Monte Bove: differenze tra le versioni
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I versanti nord ed est sono caratterizzati da grandi pareti rocciose, alte fino a 750 metri e larghe, complessivamente, oltre 2 chilometri, formate da [[calcare]] di tipo [[dolomite|dolomitico]], e interessanti dal punto di vista [[alpinismo|alpinistico]] seppur la qualità della [[roccia]] non sia delle migliori. La parete nord è divisa, a sua volta, in tre spalti (orientale, centrale ed occidentale), delimitati da due profondi colatoi. Le zone di maggior interesse alpinistico sono, per la roccia, la Quinta Piccola, situata a sud della cima di Croce di monte Bove e punta Anna, un gendarme che domina la parte alta della zona sud della parete est. Per l'alpinismo invernale sono noti i canali sotto la cima sud, sulla testata della Val di Bove, che ghiacciando creano l'ambiente ideale per splendide salite.
Dal punto di vista geologico il massiccio del monte Bove è caratterizzato dalla presenza di [[calcare massiccio]], sedimentatosi tra 210 e 180 milioni di anni fa ([[Trias superiore]] - [[Giurassico]]) dello spessore variabile tra seicento ed oltre ottocento metri, costituito per oltre il 50% da resti fossili di fauna e flora, sedimentato a profondità relativamente modeste sulla [[piattaforma carbonatica]] comune a tutto l'appennino centro-settentrionale. Il calcare massiccio è comune nel gruppo dei [[Sibillini]] da sud a nord ([[Monte Vettore|Vettore]] versante est, [[pizzo del Diavolo]], [[scoglio dell'Aquila]], [[Palazzo Borghese]], [[Infernaccio]], [[monte Bicco]], val d'[[Ambro]]).
L'esplorazione alpinistica del Bove inizia probabilmente con A. Maurizi intorno al 1930, ma si sviluppa realmente solo nel secondo dopoguerra; nel 1955 Alletto e Consiglio salgono l'imponente spigolo nord-est del Bove, alto 750 metri, e Moretti, Mainini e Perucci concludono la prima salita della parete est. Successivamente vengono aperti diversi itinerari sugli spalti della parete nord. Negli anni ottanta si sviluppa anche un certo interesse per le salite invernali. Il 1º aprile 1991 proprio sul monte Bove, a soli quarantaquattro anni e ancora nel pieno della sua attività alpinistica, il famoso alpinista [[Gian Carlo Grassi]] perde la vita dopo aver salito una cascata di ghiaccio, per il distacco di una cornice di neve.
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