Ludwig van Beethoven: differenze tra le versioni
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{{Nota disambigua||Beethoven (disambigua)|Beethoven}}
{{Bio
|Nome = Ludwig van
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[[File:Beethoven house of birth Bonn 2008.jpg|miniatura|sinistra|upright=0.9|La [[Beethoven-Haus]] in Bonngasse 20, casa natale di Beethoven a [[Bonn]]]]
[[File:Ludwig van Beethoven's parents.jpg|miniatura|sinistra|upright=0.9|Johann van Beethoven (1740–1792) e Maria Magdalena Keverich (1746–1787), il padre e la madre di Ludwig]]
=== Nascita e infanzia ===
{{citazione|Ludwig van Beethoven è un ragazzo di undici anni<ref>All'epoca dello scritto preso in esame in realtà aveva dodici anni.</ref> dal talento molto promettente. Suona il pianoforte con molta bravura e forza, legge molto bene a prima vista e, per farla breve, suona per la maggior parte il ''Clavicembalo ben temperato'' di Bach che gli è stato messo in mano dal signor Neefe. Chi conosce questa raccolta di preludi e fughe in tutte le tonalità (che si potrebbe quasi definire il non plus ultra) saprà cosa significhi. Il sig. Neefe l'ha avviato anche [...] al basso continuo. Ora gli dà lezioni di composizione e per incoraggiarlo, ha fatto incidere<ref>"Incidere" ha in questo contesto il significato di "pubblicare", dal momento che la composizione delle pagine degli spartiti musicali era fatta tramite la tecnica dell'[[incisione]] su rame.</ref> a Mannheim nove sue variazioni per pianoforte su un tema di marcia.<ref>Il tema era composto da [[Ernst Christoph Dressler]]</ref> Questo giovane genio meriterebbe un sussidio per permettergli di viaggiare|Annuncio posto da Christian Gottlob Neefe sul ''Magazin der Musik'' di [[Carl Friedrich Cramer]], 2 marzo 1783<ref>[[Carl Dahlhaus]], ''Beethoven e il suo tempo'', Torino, EDT, 1990, p. 2</ref>}}<blockquote>La famiglia di Beethoven, di umile origine, perpetuava una tradizione musicale da almeno due generazioni. Il nonno paterno, dal quale prendeva il nome, Ludwig van Beethoven<ref>Spesso nominato anche come Louis o Lodewijk in lingua olandese.</ref> ([[Malines]], [[1712]] – Bonn, [[1773]]) discendeva da una famiglia proveniente dalle Fiandre (nel Belgio settentrionale) di [[Contadino|contadini]] e umili lavoratori, originaria del [[Brabante Fiammingo|Brabante]]. La particella «van» non ha dunque (con ogni probabilità) origini nobiliari e il cognome «Beethoven» deriva quasi certamente dal villaggio belga ''Bettenhoven'' (Fr.: [[Bettincourt]]) al [[Waremme]] nella provincia di [[Liegi]].
Intorno al 1500 il nome di "van Beethoven" è stato scritto come ''van Bettehoven''.</blockquote>Buon musicista, si era trasferito a [[Bonn]] nel [[1732]], diventando [[Kapellmeister]] (maestro di cappella) del [[principe elettore]] di [[Colonia (Germania)|Colonia]] e sposando nel [[1733]] Maria Josepha Pall. Il figlio di questi, [[Johann van Beethoven]] ([[1740]] – [[1792]]) era musicista e [[tenore]] alla corte del [[Principe elettore|principe arcivescovo elettore]] di [[Colonia (Germania)|Colonia]] [[Clemente Augusto di Baviera]]. Uomo mediocre e brutale, dedito all'alcool, educò i suoi bambini con grande durezza. La madre, Maria Magdalena van Beethoven, nata con il nome di Keverich (19 dicembre [[1746]] – [[1787]]) era nativa di [[Ehrenbreitstein (Coblenza)|Ehrenbreitstein]], in [[Coblenza]], ed era la figlia di un cuoco dell'elettore di [[Treviri]]. I suoi antenati provenivano dalla [[Mosella]], molto probabilmente da [[Köwerich]], da cui ne deriverebbe il cognome.
All'età di diciassette anni, nel [[1762]] andò sposa a un servo e cameriere del principe elettore di Treviri, chiamato Laym, e da lui ebbe un figlio che morì abbastanza presto. A soli diciotto anni, nel [[1764]], rimase vedova. Tre anni più tardi, il 12 novembre [[1767]], contrasse un secondo matrimonio, questa volta con Johann van Beethoven; il 2 aprile [[1769]] venne battezzato il loro primo figlio, Ludwig Maria van Beethoven, che morì dopo appena sei giorni. Il 17 dicembre [[1770]] nella Remigiuskirche (Chiesa di San Remigio) di Bonn venne battezzato il suo terzo figlio, il secondo del loro matrimonio. Nel libro di battesimo fu registrato con il nome di ''Ludovicus van Beethoven''. Non è possibile documentare con certezza la sua esatta data di nascita, che rimane convenzionalmente accettata al 16 dicembre [[1770]] (all'epoca i bambini venivano solitamente battezzati il giorno dopo la nascita effettiva, ma non esistono prove documentali che ciò sia avvenuto nel caso di Beethoven). La sua casa natale, divenuta oggi il museo ''[[Beethoven-Haus]]'', è a [[Bonn]], in Bonngasse 20.
