Linguistica romanza: differenze tra le versioni

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=== Il sistema morfologico ===
 
I cambiamenti nel sistema morfologico interessano: la '''declinazione''', il '''genere''' e, il '''sistema verbale''', il '''sistema nominale''' e le '''parole indeclinabili'''.
# '''declinazione''': in latino ci sono cinque declinazioni, al plurale e al singolare, mentre nella maggior parte delle lingue romanze non si trovano declinazioni, ma si ha una forma per il plurale ed il singolare derivata frequentemente dall'accusativo latino. Una declinazione bicasuale, la si trova, invece, in epoca medievale, nel gallo-romanzo francese e nell'occitano con la distinzione fra caso retto, con funzione di soggetto e vocativo, e caso obliquo, comprendente tutte le altre funzioni. Nella seconda parte del medioevo, anche il gallo-romanzo francese e l'occitano hanno eliminato la declinazione per usare, in gran parte, il caso obliquo.
# '''genere''': in latino, oltre al maschile ed al femminile, si trova anche il genere neutro, eliminato da tutte le lingue romanze ad eccezione del romeno. Al singolare, il neutro latino spesso prevede la terminazione in ''-um'' sia al nominativo che all'accusativo (sempre uguali per il genere neutro), quindi, con la perdita della consonante finale, la forma va a coincidere con il maschile; al plurale, invece, i neutri sono marcati sempre dalla terminazione in ''-a'' e coincidono con il singolare femminile. In qualche dialetto dell'Italia centrale si trova ancora qualche traccia del genere neutro, infatti si distinguono sostantivi terminanti in ''-u'' che in latino erano maschili e sostantivi terminanti in ''-o'' che in origine erano neutri.
#'''sistema verbale''': il sistema verbale nelle lingue romanze è molto diverso da quello del latino, anche se le due lingue coincidono per alcuni tratti, come per esempio il verbo coniugato. Per questo, si utilizzano desinenze diverse per esprimere le varie funzioni delle voci verbali. Tra i principali cambiamenti troviamo così [[Metaplasmo|metaplasmi]] di coniugazione: nel passaggio alle lingue romanze alcuni verbi possono cambiare coniugazione (''dicere''→''dire''), infatti le [[Coniugazione (linguistica)|coniugazioni]] in latino erano quattro: -are, -ēre, -ĕre, -ire e nelle lingue romanze diventano tre: -are, -ere, -ire (''cantare, habēre, vendĕre, dormire''). E' importante evidenziare che alcune forme latine spariscono: i verbi [[Verbi deponenti|deponenti]], ossia quei verbi che hanno forma passiva ma significato attivo, ad esempio ''sequor → *sequo → seguo'', il congiuntivo imperfetto e l'indicativo piuccheperfetto in quasi tutta la Romània, l'infinito perfetto e l'infinito passivo. Tra le forme che cambiano in modo radicale possiamo trovare il futuro e il condizionale. Il futuro presentava due forme: la prima veniva utilizzata per la 1ª-2ª coniugazione (''canta'''bo'''-habe'''bo'''''), ma poteva essere facilmente confusa con l'imperfetto, la seconda era usata per la 3ª-4ª (''vend'''am'''-aud'''iam''''') e poteva essere fraintesa con il congiuntivo. Per evitare errori le lingue romanze adottano strategie diverse: o l'utilizzo del presente con avverbio temporale oppure della [http://www.treccani.it/vocabolario/perifrasi/ perifrasi], come ''habeo cantare''. Con il passare del tempo ''habeo'' perde il suo significato [[Lessico|lessicale]] pieno e viene reinterpretato come morfema grammaticale. Si crea così una nuova forma verbale sintetica, per esempio ''canterò''. Il condizionale in latino si esprimeva attraverso il congiuntivo. Le lingue romanze creano quindi una nuova forma che segue lo stesso meccanismo del futuro, per esempio da ''cantare+*hebŭi'' si forma ''canterei''. C'è però da precisare che tra le forme verbali latine che sopravvivono alcune cambiano funzione: il congiuntivo ''[[Piuccheperfetto|piuccheperfetto]]'' assume le funzioni del congiuntivo imperfetto nelle lingue occidentali e nell'indicativo ''piuccheperfetto'' in romeno. Come il latino, anche le lingue romanze hanno forme irregolari dei verbi, ma non sempre i verbi irregolari della lingua dei romani sono gli stessi di quella romanza, come il verbo ''avere'' che tende a essere irregolare anche se deriva dal verbo ''habere''.
#'''sistema nominale''': Come ogni sistema nominale delle lingue romanze moderne, anche quello latino riguardava i sostantivi, gli aggettivi, i pronomi e i numerali. Ma le parole appartenenti a queste categorie nel sistema latino erano declinate, pertanto la parola assumeva un caso (funzione svolta dalla parola nella frase), un genere e un numero diverso a seconda della propria uscita: la declinazione era quindi determinante.
Nello specifico il latino prevedeva sei casi: il nominativo (soggetto), il genitivo (complemento di specificazione), l'accusativo(complemento oggetto), il dativo (complemento di termine) il vocativo (indicante la persona o la cosa a cui ci si rivolge) e l'ablativo (complemento d'agente, origine, mezzo, modo, luogo).
I sostantivi latini, pertanto, si dividevano in cinque declinazioni, ciascuna con forma singolare e plurale con specifiche desinenze a seconda dei casi.
 
Schema esplicativo dei tipi più frequenti.
 
