Donazione di Costantino: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Usi strumentali: Rimossa parte piena di fregnacce. Nel testo della Bolla è espresso chiaramente che il Papa intervenne in virtù della sua supremazia cattolica, nessun riferimento alla donazione di Costantino. Inoltre nella Bolla si parla espressamente di continente oltre le isole, pertanto era falso anche che ciò fosse ancora ignoto.
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Questi non sono proprio i modi. Se hai qualche cosa da chiarire apri una discussione.
Etichetta: Annulla
Riga 20:
La donazione venne utilizzata dalla [[Stato Pontificio|Chiesa]] nel [[medioevo]] per avvalorare i propri diritti sui vasti possedimenti territoriali in Occidente e per legittimare le proprie mire di [[potere temporale|carattere temporale]] e [[poteri universali|universalistico]]. Dopo l'[[Carolingi|età carolingia]], la donazione fu riesumata da [[papa Leone IX]] nel [[1053]], e fu dunque introdotta, nel XII secolo, nel ''Decretum Gratiani'' e in altre raccolte di [[decretale|Decretali]] dalle mani di [[interpolazione (filologia)|interpolatori]]. Essa fu considerata un documento di tutto rispetto anche dagli avversari del potere dei pontefici. Fa eccezione [[Ottone III]], imperatore dal 996, nipote dell'Ottone ritenuto da molti fondatore del Sacro Romano Impero. Egli infatti, spinto dalla volontà di [[Renovatio Imperii|rinnovare l'Impero]], si era affiancato al clero cercando di ottenere una posizione di potere nella Chiesa. Per conseguire il suo fine contestò, nel 1001, la validità del documento, accusando il diacono Giovanni di esserne l'artefice.<ref>Dipl. n. 389 ''Monumenta Germanica Historiae''</ref> Nel medesimo testo Ottone sancì la donazione di otto contee di sua proprietà in favore del Papato.
 
Alcuni secoli dopo, [[Dante Alighieri]], nel suo ''[[Monarchia (Dante)|De Monarchia]]'', pur non ritenendo falsa la donazione, ne negava il valore giuridico, in quanto con essa l'imperatore aveva recato danno all'Impero romano, compiendo in tal modo un atto contrario ai propri doveri istituzionali. Infatti il poeta affermava che né aveva Costantino il diritto di donare a terzi dei territori appartenenti all'Impero, né poteva un papa comprenderli tra i propri possedimenti, in quanto sarebbe contravvenuto ai precetti [[Nuovo Testamento|neotestamentari]] riguardo all'obbligo di povertà per la Chiesa: al massimo, avrebbe potuto accettare il dono come [[Usufrutto|usufruttuario]]. In sostanza, Dante giudicava la donazione come un atto non valido, criticando la Chiesa per averlo preso come prova giuridica del proprio potere temporale.<ref>Ricci, ''Donazione di Costantino'' in ''Enciclopedia Dantesca''.</ref>l
 
[[Papa Alessandro VI]] fece riferimento alla Donazione per giustificare il suo intervento nella disputa tra [[Spagna]] e [[Portogallo]] sul dominio del [[Nuovo Mondo]], concretizzatosi nell'emissione della [[Bolla pontificia|bolla papale]] [[Inter Caetera]] nel [[1493]]. La donazione di Costantino includeva infatti le isole della 'parte occidentale' dell'[[Impero romano]] e all'epoca dell'emissione della bolla non era certo ancora noto che i nuovi territori, frutto di recentissime scoperte, si sarebbero rivelati essere un nuovo continente; sicché l'intero [[oceano Atlantico]], con le nuove 'isole', vi era considerato parte dell'antica metà.
 
== Gli studi storici ==