Linguistica romanza: differenze tra le versioni
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Dal metodo comparativo, dunque, si passa
Nel 1866-68, Hugo Schuchardt, allievo di Schleicher, pubblica ''Der Vokalismus des Vulgärlateins'' in cui spiega l'importanza degli “ipercorrettismi”<ref>Varvaro 1968, p. 93</ref>: se troviamo scritto ''hoctober'' al posto di ''october'', significa che uno scriba, insicuro di quali parole cominciassero con la lettera ''h'', nell'intenzione di essere corretto, sbagliava.
Vi sono innumerevoli deviazioni degli scritti più umili, in cui gli scriba trascrivevano i testi in modo errato. Le lingue romanze, non sono, quindi, derivate dagli scritti dei più eruditi, ma dal complesso delle forme del latino presenti nell'Impero Romano.
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Affiorò, così, un nuovo problema: l'esistenza o meno dei confini linguistici.
Il linguista svizzero Jules Gilliéron, allora, diede forma al primo atlante linguistico, l’''Atlas linguistique de la France'' (1902-1910) e pose le basi per una nuova disciplina: la [[geografia linguistica]].
Nella prima metà del Novecento, comincia
== La base latina ==
Le lingue romanze o neolatine sono frutto di una somma di mutamenti che sono intervenuti nel tempo
L'area in cui ancora oggi si parlano viene chiamata [[Romània (filologia)|Romània]]. Il termine ''romanzo'' deriva dall'avverbio latino ROMANICE riferito al parlare in vernacolo (ROMANICE LOQUI). Da ROMANICE deriva la forma antico-francese ''romanz'', da cui l'italiano ''romanzo''.
=== Il latino nelle lingue indoeuropee ===
Se le lingue romanze derivano dal latino, il latino a sua volta fa parte della famiglia delle [[lingue indoeuropee]], una lingua di cui non si hanno tracce ma che è risultata l'unico modo per spiegare l'affinità fra un gruppo molto ampio di lingue, quali il latino, il greco, il tedesco, il russo, l'albanese, l'armeno, il persiano
=== L'espansione del latino ===
Il periodo di espansione di Roma copre un arco di quasi quattro secoli. Cominciò con la sottomissione dell'Italia centro-meridionale verso il 272 a.C., per finire con la conquista della [[Dacia (regione storica)|Dacia]] (l'attuale [[Romania]]) nel 107 d.C. La data accettata per la caduta definitiva dell'[[Impero romano d'Occidente]] è il 476, quando [[Romolo Augusto]] fu deposto da Odoacre, re degli [[Eruli]]. Grazie all'espansione del dominio di Roma, avvenne la latinizzazione di territori immensi.
Originariamente, il latino era parlato solamente a Roma e nei dintorni della città; nel resto della penisola, erano usate altre lingue affini al latino, le lingue italiche (umbro, osco, siculo, venetico) ma vi era anche una forte presenza di altre varietà indoeuropee come il celtico, il greco, il messapico, ma anche lingue non indoeuropee: ligure, retico, etrusco, sicano, elimo, punico. Il processo di latinizzazione fu secolare e consistette, da una parte, nell'emigrazione in tutto l'Impero di parlanti nativi latini e dall'altra, nell'apprendimento delle altre popolazioni della lingua latina. In realtà, le popolazioni conquistate, non vennero indotte dai Romani
=== Il latino classico
Fin dall'Ottocento il metodo comparativo, fondato sul confronto fra le lingue romanze per cercare di ricostruire le forme linguistiche di base, ha messo in evidenza che molte forme oggi usate sono derivate dal latino, ma che questo latino non corrisponde al [[latino classico]].
Tradizionalmente gli studiosi di linguistica hanno chiamato quest'altro latino [[latino volgare]], un'espressione coniata verso il 1866-68 dal linguista tedesco [[Hugo Schuchardt]] e ricalcare l'espressione [[sermo vulgaris]]. Un termine concorrente, preferito in alcuni ambienti, è [[protoromanzo]].
Scuschardt fu il primo
È grazie al Cristianesimo che si ha la valorizzazione delle forme volgari.
Successivamente, le invasioni germaniche eliminarono la differenza sociale e linguistica fra classi superiori e classi inferiori
Dunque, le differenziazioni dialettali del latino chiariscono che le differenze fra le lingue romanze risalgono già ai tempi dell'Impero romano.