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Si ritiene che la sua formazione musicale (soprattutto per quanto riguarda la musica sacra) possa essere stata influenzata anche dal musicista italiano [[Andrea Lucchesi]], che fu attivo a Bonn, in qualità di maestro di cappella, fra il 1774 e i primi anni '90<ref>{{DBI|andrea-lucchesi|LUCCHESI, Andrea|autore=Silvia Gaddini}}</ref>.
=== Il mecenatismo di Waldstein e l'incontro con Haydn ===
[[File:Thirteen-year-old Beethoven.jpg|miniatura|sinistra|Il primo ritratto autentico di un tredicenne Beethoven negli anni di Bonn, circa 1783; dipinto a olio di autore ignoto|262x262px]]
[[File:WALDST1.jpg|miniatura|sinistra|upright=0.9|Lettera di [[Ferdinand Ernst Gabriel von Waldstein|Waldstein]] a Beethoven, ottobre 1792: «Ricevete dalle mani di Haydn lo spirito di Mozart»]]
{{Citazione|Caro Beethoven, Ella parte finalmente per Vienna per soddisfare un desiderio a lungo vagheggiato. Il genio di Mozart è ancora in lutto e piange la morte del suo pupillo. Presso il fecondissimo Haydn ha trovato rifugio, ma non occupazione; e per mezzo suo desidererebbe incarnarsi di nuovo in qualcuno. Sia Lei a ricevere, in grazia di un lavoro ininterrotto, lo spirito di Mozart dalle mani di Haydn.|Lettera del conte [[Ferdinand Ernst Gabriel von Waldstein|Ferdinand]] von Waldstein a Beethoven, 13 ottobre 1792, citata in CARL DAHLHAUS, ''Beethoven e il suo tempo''}}
Nel [[1784]] venne nominato nuovo Principe elettore l'arciduca [[Massimiliano di Lorena|Maximilian Franz d'Asburgo]], fratello dell'Imperatore [[Giuseppe II d'Asburgo-Lorena|Giuseppe II]] e Gran Maestro dell'[[Ordine Teutonico]] che, dopo aver abolito la tortura e promesso una riforma giudiziaria, si occupò della nomina del nuovo Konzertmeister. Aumentò lo stipendio a Johann van Beethoven, nonostante questi avesse ormai perso quasi completamente la voce, e nominò Ludwig [[Organo (strumento musicale)|secondo organista]] di corte con uno stipendio annuo di 150 [[Fiorino|fiorini]]. Nel [[1789]], Ludwig si iscrisse all'Università di Bonn, fondata tre anni prima. Egli venne notato dal conte [[Ferdinand Ernst Gabriel von Waldstein|Ferdinand von Waldstein]], che portò Beethoven una prima volta a [[Vienna]] nell'aprile [[1787]]; qui, il giovane compositore avrebbe avuto un incontro fugace con Mozart.<ref>Contrariamente a un'idea diffusa, Beethoven non riprese la lezione di Mozart. Una volta che ebbe avuto modo di ascoltare i suoi virtuosismi al pianoforte, Mozart ebbe a confidare: «fate attenzione a costui, farà parlare di sé in tutto il mondo» – [http://www.ac-dijon.fr/pedago/music/bac2002/mozart/annee87.html Accademia di Digione]</ref>
Tuttavia, è nel luglio [[1792]] che il conte Waldstein presentò Beethoven a [[Franz Joseph Haydn|Joseph Haydn]], il quale, appena reduce da una tournée in [[Inghilterra]], si era stabilito a Bonn. Dopo un concerto tenuto in suo onore, impressionato dalla lettura di una [[cantata]] composta da Beethoven (probabilmente quella ''sulla morte di Giuseppe II'' WoO 87 o quella ''sull'arrivo di Leopoldo II'') Haydn lo invitò a proseguire gli studi a Vienna sotto la sua direzione. Cosciente di quanto rappresentasse a Vienna l'insegnamento di un musicista della fama di Haydn, Beethoven accettò di proseguire i suoi studi sotto la sua guida. Questa importante decisione fu presa di buon grado, ma non senza qualche perplessità; Beethoven infatti era ora costretto ad allontanarsi dalla famiglia che risiedeva a Bonn in condizioni sempre più precarie.
