Matteo Guimerà: differenze tra le versioni
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== Biografia ==
Nato ad Agrigento dalla famiglia [[Spagna|spagnola]] dei Guimerà, abbracciò la vita religiosa nella provincia siciliana dell'[[Ordine dei frati minori|ordine minoritico]].<ref name="bss">Agostino Amore, BSS, vol. IX (1967), col. 109.</ref> Secondo alcuni agiografi, fu inviato a Bologna per gli studi teologici, li coronò a Barcellona, dove probabilmente conseguì il titolo di Magister, e fu [[Rito dell'ordinazione sacerdotale|ordinato sacerdote]] nel [[1400]].
Fu amico e seguace di [[Bernardino da Siena]], massimo esponente del movimento di riforma dell'Osservanza in seno al suo ordine: aderì al movimento e lo promosse specialmente in Sicilia. Nel [[1421]] era già la guida riconosciuta del movimento nell'isola e nel [[1425]] [[papa Martino V]] gli concesse di fondare tre nuovi conventi dell'Osservanza.<ref name="bss"/>
Insieme con [[Giovanni da Capestrano]], difese
Per ottenere aiuto e protezione dal re [[Alfonso V d'Aragona|Alfonso il Magnanimo]], si recò nel [[regno d'Aragona]] e vi soggiornò tra il [[1427]] e il [[1428]], fondando i conventi osservanti di [[Valencia]] e [[Barcellona]]: dopo un breve ritorno in Sicilia, dove nel [[1429]] fondò il convento di [[Siracusa]], nel [[1430]] fu richiamato in Spagna dalla regina [[Maria di Trastámara (1401-1458)|Maria]] per mettere pace tra suo marito e suo fratello, il re di Castiglia [[Giovanni II di Castiglia|Giovanni II]].<ref name="bss"/>
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Fu più volte vicario provinciale dell'Osservanza in Sicilia ed ebbe l'incarico di visitare e riformare conventi anche in altre regioni.<ref name="bss"/>
Per intervento di Alfonso il Magnanimo, nel [[1442]] fu eletto vescovo di [[arcidiocesi di Agrigento|Agrigento]].<ref name="bss2">Agostino Amore, BSS, vol. IX (1967), col. 110.</ref> Il 17 settembre [[1442]] fu nominato vescovo di Agrigento da [[papa Eugenio IV]] e venne consacrato il 30 giugno [[1443]] nella [[Basilica di Maria Santissima del Soccorso|Chiesa madre di Sciacca]] da Giovanni de Rosa, [[vescovo]] di [[Diocesi di Mazara del Vallo|Mazara del Vallo]].
Per la sua generosità verso i poveri venne accusato presso la [[Santa Sede]] di dilapidare i beni della Chiesa. Secondo varie testimonianze infatti, egli rinunciò a tutti i proventi ecclesiastici in favore dei poveri, riservandosi soltanto lo stretto necessario per sé e per coloro che collaboravano con lui. Venne anche accusato di godere di una donna carnalmente, ma nel processo svoltosi alla corte pontificia si dimostrò l'innocenza del vescovo Matteo e il Papa lo assolse da ogni accusa e gli confermò la sua fiducia restituendogli la sede episcopale.
Il suo governo continuò ad incontrare aspre opposizioni tra clero e aristocrazia locale. Infine si ammalò, lasciò la guida della diocesi e si ritirò a [[Palermo]], dove morì il 7 gennaio [[1450]].<ref name="bss2"/>
== Il culto ==
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