In seguito, il romanista inglese Roger Wright (1982) ha osservato che l'espressione ''sermo vulgaris'' non si riferiva solo al ceto sociale più incolto, ma alla varietà parlata da tutti nella quotidianità
== Dal latino alle lingue romanze: ipotesi ==
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* '''epoca''' della latinizzazione: nel 1884 [[Gustav Gröber]] ipotizza che la diversità delle lingue romanze sia collegata al periodo della latinizzazione in una determinata zona, ossia che dipenda dallo stadio di sviluppo del latino nel periodo considerato. Si sono riscontrati parecchi argomenti a sfavore di questa teoria: primo fra tutti è che questa presupponesse una forte differenziazione del latino imperiale stesso; inoltre, la latinizzazione è stato un processo secolare che, in alcuni casi, non era ancora terminato al momento del crollo dell'Impero romano, quindi è assai poco probabile che il latino di una provincia non del tutto latinizzata non subisse le influenze di altre lingue;
* '''opposizione''' tra occidente e oriente: nel 1936, il linguista tedesco [[Walther von Wartburg]] traccia un'opposizione fra Romània occidentale e Romània orientale romanizzate, rispettivamente, la prima dall'alto e la seconda dal basso. Nella zona occidentale, dunque, sarebbe arrivato il latino classico, mentre nella zona orientale quello volgare. Su questa bipartizione, si sarebbe sovrapposta, poi, l'influenza dei germanici che avrebbe prodotto risultati multipli. Questa teoria è molto generica e non risolve a fondo il problema;
*il '''latino medievale''': nel 1982, l'inglese [[Roger Wright]] formula una tesi secondo la quale è il latino medievale che deve essere studiato, non le lingue romanze. Secondo Wright, il latino medievale non è la continuazione diretta del latino scritto antico e questo perché all'epoca di Carlo Magno si scrivevano, in realtà, testi romanzi nascosti sotto una veste grafica latina creando un totale divario tra grafia e pronuncia. Questa teoria non spiega, però, in che modo la grafia latina potesse coprire sia la fonetica, sia la grammatica romanza, molto differenti da quella latina. Wright, inoltre, ipotizzando che il passaggio da latino a lingua romanza sarebbe avvenuto sotto la copertura di una grafia che non mutava insieme
== Dal latino alle lingue romanze: mutamenti ==
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Il latino utilizzava un alfabeto composto da 23 lettere (a, b, c, d, e, f, g, h, i, k, l, m, n, o, p, q, r, s, t, v, x, y, z) con l'aggiunta di “w” in area anglonormanna.
La lettera “v” corrispondeva in origine alla vocale [u] e alla semiconsonante [w] e la “i” corrispondeva sia alla vocale [i]
Nelle lingue romanze, la grafia rimase la stessa del latino ma, in alcuni casi, il cambiamento si ebbe a livello fonetico.
Il latino aveva solamente la “s” sorda, ma nelle lingue romanze era comparsa anche la corrispondente sonora [z] che si trovava solo all'interno della parola. La differenza, laddove specificata, si marcò usando “ss” per indicare la sorda.
I romani per scrivere le consonanti ''m''
Le consonanti “'''c'''” [k] e “'''g'''” [g] hanno avuto diversi sviluppi; la grafia “ci” o “ce”:
* in italiano e rumeno vale [tʃ];
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* in francese e portoghese moderni vale [s];
* in spagnolo moderno vale [θ].
Per le velari palatali [k] e [g] davanti alle vocali “e”
La “'''x'''”, in latino, era letta [ks] e:
* il francese antico la usò come abbreviazione per ''us'' e ne resta ancora una traccia nei plurali in -''eux'' e -''aux'';
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Il criterio che ha caratterizzato il passaggio dal latino alle lingue romanze viene definito [http://appunti-linguistica.blogspot.com/2008/01/mutamento-linguistico-mutamento.html rifonologizzazione]. Tale principio consiste nella riorganizzazione del sistema vocalico: la capacità distintiva non è più data dalla quantità (lunghezza) vocalica, ma dalla qualità (timbro) che si manifesta attraverso [[Accentazione della lingua latina|l'accentuazione]].
