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Subito dopo l'incorporazione della città nell'ambito italiano, si verificarono i primi incidenti di stampo anti-sloveno, che sfociarono nell'incendio del ''[[Narodni dom]]'', la casa del popolo slovena che fu incendiata nel corso di proteste anti-jugoslave, convocate a Trieste nel 13 luglio [[1920]] in seguito a un scontro tra italiani e jugoslavi avvenuto a [[Spalato]] ([[Dalmazia]]). Il 6 settembre [[1930]] furono fucilati nel campo di [[Basovizza]] (slov. Bazovska gmajna) quattro antifascisti sloveni, condannati nello stesso anno dal [[Tribunale speciale per la difesa dello Stato]]. Nel decennio che precedette la seconda guerra mondiale, i quattro fucilati (i membri del [[TIGR]] Ferdo Bidovec, Fran Marušič, Zvonimir Miloš e Alojzij Valenčič) divennero un simbolo dell'antifascismo sloveno con il nome di "martiri di Basovizza" (slov. ''bazoviške žrtve'').
Dopo l'avvento del [[fascismo]] iniziarono per le popolazioni slovene e croate rimaste nei confini del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] tentativi di snazionalizzazione e di assorbimento culturale da parte italiana
===L'occupazione nazista e la fine della guerra===
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