Macrocosmo e microcosmo: differenze tra le versioni

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Successivamente [[Aristotele]], pur discostandosi dall'[[animismo]] platonico, avrebbe effettivamente pensato i vari corpi celesti, quali il Sole, la Luna e i pianeti, come situati entro diversi cerchi concentrici.
[[File:Cieli - De Sphaera.png|thumb|upright=1.3|L'universo concentrico secondo il modello aristotelico-tolemaico]]
All'inizio dell'[[età ellenistica]] fu nuovamente lo [[stoicismo]] a concepire l'universo come un unico grande organismo, regolato da intime connessioni fra le sue parti o συν-παθεία (''syn-pathèia''), cioè da un comune sentimento di [[compassione (filosofia)|compassione]] che unifica la sfera soprannaturale con quella umana, e in virtù della quale qualsiasi evento, anche minimo, si ripercuote su ogni altro.<ref>Pier Angelo Gramaglia, ''Tertulliano. La testimonianza dell'anima'', p. 98, edizioni Paoline, Roma 1982 ISBN 88-215-0393-3.</ref> L'uomo vi occupa un posto privilegiato, in quanto partecipe attivo del ''[[Logos]]'', che anima l'universo ed è presenza immamente del divino nelle vicende del mondo, il quale è perciò un tutto omogeneo, nel quale non ci sono zone vuote. Contro l'[[epicureismo]] che spiegava la realtà sulla base di mere [[meccanicismo|leggi meccaniche]], gli stoici affermano la fluidità e penetrabilità dei corpi, i quali si condizionano a vicenda:
{{citazione|[il logos] attraversa tutte le cose mescolandosi al grande come ai piccoli astri luminosi.|[[Cleante]], ''Inno a Zeus''<ref>Hans Von Arnim, ''Stoicorum veterum fragmenta'', I, Lipsia 1903.</ref>}}
 
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===Cristianesimo===
[[File:Cross and stars.jpg|thumb|Cupola del [[Mausoleo di Galla Placidia]], dove la [[croce cristiana|croce]], circondata da un insieme concentrico di stelle, assume una funzione accentratrice e riassuntiva del cosmo]]
Tali correnti furono accolte solo in parte all'interno del [[cristianesimo]], che descriveva l'uomo a immagine e somiglianza di [[Dio]], cioè del Creatore, ma escludeva per ciò stesso una commistione con gli elementi del creato, come affermato ad esempio da [[Gregorio di Nissa]].<ref>«In che cosa consiste, secondo la Chiesa, la grandezza dell'uomo? Non nella somiglianza con il cosmo, ma nell'essere ad immagine del Creatore della nostra natura» (Gregorio, ''De hominis opificio'', cap. 16; trad. it di Bruno Salmona, ''L'uomo'', pag. 73, Città Nuova, 2000).</ref> Ciò non vuol dire tuttavia che si negassero delle forme di analogia per cercare di spiegare la realtà immanente collegandola con quella trascendente. Lo stesso [[Paolo di Tarso|san Paolo]] enunciava una correlazione fra [[cosmogonia|cosmogenesi]] e [[ontogenesi]], cioè tra evoluzione del mondo ed evoluzione dell'uomo: {{quote biblico|La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa - e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.|Romani|8, 19-23}}
 
Sarà poi soprattutto [[Agostino d'Ippona]], recuperando gran parte della tradizione [[platonismo|platonica]] e [[neoplatonica]], a sostenere l'idea d'una progressiva gradualità fra i beni inferiori ed il Bene Assoluto, una "[[incommensurabilità|commensurabilità]]" tra la perfezione divina e l'imperfezione.<ref>Concezione che ricorre esplicitamente in diverse sue affermazioni, ad esempio: «Tutto è bene, anche ciò che si corrompe, ma non al più alto grado» (''De vera religione'', XIX, 37).</ref>
 
Più tardi anche [[Tommaso d'Aquino]] si farà portatore di una visione cosmologica incentrata sul principio di analogia: la creazione è per lui strutturata gerarchicamente, in un perenne passaggio dalla potenza all'atto, secondo una scala ascendente che va dalle piante agli animali, e da questi agli uomini, fino agli [[angelo|angeli]] e a [[Dio]], che in quanto [[motore immobile]] dell'universo è responsabile di tutti i processi naturali. Creando continuamente il mondo dal pieno di Sé, in un processo tuttora ininterrotto, ne risulta che la realtà è una Sua emanazione, fatta come dice la [[Genesi]] a Sua «immagine e somiglianza»; gli enti sono una copia di Dio, pur non coincidendo con Dio stesso che appunto non risiede nelle realtà naturali, perché ciò significherebbe [[panteismo]], che Tommaso rifugge. A differenza degli esiti a cui giungerà la [[filosofia scolastica|scolastica]] più tarda, esiste dunque un'analogia tra il piano immanente e quello trascendente, intesa da Tommaso in senso prevalentemente [[qualità (filosofia)|qualitativo]], a differenza dei rapporti logico-matematici intercorrenti su un piano orizzontale, cioè tra enti di pari natura, dove prevale un'analogia di tipo [[quantità (filosofia)|quantitativo]].
 
===Rinascimento===