Lo schema sopra riportato evidenzia la trasformazione delle vocali toniche. Per quanto riguarda le vocali atone, invece, il sistema si riduce a 5 soli foni (i, e, a, o, u) tramite la neutralizzazione in un unico fonema, detto arcifonema, rappresentato dalle vocali Ɛ>e
Le vocali toniche delle lingue romanze sono interessate, anche a seconda delle diverse aree, dal [[dittongo|dittongamento]] . In generale i tre dittonghi latini AE, OE, AU evolvono rispettivamente in ɛ, e, o; per cui avremo che ''caelum'' diventa ''cielo'', ''poena'' diventa ''pena'' e ''aurum'' diventa ''oro''.
L'italiano dittonga le vocali ɛ
Il francese dittonga vocali sia medio-basse
In [[castigliano]], il dittongamento avviene indifferentemente sia in sillaba libera,
Nel passaggio al latino volgare si assiste anche all'eliminazione degli [[Iato|iati]], cioè delle strutture sillabiche caratterizzate da due [[Giustapposto|vocali giustapposte]].
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L'elenco dei fonemi consonantici latini è più ridotto rispetto a quello romanzo.
Le consonanti latine nel corso del tempo sono cambiate: alcune sono '''scomparse''' come la KW e la GW che si sono ridotte
*[[Fricativa labiodentale sonora|fricativa sonora labiodentale]] V (per esempio da ''auis'' si passa a ''avis'')
*fonemi indicati con la grafia Z, ovvero la affricata dentale sorda (-ts) e sonora (dz)
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*i fonemi indicati con le grafie SC, SCI (ʃ) e J, ovvero le [[Fricativa palatale sorda|fricative palatali sorde e sonore]]
'''
'''
*-M serviva
*-T :si dilegua ma rimane come marchio della 3ª persona singolare dei verbi francesi, ma non si pronuncia.
*-S è ultima a cadere, perché aveva funzione grammaticale molto forte. La –S era usata in molti [[Nominativo|nominativi]] plurali e in tutti gli accusativi plurali, nonché nelle desinenze verbali della 2ª persona singolare e plurale. Nelle lingue romanze si conserva come marca del plurale e desinenza verbale solo in portoghese, spagnolo, catalano, occitano, francese, [[reto-romanzo]] e [[Lingua sarda|sardo]].
*A causa della caduta di alcune vocali finali di parola, dovuta all'evoluzione del sistema fonetico, si sono trovate al termine della parola le consonanti, che precedevano le vocali cadute, dette ''secondarie''. Quest'ultime, essendo deboli, in un primo momento diventano sorde e poi si dileguano.
'''Altri cambiamenti consonantici''':
1) '''[[Lenizione|Lenizione]]''': con questo fenomeno le consonanti intervocaliche si indeboliscono, in particolare le occlusive. Quest'ultimo elemento ha interessato soprattutto la [[Penisola iberica|penisola iberica]], la Francia e l'Italia Settentrionale. Inoltre questo fenomeno non tocca le lingue orientali. La lenizione può verificarsi quando: la -s intervocalica passa a /z/, le consonanti doppie sorde diventano semplici (pp → p), le consonanti sorde diventano sonore (t → d; p → b), le consonanti occlusive sorde diventano sonore o si annullano (k → g, Ø).
2) '''[[Palatalizzazione]]''': questo fenomeno si ha quando il suono di una consonante si sposta dal [[Velo palatino|velo]] al [[Palato|palato]]. I vari fonemi che subiscono la palatalizzazione non sono uguali in tutte le lingue romanze, poiché già in latino questo procedimento
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I cambiamenti nel sistema morfologico interessano: la '''declinazione''', il '''genere''', il '''sistema verbale''', il '''sistema nominale''' e le '''parole indeclinabili'''.
