Matilde di Canossa: differenze tra le versioni

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Dopo la sua morte, attorno al personaggio venne a crearsi un alone di leggenda. Gli agiografi ecclesiastici ne mitizzarono il personaggio facendone una contessa semi-monaca dedita alla contemplazione e alla fede. Lo stesso [[Dante Alighieri]] ne sentì parlare e la inserì nell'XI canto del ''Paradiso'' della ''[[Divina Commedia]]'', ponendola nella cerchia dei militanti per la fede.
 
InQualcuno realtàsostiene che si trattòsia trattato di un personaggio di forti passioni sia spirituali sia carnali,. perfettamente in linea coi tempi.Probabilmente Gregorio VII, insiemeed alil monaco Anselmo, lacondizionarono tenevadiverse insue unoscelte statofacendo dileva continuasulla esaltazionesua misticafede quasi incondizionata. UnaSi narra che una volta morto Anselmo, la contessaMatilde, che soffriva di un [[eczema]], per curarsi si strofinavastrofinasse nuda sul tavolo dove era stato lavato il cadavere;. In realtà non c'è da meravigliarsi in occasionequanto deiil frequenticulto attacchidelle direliquie [[epilessia]](e la certezza riguardante i loro poteri cuimiracolosi) era soggetta,di fondamentale importanza. Tra le reliquie si calmavadice palpandoche conservasse anche l'anello vescovile delche defuntoutilizzava cheper portavacalmare ali ditofrequenti attacchi di [[epilessia]].
 
Di orgoglio smisurato di fronte agli uomini, diventava remissiva davanti alle alte cariche ecclesiastiche. Era passionaria, priva di senso d'umorismo e facile al pianto. Si confessava ogni mattina all'alba vestita da popolana penitente ma quando montava a cavallo, si vestiva di tutto punto e si ornava con speroni d'oro. Qualsiasi signore, foss'anche di sangue reale, che passava per le sue terre era tenuto a piegare il ginocchio e riverirla come una sovrana. Sicuramente un personaggio non privo di grandezza, ma solo umana<ref>Montanelli, Indro, e Roberto Gervaso, ''Storia d'Italia, L'Italia dei comuni'', Milano, Rizzoli, 1966</ref>.