Intanto sua madre era morta di [[tubercolosi]] il 17 luglio [[1787]], seguita in settembre da quella della sorella di appena un anno e suo padre, devastato dall'alcolismo, era stato messo in pensione nel 1789 ed era incapace di garantire la sussistenza della famiglia; Beethoven di fatto si era assunto il compito di essere a capo della famiglia a tutela dei fratelli Kaspar e Nikolaus. Dalla metà del 1789, per mantenere la famiglia, lavorò come violista nelle orchestre del teatro e della cappella di Bonn.<ref name="cita|Kerman et al.|grove">{{cita|Kerman et al.|grove}}.</ref> Suonava una viola austriaca, costruita da [[Sebastian Dallinger]] a Vienna intorno al 1780. Quando il giovane musicista abbandonò il posto in orchestra lo strumento rimase al maestro, [[Franz Anton Ries]], ed è ora conservato presso la ''Beethoven-Haus'' a Bonn.<ref>{{cita web|url=http://www.beethoven-haus-bonn.de/sixcms/detail.php?id=&template=dokseite_digitales_archiv_en&_dokid=i4192&_seite=1|titolo=Digital archives of the Beethoven-Haus Bonn|accesso=13 dicembre 2013}}</ref>
Con il permesso dell'Elettore, che gli promise in ogni caso di conservargli il posto da organista e lo stipendio, e raccolti in un album gli auguri degli amici – come quelli della ventenne allieva Leonore Breuning che gli dedicò i versi di [[Johann Gottfried Herder]]: «Che l'amicizia con il bene cresca, come si allunga l'ombra della sera, finché sia spento il sole della vita» la mattina del 3 novembre [[1792]] – Beethoven lasciò definitivamente Bonn e le rive del [[Reno]], forse ignorando che mai più vi avrebbe fatto ritorno, portando con sé una lettera di Waldstein ormai celebre, nella quale il conte gli profetizzava un ideale passaggio di consegne tramite Haydn dell'eredità spirituale di Mozart.
=== 1792–1802: da Vienna a Heiligenstadt ===
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[[File:Johann Georg Albrechtsberger.jpg|miniatura|upright=0.9|Johann Georg Albrechtsberger (1736–1809) (ritratto di [[Leopold Kupelwieser]]), definito ironicamente da Beethoven «espertissimo nell'arte di fabbricare scheletri musicali»]]
==== I primi anni viennesi ====
{{Citazione|Avete molto talento e ne acquisirete ancora di più, enormemente di più. Avete un'abbondanza inesauribile d'ispirazione, avete pensieri che nessuno ha ancora avuto, non sacrificherete mai il vostro pensiero a una norma tirannica, ma sacrificherete le norme alle vostre immaginazioni: voi mi avete dato l'impressione di essere un uomo con molte teste, molti cuori, molte anime.|Franz Joseph Haydn in una conversazione con Beethoven, circa 1793}}
Alla fine del [[XVIII secolo]], [[Vienna]] era la capitale incontrastata della musica occidentale e rappresentava il luogo ideale per un musicista desideroso di fare carriera. Al suo arrivo, a soli ventidue anni, aveva già composto un buon numero di opere minori, ma era ancora lontano dalla sua maturità artistica; questo era il tratto che lo distingueva da Mozart, notoriamente divenuto il simbolo del genio incredibilmente precoce. Benché Beethoven fosse arrivato a Vienna meno di un anno dopo la scomparsa del suo famoso predecessore, il mito del «passaggio di consegne» non poteva attendere ancora a lungo, sebbene Beethoven volesse affermarsi più come pianista virtuoso che come compositore.
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==== Il primo virtuoso di Vienna ====
[[File:Beethoven Riedel 1801.jpg|miniatura|sinistra|Beethoven in ritratto di C.T. Riedel verso il 1800, quando il suo talento di improvvisazione musicale e i suoi virtuosismi al piano lo rivelarono al pubblico viennese|alt=Beethoven in ritratto di C.T. Riedel verso il 1800, quando il suo talento di improvvisazione musicale e i suoi virtuosismi al piano lo rivelarono al pubblico viennese|279x279px]]
{{Citazione|Lo stupefacente modo di suonare di Beethoven, così notevole per gli arditi sviluppi della sua improvvisazione, mi toccò il cuore in modo insolito: mi sentii così profondamente umiliato nel mio più intimo essere da non poter più toccare il pianoforte per diversi giorni [...] Certo, ammirai il suo stile vigoroso e brillante, ma i suoi frequenti e arditi salti da un tema all'altro non mi convinsero affatto; distruggevano l'unità organica e lo sviluppo graduale delle idee [...] la stranezza e l'ineguaglianza sembravano essere per lui lo scopo principale della composizione.|Testimonianza del compositore boemo Johann Wenzel Tomásek in un concerto di Beethoven del 1797}}
Nel [[1796]] Beethoven intraprese un giro di concerti che lo condusse da Vienna a [[Berlino]], passando in particolare per [[Dresda]], [[Lipsia]], [[Norimberga]] e [[Praga]]. Se il pubblico lodò incondizionatamente il suo virtuosismo e la sua ispirazione al pianoforte, l'entusiasmo popolare gli valse lo scetticismo dei critici più conservatori, perlopiù rimasti seguaci di Mozart, tra i quali si segnalano quelli intransigenti come l'abate [[Maximilian Stadler]], che definisce le sue opere «assolute assurdità» e quelli più ponderati come [[Giuseppe Carpani]], che dimostrano quanto Beethoven già in queste prime prove si fosse allontanato dal modello tradizionale della forma sonata.
