Profondo rosso: differenze tra le versioni

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== Doppiaggio ==
Pur essendo una produzione tutta italiana il film venne girato in lingua inglese - tranne i dialoghi di Clara Calamai, che recita in italiano, come si vede bene dal labiale – e solo successivamente fu doppiato: [[David Hemmings]] venne doppiato da [[Luigi La Monica]], [[Clara Calamai]] da [[Isa Bellini]], [[Liana Del Balzo]] da [[Wanda Tettoni]], [[Furio Meniconi]] da [[Corrado Gaipa]], [[Nicoletta Elmi]] da [[Emanuela Rossi]] e [[Geraldine Hooper]] da [[Renato Cortesi]]; tutti gli altri attori si auto-doppiarono.
 
== Distribuzione ==
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''[[L'Unità]]'' liquidò il film in un colonnino siglato d.g. ([[David Grieco]]), con parole sprezzanti: «Il film è indescrivibile e inenarrabile, tant'è vacuo: un cruciverba a sensazione senza movente né esito. Questo solo presunto emulo di Hitchcock, massaggia stavolta lo spettatore con il fittizio e l'incongruo per condurlo, quasi ammanettato, in un interminabile, fosco tunnel di Luna Park». Parla poi di «dialoghi insulsi» e conclude che il film, «nonostante gratuiti preziosismi, è un inutile elettrodomestico dell'horror» e stronca anche gli interpreti.<ref>“Le prime - Profondo rosso”, su ''L'Unità'', 8 marzo 1975 pag. 11</ref>
Non meno drastico Claudio Quarantotto su ''[[Il Giornale d'Italia (1901-1976)|Il Giornale d'Italia]]'', secondo cui la regia «non di rado cerca l'effetto e l'effettaccio, allineando coltelli e mannaie da macellaio, occhi sbarrati e bocche ghignanti, ascensori-killer e decapitazioni estemporanee, con grande spreco di sangue, sicché, alla fine sembra di aver sbagliato indirizzo e di essere capitati in un mattatoio, non in una sala cinematografica.»
Per Achille Frezzato, critico del ''[[Il Giornale di Bergamo|Giornale di Bergamo]]'' e collaboratore di ''Cineforum'', l'uso della macchina da presa « unitamente alle tonalità della fotografia, costruisce un clima di autentica ''suspense'' che riscatta un poco il ricorso ad abusati ingredienti del genere […] e la scarsa aderenza di alcuni interpreti ai ruoli loro assegnati». Lo stesso aspetto è sottolineato da ''Momento sera'', per cui Argento «dimostra più di tanti giallisti di saper muovere la macchina da presa, di sapersene servire con effetti discutibili, ma formalmente ineccepibile ».<br />
[[Tullio Kezich]], allora firma del settimanale ''[[Panorama (rivista)|Panorama]]'', scrisse che Argento « non rifugge dai modi più plateali per bussare a quattrini » e che se il regista « si proponeva di diventare l'Hitckcock italiano, a questo punto dovrebbe riflettere sulla distanza che separa ''Profondo rosso'' da un film come ''Psycho''. » Dopo aver definito Argento « incerto », il futuro critico di ''Repubblica'' e del ''Corriere'' aggiungeva: « A rigor di logica, o di psicologia criminale, il suo giallo fa acqua da tutte le parti » ed elenca, come difetti « situazioni incongrue, pallidi tentativi di giallo rosa nei duetti fra Hemmings e la Nicolodi ([)] e una superdose di efferatezze che a Hichcock sarebbero bastate per dieci film. »<ref>“Panorama ha scelto”, 1975 (poi in “Il MilleFilm”, edizioni Il Formichiere, 1977; pag. 448)</ref>
 
Il clamoroso e duraturo successo di pubblico comportò tuttavia alcuni curiosi ripensamenti da parte di autori o editori: per esempio Giovanni Grazzini (''Il Corriere della sera'') e Laterza, che non avevano inserito ''Profondo rosso'' nella prima, riuscitissima raccolta di recensioni ''Gli anni settanta in 100 film'' - pubblicata nell'aprile 1976 e comprendente film usciti fino a dicembre 1975 - lo recuperarono dodici anni dopo nel volume ''Cinema '75'' (Biblioteca Universale Laterza 1988).
Grazzini, che poi passò al ''[[Il Messaggero|Messaggero]]'', scrisse fra l'altro: «Se l'estrema ambizione di Dario Argento è di restituire ai reduci dai suoi spettacoli il gaudio di sobbalzare a ogni scricchiolio, di guardare sotto il letto e raddoppiare la dose di tranquillante, il 'terrorista' del cinema italiano può dirsi contento. Era infatti da un bel po' che un film non prendeva altrettanto allo stomaco e popolava i nostri sonni di incubi così barbari.».<ref>''Cinema '75'', B. U. Laterza 1988</ref>
Sempre fra le pubblicazioni antologiche, [[Morando Morandini]], all'epoca critico del quotidiano ''[[il Giorno]]'', nel proprio ''Dizionario dei film 1999'' definisce ''Profondo rosso'' « thriller di transizione fra la 1ª fase parahitchcockiana di Argento e quella visionaria e occultista di ''Suspiria'', ''Inferno'' ecc. Aumentano l'importanza della cornice scenografica e l'iperbole degli oggetti »<ref>''Dizionario dei film 1999'', Zanichelli Editore, pag. 1.030</ref>
 
Per l'''Enciclopedia del Cinema Garzanti'' (2006) il film invece «è summa e manifesto del suo thriller barocco e visionario che – per gli elementi di parapsicologia inseriti nel racconto e per la violenza di molte scene – denota già precisi segni della sua successiva virata verso l'horror gotico e crea la formula di un genere misto thriller-horror che influenzerà non pochi autori nazionali e internazionali » (Roberto C. Provenzano).<ref>''Enciclopedia del Cinema Garzanti'', 2006, vol. A-K, pag. 48</ref>
 
== Opere derivate ==