# '''declinazione''': in latino ci sono cinque declinazioni, al plurale e al singolare, mentre nella maggior parte delle lingue romanze non si trovano declinazioni, ma si ha una forma per il plurale
# '''genere''': in latino, oltre al maschile
#'''sistema verbale''': il sistema verbale nelle lingue romanze è molto diverso da quello del latino, anche se le due lingue coincidono per alcuni tratti, come per esempio il verbo coniugato. Per questo, si utilizzano desinenze diverse per esprimere le varie funzioni delle voci verbali. Tra i principali cambiamenti troviamo così [[Metaplasmo|metaplasmi]] di coniugazione: nel passaggio alle lingue romanze alcuni verbi possono cambiare coniugazione (''dicere''→''dire''), infatti le [[Coniugazione (linguistica)|coniugazioni]] in latino erano quattro: -are, -ēre, -ĕre, -ire e nelle lingue romanze diventano tre: -are, -ere, -ire (''cantare, habēre, vendĕre, dormire''). E' importante evidenziare che alcune forme latine spariscono: i verbi [[Verbi deponenti|deponenti]], ossia quei verbi che hanno forma passiva ma significato attivo, ad esempio ''sequor → *sequo → seguo'', il congiuntivo imperfetto e l'indicativo piuccheperfetto in quasi tutta la Romània, l'infinito perfetto e l'infinito passivo. Tra le forme che cambiano in modo radicale possiamo trovare il futuro e il condizionale. Il futuro presentava due forme: la prima veniva utilizzata per la 1ª-2ª coniugazione (''canta'''bo'''-habe'''bo'''''), ma poteva essere facilmente confusa con l'imperfetto, la seconda era usata per la 3ª-4ª (''vend'''am'''-aud'''iam''''') e poteva essere fraintesa con il congiuntivo. Per evitare errori le lingue romanze adottano strategie diverse: o l'utilizzo del presente con avverbio temporale oppure della [http://www.treccani.it/vocabolario/perifrasi/ perifrasi], come ''habeo cantare''. Con il passare del tempo ''habeo'' perde il suo significato [[Lessico|lessicale]] pieno e viene reinterpretato come morfema grammaticale. Si crea così una nuova forma verbale sintetica, per esempio ''canterò''. Il condizionale in latino si esprimeva attraverso il congiuntivo. Le lingue romanze creano quindi una nuova forma che segue lo stesso meccanismo del futuro, per esempio da ''cantare+*hebŭi'' si forma ''canterei''. C'è però da precisare che tra le forme verbali latine che sopravvivono alcune cambiano funzione: il congiuntivo ''[[Piuccheperfetto|piuccheperfetto]]'' assume le funzioni del congiuntivo imperfetto nelle lingue occidentali e nell'indicativo ''piuccheperfetto'' in romeno. Come il latino, anche le lingue romanze hanno forme irregolari dei verbi, ma non sempre i verbi irregolari della lingua dei romani sono gli stessi di quella romanza, come il verbo ''avere'' che tende a essere irregolare anche se deriva dal verbo ''habere''.
#'''sistema nominale''': Come ogni sistema nominale delle lingue romanze moderne, anche quello latino riguardava i sostantivi, gli aggettivi, i pronomi e i numerali. Ma le parole appartenenti a queste categorie nel sistema latino erano declinate, pertanto la parola assumeva un caso (funzione svolta dalla parola nella frase), un genere e un numero diverso a seconda della propria uscita: la [[Declinazione (linguistica)|declinazione]] era quindi determinante. Nello specifico il latino prevedeva sei casi: il nominativo (soggetto), il genitivo (complemento di specificazione), l'accusativo(complemento oggetto), il dativo (complemento di termine) il vocativo (indicante la persona o la cosa a cui ci si rivolge) e l'ablativo (complemento d'agente, origine, mezzo, modo, luogo). I sostantivi latini, pertanto, si dividevano in cinque declinazioni, ciascuna con forma singolare e plurale con specifiche desinenze a seconda dei casi.
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Nel passaggio alle lingue romanze anche il sistema nominale segue la “ratio” della riduzione, della semplificazione. Si evidenziano, per questo, alcuni tra i principali cambiamenti:
*La riduzione delle declinazioni: da cinque passano a tre poiché già nel latino classico la quarta e la quinta erano considerate improduttive. Quel che rimane può essere quindi così riassunto:
1) Sostantivi femminili terminanti in -a (prima declinazione)
2) Sostantivi maschili terminanti in -o (seconda, terza e quarta declinazione)
3) Sostantivi maschili e femminili terminanti in -e ( terza declinazione)
*Il cambiamento di genere: la riduzione delle declinazioni ha inevitabilmente portato, per alcune parole,
*La perdita del neutro: in generale i sostantivi neutri sono diventati maschili, ma durante il lungo processo di eliminazione alcuni plurali neutri in -A sono passati come femminili singolari di prima declinazione e hanno così creato una serie di doppioni, spesso di diverso significato: es: Foglio/foglia , Legno/legna
*La riduzione dei casi: contribuiscono a ciò la perdita di -M finale, gia attestata nelle iscrizioni pompeiane, che rese identiche, nella prima e nella terza declinazione, la forma di ablativo e accusativo singolare, e la perdita della quantità vocalica che rese impossibile distinguere, nella prima declinazione, le forme del nominativo e dell'ablativo singolare della prima declinazione (Rosa, rosā).
