Enrico Galassi: differenze tra le versioni
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Il fallimento<ref>Un altro smacco fu il nulla di fatto seguito alla sua proposta di far parte del gruppo di lavoro per l'EUR. Cfr. Lettera del 24 dicembre 1939: Roma, Archivio centrale dello Stato, EUR, Atti, 28 dicembre 1939, citato in R. Ruscio, voce ''Galassi, Enrico'', cit., p. 348.</ref> dell'iniziativa porterà Galassi, col tempo, a ritirarsi progressivamente dalla scena artistica italiana, non senza aver provato a cimentarsi in nuove attività, le più diverse: si parlò di nuovo di lui negli Stati Uniti in occasione della mostra "Italy at work: her renaissance in design today" (1950) al [[Brooklyn Museum]] di [[New York]]<ref name="ruscio-cit"/>.<br>
Galassi, verso la fine degli anni Quaranta, abita a Roma nelle soffitte di Palazzo Altieri, come ricorda in modo struggente l'amico [[Alberto Savinio|Savinio]]: «Enrico, ora, dopo tanto lavorare, dopo tanto ideare, dopo tanto progettare, è povero, malato. Abita dentro un corridoio, sul tetto di un vecchio e illustre palazzo romano; un corridoio che mediante un gioco di coperte tirate da muro a muro egli ha trasformato in un molle labirinto»<ref>Alberto Savinio, ''Sentimento di Ravenna'', cit., p. 3.</ref>.
In quegli anni conosce [[Fernanda Angelini]], con cui inizia un rapporto sentimentale che porterà alla nascita di cinque figli: Barbara, Massimo, Luca, Marina e Andrea, e che sposerà civilmente il 12 aprile 1973. Negli stessi anni Galassi si rivolge di nuovo a suo antico amore, l'architettura, progettando le "Ostellerie", una catena di proto-villaggi turistici che lui pensava si sarebbero potuti realizzare in tutta la penisola e specialmente nel Sud (progetto in collaborazione con l'architetto [[Carlo Pagani]])<ref>Cfr. il manoscritto inedito di Enrico Galassi, "Libro di ricette", pp. 34-35 (proprietà privata).</ref> e un complesso turistico d'avanguardia per la gioventù sull'isola del Giglio, il Victor's Village, su commissione di [[Vittorio Perosino]] co-progettato insieme al fratello [[Vittorio Perosino|Arrigo]], all'architetto [[Alessandro Bona]] e all'ingegner [[Mario Piazza]]<ref>Cfr. ''ibid''., p. 35, dove Galassi ricorda la posa dell'inutile prima pietra.</ref><ref name="cassani-29"/>.
L'ultimo "colpo di coda" sarà nel 1951, quando Don [[Luigi Sturzo]], lo chiamerà a dirigere la scuola di ceramica di [[Caltagirone]], che Galassi cercherà di rilanciare e rimodernare<ref>Cfr. ''Caltagirone antico e Caltagirone nuovo. Ceramiche della Scuola "Luigi Sturzo" diretta da Enrico Galassi'', in «Domus», n° 274, ottobre 1952, pp. 42-43 e 72. Si veda anche l'articolo di Enrico Galassi, ''"Ragazza di Caltagirone". Antica ceramica'', in «Tutta Sicilia», I, n° 1, febbraio 1953, cit., pp. 16-17.</ref>. Durante il suo soggiorno siciliano, assieme a [[Carmelo Ardizzone]] e [[Lorenzo Martucci]], fonda e dirige la rivista «Tutta Sicilia», "mensile di turismo e artigianato" che durerà pochi numeri<ref name="cassani-29"/>.
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