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Gli obblighi scolastici non gli impediscono di coltivare la sua passione per la scrittura.
 
Nel [[1958]] pubblica il suo primo romanzo, “La Valle coi Santi alle Finestre”, ambientato nella [[Valle del Biois]] nel Bellunese.
 
Gli anni Sessanta sono molto prolifici per l’attività letteraria di Enzo Demattè. Scrive diverse raccolte di poesie, alcune in italiano, altre in [[dialetto veneto]], o meglio, trevigiano: “Acqua piovana”, [[1961]]; “El Sorgoturco”,1963 (ha vinto il Premio Marta dell’Ateneodell’[[Ateneo Veneto]]); “Giorni dispari”, [[1963]]; “Pagine e terra”, [[1967]].
 
Sempre seguendo la sua passione pedagogica, scrive libri per ragazzi: “Il regno sul fiume”, [[1967]] (Premio [[Giana Anguissola]]). Il libro, ambientato sul fiume [[Sile]], è pubblicato a puntate nel “Corriere[[Corriere dei Piccoli”Piccoli]], ottenendo così una diffusione nazionale. Seguono, editi da [[Mursia]]: “Io e la capra”, [[1970]]; “Gente di confine”, [[1972]]; “Un ragazzo chiamato Friuli”, [[1977]], “Olive nere” nel [[1982]].
 
Nei romanzi “L’estate cattolica” ([[1976]]) e “Passione di Vallarsa”[[Vallarsa]]” ([[1984]]) fa i conti con la cultura cattolica e con la sua formazione intellettuale vicina al [[cattolicesimo liberale]] di [[Antonio Rosmini]].
 
Sull’educazione giovanile e il rapido mutamento dei costumi che sta investendo il [[Veneto]], come tutta l’Italia, scrive diversi saggi, cercando di comprendere cosa debba essere salvato della cultura tradizionale. L’opera più importante sulla cultura veneta, e non solo, è l’edizione critica delle lettere che [[Giovanni Comisso]] ha scritto, in un sodalizio durato quarant’anni, all’avvocato Natale Mazzolà e a sua moglie Maria Calzavara Mazzolà: ''Trecento Lettere di Giovanni Comisso a Maria e Natale Mazzolà (1925-1968)'', a cura di Enzo Demattè, Editrice Trevisana, 1972. Demattè analizza le lettere con grande maestria filologica, ricorrendo, per certi particolari biografici, alla testimonianza dello stesso Natale Mazzolà. Il volume ha ottenuto una menzione speciale dall’Accademiadall’[[Accademia dei Lincei]].
 
Dopo un lavoro così impegnativo, Demattè ritorna alla poesia, in particolare con il poemetto “La dogaressa Marina” che ha vinto nel [[1981]] il Premio Guido Marta di Poesia. La giuria, nella quale erano presenti [[Gianfranco Folena]] e [[Andrea Zanzotto]], ha messo in risalto lo sperimentalismo linguistico dell’opera: ''“I frequenti inserti in lingua, anche straniera (dal latino allo spagnolo) non svigoriscono il dialetto che esprime con forza la profondità dei sentimenti”.''<ref>Testo estratto dalla motivazione del premio, riportata in "la dogaressa Marina", Milano, edizioni Maestri, 1984</ref>
 
Altra raccolta, “Rosa rosae”, del [[1986]].
 
Nel [[1987]] Demattè si trasferisce a [[Parigi]], come Ispettore Generale delle scuole italiane in [[Francia]], e vi rimarrà per sette anni. Al suo ritorno, in un Veneto profondamente cambiato, scrive un’ultima raccolta di poesie, “La Zosagna” ([[1994]]), nella quale esprime la nostalgia per un mondo ormai irrimediabilmente perduto.
 
Si dedica infine anche alla biografia di alcuni personaggi della Treviso ottocentesca: “Lorenzo“[[Lorenzo Crico”Crico]]”, 1990; “Antonio“[[Antonio Caccianiga”Caccianiga]]”, 2002; “Giuseppe“[[Giuseppe Bianchetti”Bianchetti]]”, 2004.
 
== Opere ==