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==== La scoperta della sordità ====
[[File:Beethoven Heiligenstaedter Testament.jpg|miniatura|upright=0.9|La prima pagina autografa del [[testamento di Heiligenstadt]], redatto da Beethoven il 6 ottobre 1802; colpito dalla sua sordità iniziale, vi esponeva allo stesso tempo la sua disperazione e la sua volontà di continuare]]
{{Vedi anche|testamento di Heiligenstadt}}
{{Citazione|Sono poco soddisfatto dei miei lavori scritti sino ad oggi. Da oggi, voglio aprire un nuovo cammino.|Lettera di Beethoven all'amico Krumpholz, 1802}}
L'anno [[1796]] segnò una svolta nella vita del compositore: Ludwig iniziava a prendere coscienza della [[sordità]] e malgrado tentasse, in gran segreto, di arginarne il peggioramento con delle cure, la stessa gradualmente divenne totale prima del [[1820]]. La causa della sordità di Beethoven è rimasta sconosciuta; le ipotesi di una [[labirintite]] cronica, di una [[Otosclerosi|otospongiosi]] e della [[malattia ossea di Paget]] sono state ampiamente discusse ma nessuna è stata mai confermata.<ref>[http://books.google.it/books?id=_rnI4f00-swC&printsec=frontcover I compositori e la storia della medicina]</ref> In anni recenti è stata avanzata l'ipotesi che Beethoven soffrisse di [[avvelenamento da piombo]] cronico.<ref>Vedere la sezione [[Ludwig van Beethoven#La malattia e la morte]]</ref> Chiusosi in isolamento per non rivelare in pubblico questa realtà vissuta in maniera drammatica, Beethoven si fece una triste reputazione di [[misantropia|misantropo]], della quale soffrì, chiudendosi in rassegnato silenzio fino al termine della sua vita.
Consapevole che quest'infermità avrebbe definitivamente distrutto la sua carriera pubblica di pianista virtuoso quale fino ad allora si era dimostrato, dopo aver meditato per sua stessa ammissione anche il [[suicidio]], si dedicò con nuovo slancio alla composizione tentando di sfuggire ai mali che tormentavano la sua anima. In una lettera indirizzata ai fratelli espresse tutta la sua tristezza e la fede nella sua arte ([[testamento di Heiligenstadt]]): {{Citazione|O voi uomini che mi credete ostile, scontroso, misantropo o che mi fate passare per tale, come siete ingiusti con me! Non sapete la causa segreta di ciò che è soltanto un'apparenza [...] pensate solo che da sei anni sono colpito da un male inguaribile, che medici incompetenti hanno peggiorato. Di anno in anno, deluso dalla speranza di un miglioramento [...] ho dovuto isolarmi presto e vivere solitario, lontano dal mondo [...] se leggete questo un giorno, allora pensate che non siete stati giusti con me, e che l'infelice si consola trovando qualcuno che gli somiglia e che, nonostante tutti gli ostacoli della natura, ha fatto di tutto per essere ammesso nel novero degli artisti e degli uomini di valore.|Beethoven, 6 ottobre [[1802]]<ref>Estratto dal ''testamento di Heiligenstadt di Beethoven'', in Lecompte M., ''Guide illustré de la musique symphonique de Beethoven'', Fayard, 1995, pag. 319</ref>}}
Nonostante il pessimismo, fu questo un periodo di fertile attività compositiva: dopo la ''sonata per violino n. 5'' ([[1800]]) (conosciuta popolarmente col titolo ''La primavera'') e la ''[[Sonata per pianoforte n. 14 (Beethoven)|sonata per pianoforte n. 14]]'' ([[1801]]) (anch'essa conosciuta per un titolo spurio: ''Al chiaro di luna''), durante un periodo di crisi spirituale e umana compose la gioiosa ''[[Sinfonia n. 2 (Beethoven)|seconda sinfonia]]'' ([[1801]]-[[1802]]) e il più scuro ''[[Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 (Beethoven)|concerto per pianoforte n. 3]]'' ([[1800]]-[[1802]]). Queste due opere vennero accolte molto favorevolmente il 5 aprile [[1803]].