*Il sistema casuale viene dunque sostituito (definitivamente tra il V-VII secolo) per evitare la ridondanza che questi cambiamenti avevano provocato nella lingua: a fronte di due casi non più distinguibili, e quindi di due sostantivi simili, la desinenza non era più rilevante. Era infatti sufficiente l'uso delle preposizioni, che rendevano il caso prevedibile.
*Il caso che sopravvive nelle lingue romanze è l'accusativo, da cui derivano i sostantivi delle stesse (Rosa<rosam, notte<noctem), in alcune aree, tuttavia, alcune forme del sistema casuale sopravvissero più a lungo: galloromanzo, francese, occitano e retoromanzo adottarono, nella fase medievale, un sistema di tipo bi-casuale che prevedeva unicamente un caso retto e uno obliquo. Sistema che il romeno, in quanto lingua conservatrice, utilizza ancora oggi.
#'''parole indeclinabili''': sono quelle parole che non hanno una forma flessiva e non hanno quindi bisogno di declinazioni; nonostante ciò hanno una funzione grammaticale. Questo gruppo comprende: [[Avverbio (lingua italiana)|avverbi]], [[Preposizione|preposizioni]] e [[Congiunzione (linguistica)|congiunzioni]]. Per quanto riguarda gli avverbi in latino si formavano aggiungendo -e per gli aggettivi di 1ª classe (per esempio ''certus→certe''), mentre con -iter per quelli della 2ª classe (per esempio fortis→fortiter). Un
=== Il sistema sintattico ===
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*'''ordine della frase''': il latino è una lingua orientata a sinistra e l'ordine delle parole era [[Soggetto|soggetto]]-[[Oggetto|oggetto]]-[[Verbo|verbo]] (SOV). Tuttavia quest'ordine non era obbligatorio, grazie alla presenza dei [[Declinazione (linguistica)|casi]]. Per esempio [[Virgilio]] scrisse: "''Tacita per amicae silentiae lunae''", ovvero "''per i taciti silenzi dell'amica luna''"; in questo caso l'autore divide il soggetto dal nome. Nel [[Latino tardo|latino tardo]] si tende a passare a un sistema soggetto-verbo-oggetto (SVO).
*'''subordinazione''': il sistema del latino classico era ricco di subordinazioni ([[Ipotassi|ipotassi]]), invece quello del latino volgare prediligeva per la [[Paratassi|paratassi]], cioè frasi brevi e riduzione di subordinazioni. In latino, inoltre, la preposizione subordinata era costruita con il soggetto in accusativo e il verbo all'infinito; nelle lingue romanze, questo tipo di costruzione è stata sostituita da ''quod'' seguito dal verbo in modo finito (esempio: le frasi italiane costruite con ''che'' + ''indicativo'' o ''congiuntivo'').
* '''articolo''' e '''dimostrativi''': nel sistema latino non c'è la presenza di articoli. Le lingue romanze, invece, posseggono tutte articoli sia ''definiti''
*'''pronomi personali atoni''': nel sistema latino il pronome rimandava a qualcosa già citato e la maggior parte delle volte si trovava a inizio frase. Con l'avvento delle lingue romanze si forma una doppia serie di pronomi, tonici e atoni, detti anche [[Clitico|clitici]] che quindi occupano un posto fisso nella frase e tendono a precedere le forme finite del verbo.
*'''posizione del soggetto''': come visto in precedenza, il sistema delle lingue romanze è SVO. Il soggetto, a differenza del latino, si trova a inizio frase, poiché dotato di maggior importanza. Questo processo non si trova in tutte le lingue romanze, ad esempio in italiano l'ordine è più libero e si possono avere frasi come "ieri è arrivato Pietro".
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Le ragioni di questa evoluzione sono differenti. In generale questo avviene quando un termine è [[Semantica|semanticamente]] più produttivo, ovvero quando sostituisce una parola, esprimendone meglio il significato o rendendo regolari le forme verbali che non lo sono.
