Ali ibn al-Husayn (Zayn al-'Abidin): differenze tra le versioni

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ʿAlī, impossibilitato a combattere a causa della sua assai giovane età e di una forte malattia, finita la carneficina, fu trovato febbricitante a letto, in una tenda, e fu risparmiato da un soldato che non ebbe cuore di trucidare il bambino. Fu perciò catturato dagli uomini di ʿUmar ibn Saʿd ibn Abī Waqqāṣ assieme alle donne e ai bambini della sua famiglia, portato a Kufa dal governatore [[Ubayd Allah ibn Ziyad|ʿUbayd Allāh b. Ziyād]] che lo fece infine trasferire a [[Damasco]], al cospetto del [[califfo]] [[Yazid ibn Mu'awiya|Yazīd I]], che intendeva stroncare ogni residua velleità degli [[Alidi]] che contestavano la legittimità del suo califfato.
 
Nonostante la sua malattia, al momento della cattura, ʿAlī sarebbe stato incatenato, secondo le fonti [[sciite]], incatenato e fatto camminare a piedi scalzi, con i membri rimanenti della sua famiglia, da Kerbelāʾ a [[Kufa]] e da Kufa a [[Damasco]]. Dopo aver trascorso qualche tempo di prigionia a Damasco, fu messo in apparente libertà e trasferito a [[Medina]] su ordine di Yazīd. Questi, infatti, dopo aver fatto massacrare la famiglia di Maometto e dopo aver catturato il pronipote, cercò in quel modo di riconquistarsi l'opinione pubblica, scandalizzata da quanto era accaduto all'[[Ahl al-Bayt]].
 
Durante il califfato di [[Abd al-Malik ibn Marwan|ʿAbd al-Malik]] fu però arrestato nuovamente, in quanto sospettato di organizzare una rivolta anti-omayyade, e fatto tornare a Damasco per un breve periodo, prima di essere rispedito ancora una volta a Medina.
 
In seguito al suo secondo ritorno a Medina l'Imam, sempre sotto stretta sorveglianza, si ritirò totalmente dalla vita pubblica, sbarrando l'ingresso agli estranei in casa sua e dedicandosi totalmente ad atti devozionali, tanto da guadagnarsi il ''[[laqab]]'' di Saǧǧād<ref>Dalla parola araba ''[[sujūd]]'', che indica la prosternazione nel corso della ''[[ṣalāt]]''.</ref>. Egli rimase in contatto soltanto con alcuni suoi discepoli prediletti, come Abũ Ḥamza al-Thumālī, Abũ Khālid Kābūlī e pochi altri. Fu proprio questa cerchia ristretta di persone a divulgare tra le masse alidi del loro tempo quanto imparato dal loro Imam.
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Ad ʿAlī ibn al-Ḥusayn, ''Zayn al-ʿAbidīn'' si attribuisce la paternità di una delle più belle raccolte di invocazioni spirituali: la celebre ''al-Ṣaḥīfa al-Sajjādiyya'' (La pagina di al-Sajjād).
 
Morì a Medina nel 712 o nel 713 (21 [[Muharram|Muḥarram]] dell'anno 95 del [[calendario islamico|calendario lunare islamico]], equivalente al 16 ottobre del 713), si dice avvelenato per ordine del califfo omayyade [[al-Walid ibn Abd al-Malik|al-Walīd b. ʿAbd al-Malik]], e fu seppellito nel cimitero del [[Baqi' al-Gharqad|Jannat al-BaqīBaqīʿ]].
 
== Note ==