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=== 1802–1812: il periodo detto "eroico" ===
==== Dall'''Eroica'' al ''Fidelio'' ====
{{Citazione|In questa sinfonia Beethoven si era proposto come argomento ispiratore Bonaparte, quando quest'ultimo era ancora primo console. All'epoca Beethoven ne faceva un caso straordinario e vedeva in lui l'epigono dei grandi consoli romani.|Testimonianza di [[Ferdinand Ries]] sulla genesi della terza sinfonia}}
La ''[[Sinfonia n. 3 (Beethoven)|sinfonia n. 3]]'' (detta ''«Eroica»)'' inaugurò una serie di opere caratterizzate da una maggiore durata e una scrittura che ricercava effetti di grandiosità, caratteristiche dello stile del secondo periodo di Beethoven, detto «stile eroico». Il compositore intendeva inizialmente dedicare questa sinfonia al generale [[Napoleone Bonaparte]], nel quale vedeva il paladino degli ideali della [[rivoluzione francese]]. Non appena apprese la notizia della proclamazione del [[primo impero francese]] (maggio [[1804]]), infuriato, cancellò la dedica.<ref>«Non è dunque nulla di più che un uomo ordinario! Ora calpesterà i diritti umani, non obbedirà soltanto alla sua ambizione; vorrà elevarsi al di sopra di tutti gli altri, diventerà un tiranno!» — Reazione di Beethoven alla notizia che Napoleone si era proclamato imperatore, riportata da Ferdinand Ries, in: Massin J et B, ''Ludwig van Beethoven'', Fayard, 1967, pag. 128</ref>
Infine, al capolavoro fu data l'intestazione di ''«Grande sinfonia Eroica per celebrare il sovvenire di un grande uomo»''. La genesi della sinfonia si estese dal [[1802]] al [[1804]] e la presentazione pubblica, avvenuta il 7 aprile [[1807]] smorzò gli entusiasmi e molti la giudicarono troppo lunga. Beethoven, amareggiato, si ripromise di non comporre più nel futuro opere della durata superiore a un'ora, intenzione a cui non mantenne fede.<ref>Massin J. e B., ''Ludwig van Beethoven'', Fayard, 1967, p. 639</ref><ref>Al poeta Christophe Kuffner il quale domandava quale fosse la sinfonia da lui preferita, Beethoven rispose: «L'Eroica! — Avrei creduto quella in do minore — No, no! L'Eroica!» in: [http://perso.orange.fr/l.vanbeethoven/symphoniesI.htm Orange]</ref>
Anche nella scrittura pianistica del compositore lo stile andava evolvendosi: scritta immediatamente dopo la terza sinfonia negli ultimi mesi del 1803,<ref name="cita|Kerman et al.|grove"
A trentacinque anni, Beethoven si cimentò nel genere [[Opera|operistico]]: nel [[1801]] si era entusiasmato per il libretto ''Léonore o l'amore coniugale'' del francese [[Jean-Nicolas Bouilly]] e la composizione dell'opera ''[[Fidelio]]'', che portava originariamente nel titolo il nome della sua eroina, Léonore, venne iniziata già dal [[1803]]. Questa opera fu accolta male al debutto (soltanto tre rappresentazioni nel [[1805]]), al punto che Beethoven si ritenne vittima di un complotto. Il ''Fidelio'' doveva nel suo futuro conoscere ancora non meno di tre versioni (1805, [[1806]] e [[1814]]) e soltanto l'ultima ebbe una buona accoglienza. Beethoven aveva composto un'opera oggi considerata fondamentale del repertorio lirico; eppure questa esperienza non venne ripetuta a causa delle troppe amarezze subite, nonostante lo studio di alcuni altri progetti tra cui un ''[[Macbeth]]'' ispirato all'opera di Shakespeare<ref>Beethoven aveva scritto un'ouverture per quest'opera ipotetica. Willem Holsbergen ha tentato di ricostruire l'ouverture, che è pubblicata sotto il numero 454 del catalogo Biamonti.</ref> e soprattutto un ''[[Faust (Goethe)|Faust]]'' da [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]], verso la fine della sua vita.
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==== L'indipendenza affermata ====
[[File:Beethoven18045JosephMähler.jpg|miniatura|Beethoven verso il 1804, nell'epoca della ''[[Sonata per pianoforte n. 23 (Beethoven)|Sonata Appassionata]]'' e di ''[[Fidelio]]''; risoluto ad «affrontare il suo destino alla gola», compose nel periodo dal 1802 al 1812 una serie di opere brillanti ed energiche, caratteristiche del suo stile cosiddetto «eroico»; ritratto di Willibrord Joseph Maehler, 1804–1805]]
{{Citazione|Principe, ciò che siete, lo siete in occasione della nascita. Ciò che sono, lo sono per me. Principi ce n'è e ce ne saranno ancora migliaia. Di Beethoven ce n'è soltanto uno.|Biglietto di Beethoven al principe Lichnowsky, ottobre 1806}}
Dopo il [[1805]], e malgrado il fallimento artistico del ''Fidelio'', la situazione di Beethoven era tornata favorevole. In pieno possesso della sua vitalità creatrice, sembrò adattarsi al suo udito difettoso e trovare, almeno per qualche tempo, una vita sociale soddisfacente. Gli anni tra il [[1806]] e il [[1808]] furono quelli più fertili di capolavori: il solo anno 1806 vide la composizione del ''[[Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 (Beethoven)|concerto per pianoforte n. 4]]'', dei tre ''quartetti per archi'' n. 7, n. 8 e n. 9 dedicati al conte Andrei Razumovsky, della ''[[Sinfonia n. 4 (Beethoven)|quarta sinfonia]]'' e del ''[[Concerto per violino e orchestra (Beethoven)|concerto per violino]]''.
