Giuseppe Spagnulo: differenze tra le versioni
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Nel 1959 si trasferisce a Milano per frequentare l'Accademia di Brera. Diventa assistente negli studi di [[Lucio Fontana]] e [[Arnaldo Pomodoro]]. Il viaggio verso nord acquista per il giovane pugliese un carattere quasi iniziatico; costituisce l'avvio del percorso “di andata” verso la ricerca della propria identità artistica, politica, umana. I primi anni lombardi si svolgono all'insegna di una sorta di ricognizione artistica del territorio per verificare la resistenza della scia lasciata dallo Spazialismo, dai Nucleari, dal cosiddetto “informale caldo”. Appena arrivato a Milano Spagnulo entra in contatto anche con Tancredi e con Piero Manzoni. Attraverso Fontana e Manzoni, il giovane scultore è informato delle esperienze della ceramica informale svolte ad Albisola, all'epoca propaggine culturale della capitale del nord. Agli esordi milanesi risalgono le piccole sculture in grès esposte nella prima mostra personale nel 1965.
Spagnulo aderisce alla protesta del 1968, simboleggiata nei primi lavori in metallo, da installare nello spazio ambientale urbano. Questi “grandi ferri” recuperano la geometria e la logica costruttiva del materiale con cui sono forgiati, e introducono alle riflessioni dell'artista sulla fisicità e la materialità del lavoro dello scultore. Spagnulo lavora infatti nelle acciaierie, negli altiforni e nelle officine, forgiando le proprie sculture insieme agli operai.
Nel 1969 ha il suo primo figlio,
Negli anni Settanta, l'opera di Spagnulo appare fortemente segnata da aspetti concettuali che evidenziano il suo interesse per i processi ideativi e performativi dell'arte. A questi anni risalgono i cicli Archeologia e Paesaggi, realizzati per la mostra del 1977 al Newport Harbor Art Museum. L'artista si interessa al tema della scultura orizzontale, il cui sviluppo pavimentale ricorda per certi versi le esperienze del minimalismo americano. Nel 1982, dopo un viaggio fisico e metaforico attraverso il mediterraneo, lo scultore riattiva il suo interesse per i materiali e le tecniche ceramiche, costruendo il gigantesco tornio nel quale foggerà l'imponente Turris, più tardi forgiata in ferro. Alla fine degli anni Ottanta, l'artista ritorna al tema dei Ferri spezzati, e negli anni Novanta cerca di conferire un senso inedito alla scultura, sfidando la gravità della materia mediante la sospensione di enormi blocchi di ferro: l'esempio più significativo è Campo sospeso, installato a Castel Burio in Piemonte. All'inizio degli anni Novanta gli viene affidata la cattedra di scultura presso l'Accademia di Belle Arti di Stoccarda, in seguito al grande successo ottenuto dal suo lavoro presso gallerie e musei tedeschi.
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