] dal noto capobrigante [[Carmine Crocco]] (detto "Donatello"), di [[Rionero in Vulture]], un bracciante che riuscì a formare un esercito di oltre duemila uomini e che si guadagnò l'appellativo di "Generale dei Briganti".<ref>{{cita web|url=http://www.colombre.it/crocco|titolo=Recensione del documentario "Carmine Crocco dei briganti il Generale", su www.colombre.it|accesso=16 luglio 2009|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20100111011404/http://www.colombre.it/crocco|dataarchivio=11 gennaio 2010}}</ref> La compattezza e la solidità delle sue bande resero la Basilicata il cuore della rivolta contadina.<ref>{{Cita|Gigi Di Fiore, 2007 |p. 197.}}</ref> Accanto a Crocco, un altro capobrigante, [[Antonio Franco (brigante)|Antonio Franco]], si distinse per le sue attività brigantesche nelle zone del [[Massiccio del Pollino|Pollino]]. Altri famosi briganti della regione che operarono sotto i dettami di Crocco erano Giuseppe Summa (detto "[[Ninco Nanco]]"), [[Eustacchio Fasano Brigante]], [[Giuseppe Caruso (brigante)|Giuseppe Caruso]] (detto "Zi' Beppe"), Teodoro Gioseffi (detto "[[Caporal Teodoro]]") e [[Vincenzo Mastronardi]] (detto "Staccone").
 
Il 17 novembre [[1878]], il re [[Umberto I]] subì un attentato da parte dell'anarchico [[Giovanni Passannante]], originario di ''Salvia di Lucania''. Il sovrano uscì illeso e Passannante fu arrestato. L'episodio generò protesta sia contro sia a favore dell'anarchico, tra cui il poeta [[Giovanni Pascoli]] che compose la sua ''Ode a Passannante''.<ref>Giuseppe Galzerano, ''Giovanni Passannante'', Casalvelino Scalo, 2004, p. 270.</ref>