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==== La maturità artistica ====
[[File:Goethe.jpg|miniatura|sinistra|upright=0.9|Beethoven non ricavò nulla di concreto dall'incontro avvenuto nel 1812 con [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]]; ritratto di Johann Tischbein]]
{{Citazione|Non avevo mai incontrato un artista così fortemente concentrato, così energico, così interiore. [...] Il suo ingegno mi ha stupefatto; ma egli è purtroppo una personalità del tutto sfrenata, che, se non ha certamente torto nel trovare detestabile il mondo, non si rende così più gradevole a sé e agli altri. [...] Malauguratamente, è una personalità fortemente indotta.|Giudizio di Goethe su Beethoven, 1812}}
Nel [[1808]] Beethoven aveva ricevuto da [[Girolamo Bonaparte]], posto dal fratello Napoleone sul trono della [[Vestfalia]], la proposta per un impiego di ''Kapellmeister'' ([[maestro di cappella]]) alla corte di [[Kassel]]. Sembra che il compositore abbia per un momento pensato di accettare questo incarico prestigioso che, se da un lato rimetteva in discussione la sua indipendenza fino a quel momento difesa così strenuamente, dall'altro gli garantiva una situazione economica e sociale più serena. Fu allora che ebbe un ritorno [[Patriottismo|patriottico]] e l'occasione di staccarsi dall'aristocrazia viennese ([[1809]]). L'arciduca Rodolfo, il principe Kinsky e il principe Lobkowitz garantirono a Beethoven, qualora fosse restato a Vienna, un vitalizio di quattromila fiorini annui, una somma notevole per l'epoca.<ref>[http://www.beethoven-haus-bonn.de/sixcms_upload/media/85/kurzf_hrer_geld_franz._doc_1.pdf#search=%22beethoven%204000%20florins%22 beethoven-haus-bonn.de] – Beethoven e il denaro</ref>
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Nonostante questo, il catalogo delle sue opere continuava ad arricchirsi: gli anni [[1809]] e [[1810]] videro ancora la nascita di numerosi capolavori, dal brillante ''[[Concerto per pianoforte e orchestra n. 5 (Beethoven)|concerto per pianoforte n. 5]]'' alle musiche di scena per la tragedia ''Egmont'' di Goethe, passando per il ''quartetto d'archi n. 10'' detto ''«delle Arpe»''. È a causa della partenza improvvisa del suo allievo e amico, l'arciduca Rodolfo, che Beethoven compose la ''sonata per pianoforte n. 26'' detta ''«Les adieux»'' in tre movimenti programmatici (l'''Addio'', la ''Lontananza'', il ''Ritorno''). Gli anni tra il [[1811]] e il [[1812]] videro il compositore raggiungere il punto massimo della sua creatività. Il ''trio per pianoforte n. 7'' detto ''«All'arciduca»'' e la ''[[Sinfonia n. 7 (Beethoven)|settima sinfonia]]'' rappresentano l'apogeo del periodo «eroico».
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==== L'amata immortale ====
[[File:Antonie Brentano3.jpg|miniatura|Ritratto di Antonia Brentano di [[Joseph Karl Stieler]] (1808)]]
{{Vedi anche|lettera all'amata immortale}}
{{Citazione|Non è l'attrazione dell'altro sesso che mi attira in lei, no, soltanto lei, tutta la sua persona con tutte le sue qualità hanno incatenato il mio rispetto, i miei sentimenti tutti, la mia sensibilità intera. Quando mi accostai a lei, mi ero formato la ferma decisione di non lasciar germogliare neanche una scintilla d'amore. Ma lei mi ha sopraffatto [...] mi lasci sperare che il suo cuore batterà a lungo per me. Di battere per lei, amata J., questo mio cuore non cesserà se non quando non batterà più del tutto.|Lettera di Beethoven a Josephine von Brunswick, 1805}}
Sul piano della vita sentimentale, Beethoven ha suscitato una notevole quantità di commenti da parte dei suoi biografi. Il compositore ebbe tenui relazioni con numerose donne, generalmente sposate, ma non conobbe mai quella felicità coniugale alla quale aspirava e della quale tesserà un'apologia nel ''[[Fidelio]]''. Nel maggio [[1799]] Beethoven divenne insegnante di pianoforte di due figlie della contessa Anna von Seeberg, vedova Brunswick, la ventiquattrenne Therese o Thesi e la ventenne Josephine o Pepi, oltre che di una cugina di queste, la sedicenne Giulietta Guicciardi (1784-1856), ispiratrice e dedicataria della ''[[Sonata per pianoforte n. 14 (Beethoven)|sonata per pianoforte n. 14]]'' detta ''Al chiar di luna''. Quest'ultima è il primo amore di Beethoven: fidanzata con il conte [[Wenzel Robert von Gallenberg]], sposerà quest'ultimo il 30 ottobre [[1803]] e si stabilirà a [[Napoli]] con lui, diventato direttore dei Balletti di Corte.
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==== L'incidente di Teplitz ====
[[File:Incident Teplitz 1812.png|miniatura|sinistra|L'incidente di Teplitz (luglio 1812) dipinto di Carl Rohling, 1887: Beethoven, accompagnato da [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]] (a sinistra, in fondo), rifiuta di inchinarsi davanti alla famiglia imperiale e prosegue nel suo cammino]]
{{Citazione|Noi, esseri limitati dallo spirito illimitato, siamo nati soltanto per la gioia e la sofferenza. E si potrebbe quasi dire che i più eminenti afferrano la gioia attraverso la sofferenza.|Lettera di Beethoven alla contessa von Erdödy, 1815}}
Il mese di luglio [[1812]], abbondantemente commentato dai biografi, segnò una nuova svolta nella vita di Beethoven: mentre si sottoponeva alle cure termali nelle località di [[Teplice|Teplitz]] e di [[Karlovy Vary|Karlsbad]] redasse l'enigmatica ''Lettera all'amata immortale'' e fece un incontro infruttuoso con Goethe con la mediazione di [[Bettina Brentano von Arnim]], giovane ed esuberante intellettuale, entusiasta di Goethe, sorella di [[Clemens Brentano]], cognata di Antonia Brentano e futura moglie del poeta Achim von Arnim. Fu questo l'inizio di un lungo periodo di scarsa ispirazione, che coincise anche con molti eventi drammatici che dovette superare in totale solitudine, avendo lasciato quasi tutti i suoi amici Vienna durante la [[Quinta coalizione|guerra del 1809]].