Singolare
{| class="wikitable"
|-
| Nom.||rosa||lupus||dux||manus||res
|-
| Gen.||rosae||lipi||ducis||manus||rei
|-
| Dat.||rosae||lupo||duci||manui||rei
|-
| Acc.||rosam||lupum||ducem||manum||rem
|-
| Voc.||rosa||lupe||dux||manu||res
|-
| Abl.||rosa||lupo||duce||mano||re
|}
 
Plurale
{| class="wikitable"
|-
|Nom.||rosae||lupi||duces||manus||res
|-
|Gen.||rosarum||luporum||ducum||manuum||res
|-
|Dat.||rosis||lupis||ducibus||manibus||rerum
|-
|Acc.||rosas||lupos||duces||manus||res
|-
|Voc.||rosae||lupi||duces||manus||res
|-
|Abl.||rosis||lupis||ducibus||manibus||rebus
|}
 
A ciò si aggiungono le forme del neutro, appartenenti alla seconda, alla terza e alla quarta declinazione e limitate alla nominativo singolare e plurale e al vocativo e accusativo plurale.
 
Nel passaggio alle lingue romanze anche il sistema nominale segue la “ratio” della riduzione, della semplificazione. Si evidenziano, per questo, alcuni tra i principali cambiamenti:
*La riduzione delle declinazioni: da cinque passano a tre poiché già nel latino classico la quarta e la quinta erano considerate improduttive. Quel che rimane può essere quindi così riassunto:
1) Sostantivi femminili terminanti in -a (prima declinazione)
2) Sostantivi maschili terminanti in -o (seconda, terza e quarta declinazione)
3) Sostantivi maschili e femminili terminanti in -e ( terza declinazione)
 
*Il cambiamento di genere: la riduzione delle declinazioni ha inevitabilmente portato, per alcune parole, ad un cambiamento di genere, al fine di farlo corrispondere alla forma. I nomi degli alberi, ad esempio, che in latino classico erano femminili (desinenza in -us), sono diventati maschili (pinus-->pino)
*La perdita del neutro: in generale i sostantivi neutri sono diventati maschili, ma durante il lungo processo di eliminazione alcuni plurali neutri in -A sono passati come femminili singolari di prima declinazione e hanno così creato una serie di doppioni, spesso di diverso significato: es: Foglio/foglia , Legno/legna
*La riduzione dei casi: contribuiscono a ciò la perdita di -M finale, gia attestata nelle iscrizioni pompeiane, che rese identiche, nella prima e nella terza declinazione, la forma di ablativo e accusativo singolare, e la perdita della quantità vocalica che rese impossibile distinguere, nella prima declinazione, le forme del nominativo e dell'ablativo singolare della prima declinazione (Rosa, rosā).
*Il sistema casuale viene dunque sostituito (definitivamente tra il V-VII secolo) per evitare la ridondanza che questi cambiamenti avevano provocato nella lingua: a fronte di due casi non più distinguibili, e quindi di due sostantivi simili, la desinenza non era più rilevante. Era infatti sufficiente l'uso delle preposizioni, che rendevano il caso prevedibile.
*Il caso che sopravvive nelle lingue romanze è l'accusativo, da cui derivano i sostantivi delle stesse (Rosa<rosam, notte<noctem), in alcune aree, tuttavia, alcune forme del sistema casuale sopravvissero più a lungo: galloromanzo, francese, occitano e retoromanzo adottarono, nella fase medievale, un sistema di tipo bi-casuale che prevedeva unicamente un caso retto e uno obliquo. Sistema che il romeno, in quanto lingua conservatrice, utilizza ancora oggi.
#'''parole indeclinabili''': sono quelle parole che non hanno una forma flessiva e non hanno quindi bisogno di declinazioni; nonostante ciò hanno una funzione grammaticale. Questo gruppo comprende: [[Avverbio (lingua italiana)|avverbi]], [[Preposizione|preposizioni]] e [[Congiunzione (linguistica)|congiunzioni]]. Per quanto riguarda gli avverbi in latino si formavano aggiungendo -e per gli aggettivi di 1ª classe (per esempio ''certus→certe''), mentre con -iter per quelli della 2ª classe (per esempio fortis→fortiter). Un'altro modo per formare avverbi era usare l'aggettivo all'accusativo singolare del neutro. Quest'ultima forma si usa tutt'ora in romeno e nei dialetti italiani meridionali, invece le altre desinenze sono state sostituite dal suffisso tonico -mente, aggiunto all'aggettivo femminile, per esempio ''*lenta mente'' diventa ''lentamente'' in italiano. Altra categoria di parole indeclinabili sono le preposizioni: alcune sono sopravvissute nelle lingue romanze, come per esempio ''contra→contro, inter→tra, super→sopra, cum→con''. Altre invece si sono trasformate in avverbi come per esempio ''pos(t)=dietro→poi''; a sua volta qualche avverbio si è trasformato in preposizione, ad esempio ''su(r)sum=in su→su''. Ultima categoria è quella delle congiunzioni, le quali molte spariscono e quelle sopravvissute rimangono nella lingua parlata. Si prediligevano infatti forme [[Paratassi|paratattiche]], ovvero congiunzioni di coordinazione e non di subordinazione. Tra le forme che rimangono, possiamo trovare la congiunzione copulativa ''et''→''e'', la congiunzione negativa ''nec→né'', la disgiunzione ''aut→o'', la congiunzione avversativa ''magis→ma'' e in alcune aree ''per hoc→però'', la congiunzione temporale ''quando→quando'' e la congiunzione *''que'' (derivato dalla fusione ''quo, quod, quid'')→''che''.