Renzo Rosso: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
EnzoBot (discussione | contributi)
m clean up using AWB
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Riga 22:
Diplomato in [[violino]], laureato in [[filosofia]], dirigente [[RAI]] e collaboratore di quotidiani e riviste (''[[Nuovi argomenti]]'', ''[[L'Espresso]]'', ''[[Avanti!]]'', ''[[The London Magazine]]''), fruisce di complesse radici culturali di tradizione mitteleuropea.
 
Narratore acuto <ref>[[Bruno Maier]] osserva che la scrittura di Rosso «è governata da un'acura lucidissima intelligenza, la quale ne controlla, con una sapienza e sicurezza veramente eccezionali, ogni parola, ogni movenza sintattica, ogni effetto espressivo». (Cfr. Bruno Maier, ''L'attività narrativa di Renzo Rosso'', in ''La letteratura triestina del Novecento'', Trieste, LINT, 1968, pp. 355-373).</ref> e raffinato <ref>Roberto Damiani paragona lo stile raffinato di Rossi addirittura a quello di [[James Joyce]]: «A volte i suoi inchiostri sembrano quelli colti raffinati musicalmente persuasivi di un Joyce (come non ricordare i ritmi di ''Chamber music''?); e anche prima di ''Sopra il museo'' trascendono il sostrato realistico delle loro montaliane occasioni, per imboccare la via di soluzioni lessicali audaci». (Cfr. Roberto Damiani, ''Renzo Rosso'', in ''Letteratura italiana - I Contemporanei'', volume sesto della serie, Milano, Marzorati, 1974, p. 1795.</ref>, indaga le contraddizioni umane con “uno sguardo che parte da milioni di occhi e spazia a trecentosessanta gradi sul mondo” ([[Italo Calvino|Calvino]]). In particolare l'ultima opera, vincitrice del Premio Letterario Feronia (indetto dalla città di [[FanoFiano]]), esprime tutto il forte pessimismo dell'autore riguardo alla possibilità dell'umanità di sfuggire dalla sua condizione naturale d'infelicità.<ref>Anche per il pessimismo di Rossi, una fonte attendibile è quella del citato profilo di Damiani nella serie ''I Contemporanei'' della Marzorati. Analizzando il romanzo ''La dura spina'', Damiani rileva peraltro che «il disagio esistenziale del protagonista non deriva da un conflitto sofferto tra letteratura e vita; né è, il suo, uno sgomento epico». Secondo questo critico prevalgono piuttosto le peculiarità di uno stile e di una poetica di tipo materialistico, dal momento che spesso «l'inquietudine esistenziale e la condizione del dolore» appaiono come «rapportati con freddezza quasi "scientifica" alla cifra dei personaggi». In questi casi (puntualizzati dal critico con pertinenti citazioni testuali), «l'angoscia della vicenda si rifugia in un gioco funambolico di arditezze sintattiche e di originalità linguistiche». (Cfr. Roberto Damiani, ''Op. cit.'', pp. 1806-1807).</ref>
 
''Il trono della bestia'', una delle sue opere di maggior successo, narra la vicenda storica e umana di [[Papa Benedetto IX]], l'unico pontefice ad aver regnato più d'una volta, incarnazione delle contraddizioni e delle problematiche della [[Chiesa cattolica]] nel [[Medioevo]].