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In questi anni difficili, nel corso dei quali la sordità divenne totale, Beethoven produsse alcuni capolavori: le due ''sonate per violoncello'' n. 4 e 5 dedicate alla confidente Maria von Erdödy ([[1815]]) la ''sonata per pianoforte n. 28'' ([[1816]]) e il ciclo pregnante di [[Lieder]] ''An die ferne Geliebte'', ([[1815]]-[[1816]]), tratto dai poemi di Alois Jeitteles. Mentre la sua situazione finanziaria diventava sempre più preoccupante, Beethoven cadde gravemente malato tra il 1816 e il [[1817]] e la sordità peggiorava e sembrò vicino al suicidio. Tuttavia, decise di non suicidarsi e sottomettere i suoi sentimenti facendone musica, come traspare dalle sue lettere:<ref>{{Cita|Barry Cooper|p.129|cooper}}</ref> sempre più chiuso nell'[[introspezione]] e nella [[spiritualità]], cominciò il suo ultimo periodo creativo.
==== La fama europea e i
[[File:Beethoven wiki.jpg|miniatura|verticale|Ritratto di Beethoven eseguito da Carl Jaeger]]
[[File:Beethoven wiki.jpg|miniatura|verticale|Ritratto di Beethoven eseguito da Carl Jaeger]]Molti sono i ritratti del compositore realizzati quando era in vita, anche prima che conquistasse la fama a livello europeo. Diversi pittori immortalarono il compositore: era già stato ritratto da Joseph Willibrord Maehler nel 1804-05 e da Johann Cristoph Heckel nel [[1815]]. Il berlinese August von Kloeber lo immortala nel [[1818]] dandogli quell'aspetto fra l'eroico e il demoniaco che ormai il mito romantico pretendeva di attribuire alla sua figura. In particolare, i capelli spettinati erano piaciuti a Beethoven, che aveva dichiarato di non amare essere ritratto "in ordine come se dovesse presentarsi a corte".<ref>Saglietti B., ''Beethoven, ritratti e immagini'', EDT-De Sono, 2010, p. 80.</ref>▼
{{Citazione|Nella sua apparenza esteriore tutto è possente, rude, in molti aspetti, come la struttura ossea del viso, della fronte alta e spaziosa, del naso corto e diritto, con i suoi capelli arruffati e raggruppati in grosse ciocche. Ma la bocca è graziosa e i suoi begli occhi parlanti riflettono in ogni istante i suoi pensieri e le sue impressioni che mutano rapidamente, ora graziose, amoroso–selvagge, ora minacciose, furenti, terribili.|Descrizione del viso di Beethoven del dottor Wilhelm Mueller, 1820}}
{{Citazione| Trovai nell'uomo, che aveva la cattiva fama di essere persona selvatica e poco socievole, l'artista più splendido, un animo d'oro, uno spirito grandioso e una piacevolezza bonaria. […] Se non avessi saputo, grazie a prove irrefutabili, che Beethoven è il compositore tedesco più grande, profondo e ricco, a me, completamente digiuno di cose musicali, ciò sarebbe apparso in modo incontrovertibile al vedere la sua persona!| Karl August Varnhagen von Ense, 1811<ref>Saglietti B., ''Beethoven, ritratti e immagini'', EDT-De Sono, 2010, p. 55.</ref>}}
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Tra il 1819 e il 1820 l'ungherese [[Ferdinand Schimon]], che aveva già ritratto [[Ludwig Spohr]] e [[Carl Maria von Weber|Weber]], ritrasse Beethoven: ne riprodusse la fronte ampia, il volto pieno e il mento a conchiglia, migliorando la forma del naso e facendogli volgere lo sguardo scrutatore verso spazi lontani e indeterminati (come già Kloeber). Il pittore di re e principesse [[Joseph Karl Stieler]], forse intimidito dal famoso modello, costrinse Beethoven a lunghe ore di posa, immobile, per svariati giorni. L'opera, terminata nell'aprile del [[1820]], lo rappresenta con la ''[[Missa Solemnis (Beethoven)|Missa Solemnis]]''. Uno degli ultimi ritratti fu eseguito nel [[1823]] da [[Ferdinand Georg Waldmüller]], ma se ne è perduto l'originale. Ne resta una copia.
