Vincenzo Gemito: differenze tra le versioni
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Furono questi anni assai intensi: scolpì la ''Madonnina del Grappa'', stese un disegno per una ''Fede'', da collocare nel monumento funebre di [[Pio X]] (scomparso nel 1914) e infine fu espositore, nel 1913 e nel 1915, alla XI Esposizione di belle arti di Monaco e all'Esposizione universale di San Francisco. Visitò assiduamente [[Roma]], dove ritrasse numerose ''ciociare'' e ritrovò l'amico Mancini, dal quale si era separato trent'anni prima, a causa di un aspro litigio; espose pure alcune opere a una mostra organizzata dalla rivista ''La Fiamma'', incentrata proprio sulla produzione plastica gemitiana. In questi anni fu spinto dal desiderio di ottenere un'abitazione e una fucina presso [[Castel Sant'Angelo]], costruzione indissolubilmente legata al nome dell'invidiato [[Benvenuto Cellini]]; sebbene si confrontasse con diversi parlamentari del tempo (arrivando pure a chiedere un'udienza al Re), Gemito non ottenne mai il sospirato alloggio a causa di varie lungaggini burocratiche che dilazionarono la vicenda. Ormai rassegnato a non ottenere il castello, l'artista fece quindi ritorno a Napoli, per non fare più ritorno nell'Urbe.<ref name=EB/>
Dopo un ultimo, inappagante, viaggio a Parigi (1924) Gemito vide le proprie energie creative lentamente esaurirsi: la sua fama, tuttavia, era ancora
Uno degli ultimi ammiratori, patrono e collezionista di Gemito fu Edgardo Pinto (morto nel 1933) che nel 1919 venne nominato Direttore della sede di Napoli della Banca Italiana di Sconto, che continuò la sua attività come Banca Nazionale di Credito.
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