Jean-Pierre Velly: differenze tra le versioni

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Subito dopo si trasferisce a [[Formello]], comune alle porte della capitale, dove ha lavorato e vissuto per venti anni. Era spostato a Rosa Estadella Garcia, pittrice, e ha avuto due figli: Arthur (1967) e Catherine (1977). Grazie alla Galleria Don Chisciotte di Giuliano de Marsanich ha potuto godere di un'ottima carriera, stroncata dalla sua improvvisa scomparsa; infatti Velly muore tragicamente nel 1990 nel corso di una gita in barca sul vicino lago di Bracciano.
 
Dipinge e disegna fin dall'infanzia, le prime opere conosciute risalgono agli anni 1950: vedute del porto di Audierne, Vecchie barche e chiese. Scopre l'incisione e cambia radicalmente strada. Le sue incisioni sono spesso sia all'acquaforte che al bulino. Intensa l'attività incisoria del 1964-1966 in vista del Premio Roma dell'Accademia di Francia di Roma. Conosce [[François Lunven]], [[Philippe Mohlitz]], [[Hansjurg Brunner]]. Velly vince il ''Grand Premio di Roma per l'incisione 1966'' con "la Chiave dei Sogni" un bulino eseguito sotto chiave dal febbraio a luglio 1966. Si trasferisce alla Villa Medici, diretta da Balthus, dove eseguirà circa 35 incisioni su rame dal gennaio 1967 a luglio 1970), tutte di grande impegno, con un'impronta decisamente visionaria, apocalittica ed ermetica. Terminata la borsa di studio dell'Accademia di Francia, Velly e la sua famiglia si trasferisce a [[Formello]] dove prosegue con l'incisione. Inizia presto a disegnare a punta d'argento, tecnica poco consueta, omaggio ai i suoi maestri ideali del [[Rinascimento]]. Sono ritratti della gente di Formello, di Rosa sua moglie, del figliolo Arthur. È nel 1976 che comincia a dipingere e nel 1978 presenta alla Galleria Don Chisciotte i suoi ultimi lavori "''Velly per Corbière''" in omaggio al poeta maledetto bretone [[Tristan Corbière]] (1845-1875): sono acquerelli e disegni sul tema della morte vista come passaggio. Due anni dopo, nel 1980 si inaugura sempre alla Galleria Don Chisciotte il ''Bestiaire Perdu'', mostra composta da pregiatissime opere su carta deidegli animali odiati dall'uomo (topo, insetti, civette, rane, ecc) - con presentazione di [[Alberto Moravia]] e Jean Leymarie. Dopo la pubblicazione del Catalogo ragionato delle incisioni compilato da Didier Bodart e firmato Vanni Scheiwiller, cala nettamente la produzione calcografica negli anni 80 a vantaggio del disegno, dell'acquerello e della pittura ad olio (con soggetti floreali, alberi, paesaggi, ritratti e nudi). Numerose le recensioni tra cui quelle di Alberto Moravia, [[Giorgio Soavi]], [[Roberto Tassi]] e [[Vittorio Sgarbi]].
 
Tra i suoi collezionisti: Pietro Barilla, Collezione Olivetti (Agenda 1986), Vittorio Olcese, Tullio Kezich, Galleria Claude Bernard, Paolo e Andrea Occhipinti, Pierre Higonnet, Lucio Mariani, Valeria Violati, Antonio Taddia.