Il cambiamento linguistico è costituito anche dalla creazione di nuove parole. Queste possono derivare da:
* la necessità di allargare o ridurre il significato di parole già esistenti (cambiamento semantico), come ''verde'' che oltre
* [[prestiti linguistici]], come i più comuni anglicismi (ad esempio computer, laptop, thriller) che si sono più o meno adattati alla [[fonetica]] italiana. Questi possono essere calchi, ovvero traduzioni letterarie di una parola, oppure traduzioni parziali;
* prefissi e suffissi che modificano parole già esistenti dal punto di vista della connotazione o della [[categoria grammaticale]].
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Nella maggior parte dei casi, inoltre, i termini più marcati vengono sostituiti da quelli meno marcati; è il caso dei verbi ''fabulare'' e ''parabolare'' che indicavano il parlare in modo particolare e/o il raccontare delle storie, i quali passano a significare il generico ''parlare'', sostituendo cosi il ''loqui'' del latino classico.
Viceversa può capitare che un termine non marcato venga sostituito o perché caduto in disuso o perché soggetto
Va ricordato che l'evoluzione lessicale non è uguale in tutte le [[Area linguistica|aree]], ma varia da una all'altra sulla base della [[Teoria delle onde|teoria delle onde]].
Un termine può essere abbandonato per cambi fonetici: nel passaggio da un sistema all'altro i segmenti assumono diversi suoni e, conseguentemente, alcune parole si assimilano ad altre. Questo porta
Parole nuove già in latino venivano create attraverso l'aggiunta di [[suffissi]] e [[prefissi]].
Spesso è da queste parole [[Affissazione|affissate]] che derivano gli odierni termini romanzi, ad esempio ''giorno'' deriva da ''diurnum'' e non dall'originale ''dies''.
*i '''prefissi''' latini corrispondono per lo più a [[preposizioni]] (ad, cum, de, ex, in, re) e si attaccano soprattutto ai verbi che poi li trasmettono a sostantivi e aggettivi. Un esempio rilevante può essere quello inerente il verbo ''flare'' al quale possono essere aggiunti i prefissi ''sub'' e ''cum'' creando rispettivamente i verbi ''subflare'' (soffiare) e ''cumflare'' (gonfiare).
*i '''suffissi''' hanno principalmente due funzioni: creare parole nuove per [[Suffisso di derivazione|derivazione]] oppure esprimere l'atteggiamento di chi parla. Si possono avere diverse tipologie di suffissi tra cui accrescitivi e peggiorativi, ma i più diffusi sono i [[Diminutivo|diminutivi]], che passando alle lingue romanze perdono il significato diminutivo creando una nuova parola. Questo fenomeno si riscontra anche nell' ''[[Appendix Probi]]'', dove è riportato il seguente esempio: "''auris'' non ''oricola''",
Inoltre sono preferite, nell'evoluzione linguistica romanza, le parole più concrete e marcate. Ecco che il termine classico ''equus'' viene sostituito il volgare ''caballus'', e ''magnus'' viene abbandonato in favore di ''grandis''. Allo stesso modo passano anche le voci espressive, come le [[onomatopee]] (come ''cloppus'', che evolve in ''cibo'').
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=== Tedesco e inglese ===
Durante le invasioni, l'influenza germanica fu molto forte; lo è stata molto meno, invece, dal Medioevo in poi in cui le influenze si limitavano solamente alle zone limitrofe e ai dialetti. Le parole tedesche più comuni entrate a far parte del lessico delle lingue romanze sono: ''dollaro'' (da ''Thaler'' mutato in ''daaler'' dal neerlandese e cambiato in ''dollar'' negli USA), ''blitz'', ''panzer''. La lingua germanica che ha avuto più contatti con quelle romanze dal medioevo in poi è l'inglese<ref>Varvaro 2001, p. 178</ref>: anche se in epoca medievale era il francese a fare molti prestiti all'inglese, la situazione si inverte a partire dal XVIII secolo dove si contano già 123 anglicismi entrati a far parte nel lessico francese, che diverranno poi 578 nel XX secolo. Dal Settecento in poi, tutte le lingue romanze eccetto il romeno accoglieranno non pochi anglicismi, tanto che, oggigiorno è facile confondere parole in realtà latine, come ''item'' o ''media'', con parole inglesi. Al giorno d'oggi, solamente la Francia tenta di opporsi
== Note ==
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