Guerre pirriche: differenze tra le versioni
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Nel frattempo Roma, sempre rifornita abbondantemente da Cartagine, rioccupava senza colpo ferire tutto il territorio precedentemente perduto in Puglia ed in Lucania. Sedata definitivamente la ribellione degli [[Oschi]] e dei [[Sanniti]] (la componente stanziata al confine tra le attuali Campania e Puglia), arrivò nell'inverno del [[276 a.C.]] a porre nuovamente sotto assedio Taranto, per terra e questa volta anche per mare, complice la flotta cartaginese. I tarantini invocarono nuovamente l'aiuto di Pirro, che dovette dunque abbandonare la Sicilia e sbarcare in Lucania.
;[[275 a.C.]]: Lo scontro definitivo con Roma avvenne nel Sannio, a ''Maleventum'' (da allora ribattezzata con il nome di "[[Beneventum]]", tramandatosi poi in [[Benevento]]), nella tarda primavera di quest'anno. L'intento di Pirro era quello di far togliere l'assedio a Taranto minacciando direttamente Roma. Ma i romani, intuita la strategia dell'epirota, non solo non tolsero l'assedio a Taranto, bensì risposero inviandogli contro tutte le legioni stanziate in Etruria, devastando l'esercito avversario che non disponeva più degli elefanti, tutti eliminati nelle azioni di guerriglia seguite allo scontro di Ascoli, che era stato logorato da anni di
Pirro, per non cadere prigioniero dei romani, dovette far ritorno precipitosamente nel suo regno con quanto rimaneva del suo esercito. Taranto rimarrà sotto assedio altri tre anni, capitolando nel [[272 a.C.]] Roma aveva completato la sottomissione della Magna Grecia.
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