Salerno Capitale: differenze tra le versioni

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'''Salerno Capitale''' è la dicitura colloquiale che si riferisce al periodo di cinque mesi della [[Storiastoria d'Italia]], durante la [[seconda guerra mondiale]], in cui [[Salerno]] dall'11 febbraio al 15 luglio 1944 fu sede provvisoria del governo italiano<ref>[http://www.dellarepubblica.it/transizione-i-bonomi La transizione costituzionale]</ref>. Salerno, come prima Brindisi, non fu mai proclamata capitale, che restò quindi formalmente sempre Roma.
 
==Situazione storica==
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Nel settembre del [[1943]], durante la [[seconda guerra mondiale]], la città di Salerno (e la costa del suo golfo, fino ad Agropoli) fu teatro del cosiddetto ''Sbarco di Salerno'' ovvero dello [[sbarco a Salerno]]: con questa operazione gli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] accedevano alla costa tirrenica della penisola italiana ed aprivano la strada per avanzare verso [[Roma]].
 
{{Citazione|''"A decorrere dalle ore 0.00 del giorno 11 febbraio 1944, l'esercizio di tutti i poteri dello Stato, viene riassunto dal Governo Italiano nei seguenti territori sin qui sottoposti all'Amministrazione Militare Alleata". Con queste parole, il Re d'Italia Vittorio Emanuele III sancisce la riassunzione dei poteri, da parte del Governo italiano, sui territori liberati dall'occupazione tedesca. E al contempo, è questo l'ultimo atto del 'Governo dei sottosegretari', costituito a Brindisi nell'estate del 1943 per guidare il Regno del Sud, e il primo decreto emesso a Salerno. "Le Nazioni Unite - scrive il Maresciallo Pietro Badoglio nel decreto ufficiale - aderendo alla richiesta del governo, hanno disposto che la maggior parte del nostro territorio sinora occupato dalle forze alleate ci sia restituito. Pertanto, tutti i territori della penisola, a Sud dei confini settentrionali delle province di Salerno, Potenza e Bari ritornano all'amministrazione italiana"''|Carlo Alfani}}
 
Nel periodo che seguì lo sbarco (specificamente dall'11 febbraio [[1944]]) la città ospitò i primi governi dell'Italia post-fascista e la famiglia reale divenendo di fatto ''Capitale'' fino a dopo la liberazione di Roma (5 giugno [[1944]]). In questo frangente si ebbe la cosiddetta [[Svolta di Salerno]], con cui gli [[Antifascismo|antifascisti]], la [[monarchia]] e [[Pietro Badoglio|Badoglio]] trovarono un compromesso per un governo di unità nazionale.<ref>[http://www.resistenze.org/sito/ma/di/cp/mdcp5d05.htm Svolta di Salerno]</ref>
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Gli Alleati in quei mesi fecero pressione sul Re d'Italia per farlo abdicare in favore del figlio [[Umberto II]].
{{Citazione|''Il 10 aprile 1944 gli inglesi Mac Millan (poi primo ministro), Mac Farlane e Charles e l' americano Murphy andarono a Ravello e Salerno, e costrinsero l' indispettito Vittorio Emanuele III a nominare luogotenente Umberto. Il Re, con un ultimo guizzo, riuscì ad ottenere un rinvio della nomina fino alla liberazione di Roma, il 4 giugno. La scomparsa dalla scena di Vittorio Emanuele III e la sostituzione di Badoglio col presidente del Cln Bonomi aprirono una fase nuova, segnata dalla collaborazione tra il luogotenente Umberto di Savoia e i governi espressi dal Cln. La dinastia dei Savoia era sostanzialmente delegittimata''.<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/03/14/ravello-1944-la-fine-della-dinastia.html La fine dei Savoia]</ref>}}
 
Infatti all'inizio di giugno nel [[1944]], poco prima della liberazione di Roma, Vittorio Emanuele III a Salerno nominò il figlio ''[[Luogotenenza del regno|Luogotenente Generale del Regno]]'' in base agli accordi tra le varie forze politiche che formavano il [[Comitato di Liberazione Nazionale]], e che prevedevano di «congelare» la questione istituzionale fino al termine del conflitto. Umberto, dunque, esercitò di fatto le prerogative del sovrano senza tuttavia possedere la dignità di re, che rimase a Vittorio Emanuele III, rimasto a Salerno. Si trattava di un compromesso suggerito dall'ex presidente della Camera [[Enrico De Nicola]], poiché i capi dei partiti antifascisti avrebbero preferito l'abdicazione di Vittorio Emanuele III, la rinuncia al trono da parte di Umberto e la nomina immediata di un reggente civile. Il Luogotenente si guadagnò ben presto la fiducia degli Alleati grazie alla scelta di mantenere la monarchia italiana su posizioni filoccidentali.