Vincenzo Gemito: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Riga 45:
==== L'astro del ''Pescatorello'' e dell<nowiki>'</nowiki>''Acquaiolo'' ====
Nel 1876 Gemito trasferì il proprio studio presso il museo archeologico di Napoli, onde esercitarsi nel rilievo delle famose statue di Ercolano e Pompei che vi erano raccolte. L'anno successivo il giovane artista partenopeo partecipò all'Esposizione nazionale di belle arti di Napoli e al ''Salon'' parigino dove, presente per intercessione di [[Alphonse Goupil]] (figura assai influente nel panorama artistico della Parigi di quegli anni), ottenne uno sfolgorante successo con il ''Gran pescatore'' o ''Pescatorello'', che nell'opera appare in equilibrio precario su uno scoglio, nell'atto di trattenere al petto dei pesciolini guizzanti.<ref name=EB/>
[[File:Vincenzo Gemito (1852-1929) Busto di Giuseppe Verdi (1874), Museo della Scala di Milano, collezione Sambon.jpg|thumb|left|''Busto di Giuseppe Verdi'' (1874), Museo della Scala]]
 
Abbagliato dalla notorietà acquistata nel paese d'Oltralpe, nel 1877 Gemito si trasferì nella villa a [[Poissy]] di [[Ernest Meissonier]], dove venne raggiunto dall'amico Mancini e dalla Duffaud; in Francia fu segnato dal successo e dal prestigio professionale ma non dal benessere economico, a causa di una cattiva amministrazione dei beni. Nel frattempo, fu espositore al ''Salon'' del 1878, dove furono notati il ritratto d'argento di [[Giovanni Boldini]] (residente in quel periodo a Parigi) e quello di [[Jean-Baptiste Faure]], celebre baritono e collezionista d'arte. Al ''Salon'' successivo presentò il ''Ritratto del dottor Landolt '' e quello di ''Federico de Madrazo'', vincendo per i meriti artistici la medaglia di terza classe; a quello del 1880, dove ottenne la medaglia di seconda classe, per la statuetta bronzea a figura intera ritraente Meissonier.<ref name=EB/>
Riga 52 ⟶ 53:
In seguito alla precoce morte dell'amata Matilde per [[tisi]], avvenuta nell'aprile del 1881, Gemito sopraffatto dal dolore si ritirò a [[Isola di Capri|Capri]], cercando nella quiete idilliaca e agreste di quelle terre un ristoro e un oblio; sull'isola - dove rimase per alcuni mesi - eseguì numerosi disegni, principalmente ritratti. L'anno successivo s'invaghì della modella di Domenico Morelli, a tal punto da farla sua sposa: era costei Anna Cutolo, detta Nannina, e da quest'unione - che si rivelerà ispiratrice di molte opere del Gemito - nacque nel 1885 la figlia Giuseppina. Il successivo periodo, che vide l'esecuzione de ''Il filosofo'', un presunto ritratto di mastro Ciccio (l'amato patrigno), culminò nel 1883, quando avviò una fonderia privata a [[Mergellina]], grazie ad un finanziamento particolarmente generoso del barone belga [[Oscar de Mesnil]].
[[File:Palazzo Reale di Napoli - Carlo V d'Asburgo.jpg|thumb|La statua sulla facciata del palazzo Reale di Napoli ritraente Carlo V, frutto dell'ispirato scalpello del Gemito|left]]
 
=== La crisi intellettuale ===
L'eco della fama del Gemito raggiunse anche la Corona sabauda, tanto che [[Umberto I]] subito gli offrì un incarico assai onorevole. Sul prospetto principale del [[palazzo Reale di Napoli]], infatti, erano state ricavate otto nicchie, dove il monarca volle collocare altrettante statue raffiguranti i più illustri sovrani delle varie dinastie ascese al trono partenopeo: all'artista venne affidata pertanto l'esecuzione di una statua effigiante [[Carlo V d'Asburgo]]. Disorientato dall'insolita tematica storica (per la quale nel 1885 ripartì per Parigi, dove si consultò con Meissonier), l'artista poté realizzare solo il modello in gesso e il bozzetto bronzeo del ''Carlo V'', non riuscendo a tradurla in marmo: l'opera, che era concepita accademicamente all'antica ed era totalmente avulsa dalla sua poetica, gli causò un grave esaurimento nervoso che lo portò al ricovero nella casa di cura Fleuret. Gemito fuggì dal nosocomio nel 1887, per chiudersi in isolamento volontario nella sua dimora a via Tasso, dove trascorse - in condizioni quasi ascetiche, tra deliri e digiuni - ben diciotto anni, vigilato dalla moglie, dalla figliuola e dal patrigno. In questo ventennio Gemito si diede prevalentemente alla grafica, alternando momenti di diligente lavoro a fasi di ira e follia.