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==== L'addio al pianoforte, la religiosità e la messa in re ====
[[File:Beethoven Hammerklavier.jpg|miniatura|upright=0.9|Pagina manoscritta della ''sonata per piano n. 30'' op. 109 (1820)]]
{{Vedi anche|quaderni di conversazione}}
{{Citazione|Voglio dunque abbandonarmi con pazienza a tutte le vicissitudini e rimettere la mia fiducia unicamente nella tua immutabile bontà, o Dio! [...] Sei la mia roccia, o Dio, sei la mia luce, sei la mia assicurazione eterna!|Citazione religiosa di Christian Sturm copiata da Beethoven nei Quaderni di conversazione, 1818}}
Beethoven tornò pienamente in forze nel 1817, anno in cui iniziò la scrittura di una nuova opera che sarà la più vasta e complessa composta fino ad allora, la ''sonata per piano n. 29'' op. 106 detta ''Hammerklavier''. La durata superiore ai quaranta minuti e l'esplorazione oltre ogni limite di tutte le possibilità dello strumento, lasciò perplessi i pianisti contemporanei di Beethoven che la giudicarono ineseguibile, ritenendo che la sordità del musicista gli rendeva impossibile una corretta valutazione delle possibilità sonore. Con l'eccezione della ''[[Sinfonia n. 9 (Beethoven)|nona sinfonia]]'', lo stesso giudizio verrà dato per tutte le restanti opere composte da Beethoven, la cui complessità e modernità di architettura sonora erano ben note allo stesso Beethoven. Dolendosi un po' delle frequenti lamentele dei vari interpreti, nel [[1819]] dichiarò al suo editore: «Ecco una sonata che darà filo da torcere ai pianisti, quando la eseguiranno tra cinquanta anni».<ref>[http://www.altamusica.com/concerts/document.php?action=MoreDocument&DossierRef=2298&DocRef=2585 altamusica.com]</ref>
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==== La nona sinfonia e gli ultimi quartetti ====
[[File:Beethoven Waldmuller 1823.jpg|miniatura|sinistra|Beethoven nel 1823, all'epoca della composizione delle ''[[Variazioni Diabelli]]'' e della ''[[Sinfonia n. 9 (Beethoven)|nona sinfonia]]'': nella sua sordità diventata totale, comunicava con il suo ambiente soltanto tramite i ''[[quaderni di conversazione]]''; ritratto di [[Ferdinand Georg Waldmüller|F.G. Waldmüller]]]]
{{Citazione|Il vostro genio ha superato i secoli e non vi sono forse uditori abbastanza illuminati per gustare tutta la bellezza di questa musica; ma saranno i posteri che renderanno omaggio e benediranno la vostra memoria molto più di quanto possano fare i contemporanei.|Lettera del principe russo Boris Galitzin a Beethoven dopo la prima rappresentazione della ''Missa Solemnis'', 1824}}
L'inizio della composizione della ''[[Sinfonia n. 9 (Beethoven)|nona sinfonia]]'' coincise con il completamento della ''Missa Solemnis''. Quest'opera ebbe una genesi estremamente complessa che si può fare risalire alla gioventù di Beethoven e all'intenzione di mettere in musica l'[[ode]] ''[[Inno alla gioia (Friedrich Schiller)|Inno alla gioia]]'' (''An die Freude'') di [[Friedrich Schiller|Schiller]].<ref>Per la storia della Nona sinfonia si rimanda all'analisi molto completa dei coniugi Massin, in: Massin J et B, ''Ludwig van Beethoven'', Fayard, 1967, pp. 699-712</ref> Attraverso l'indimenticabile finale che introduce il [[Coro (musica)|coro]], l'innovazione nella scrittura sinfonica della Nona sinfonia appare in linea alla Quinta, come l'evocazione musicale del trionfo della gioia e della fraternità universale sulla disperazione e la guerra.
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==== La malattia e la morte ====
[[File:Beethoven Funerals.jpg|miniatura|upright=1.1|Quadro di F. Stober, 1827; i funerali di Beethoven, il 29 marzo 1827, radunarono molte migliaia di persone]]
{{Citazione|Egli sa tutto, ma non possiamo ancora capire tutto e passerà ancora molta acqua sotto i ponti del Danubio prima che tutto ciò che quell'uomo ha creato sia compreso dal mondo.|Franz Schubert, 1827}}
Ritornato a Vienna il 2 dicembre [[1826]] su un carro scoperto e in una notte di pioggia, Beethoven contrasse una [[polmonite]] doppia da cui non poté più risollevarsi; gli ultimi quattro mesi della sua vita furono segnati da un terribile logoramento fisico. La causa diretta della morte del musicista, secondo le osservazioni del suo ultimo medico (il dottor Andras Wawruch) sembra essere la comparsa di una [[cirrosi epatica]]. Beethoven presentava un'[[epatomegalia]], un'[[Ittero|itterizia]], un'[[ascite]] (allora chiamata «[[Edema|idropisia]] [[Addome|addominale]]») nei diversi ordini dei membri inferiori, elementi di una sindrome cirrotica con [[ipertensione]] e, costretto perennemente a letto, dovette sottoporsi a un'operazione per rimuovere l'acqua accumulata.<ref>[http://www.musicologie.org/theses/vie_de_beethoven.html musicologie.org]</ref>
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