Massimo Scaligero: differenze tra le versioni
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L'opera di Scaligero mantenne una continuità linguistico-espressiva sia nei confronti dell'[[Attualismo (filosofia)|attualismo]] che dell'[[antroposofia]].
Il pensiero e la ricerca di Scaligero, pur nell'ossequio di una continuità culturale da lui mai rinnegata, mantenne carattere di assoluta originalità tanto che il filosofo e orientalista [[Giuseppe Tucci]] (amico ed allievo di [[Giovanni Gentile]] nonché suo successore all'[[Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente|IsMEO]]) ravvisò in lui "il maggiore pensatore italiano del XX secolo"<ref>(...) se il vigore igneo e cristallino del suo pensiero indusse taluni - come l'orientali sta Giuseppe Tucci - a ravvisare in lui il maggiore pensatore italiano del XX secolo, per altro verso si ritrovano qua e là nelle sue opere osservazioni sulla pratica della preghiera e sul senso della devozione, cosa non consueta nel magistero di personalità rispondenti al tipo "filosofo puro".
(Giancarlo Roggero, ''Antonio Rosmini e la fedeltà micheliana del nostro tempo;'' Estrella de Oriente 2009, pag.132)</ref>.
Fu capo redattore de ''L'Italia Marinara - mensile della Lega
Scaligero ricevette spunti fecondi da [[Julius Evola]] (1898-1974), una figura preminente del moderno esoterismo italiano. Lo incontrò per la prima volta nel 1930. Il [[Tradizione|tradizionalismo]] di Evola era fortemente critico riguardo l'insegnamento di Steiner, malgrado il mantenimento di buoni rapporti con alcuni antroposofi italiani. Fu Evola tuttavia ad introdurre Scaligero a [[Giovanni Colazza|Colazza]] e all'[[antroposofia]]. Divenuto discepolo diretto di [[Giovanni Colazza]], Scaligero fu fra i maggiori prosecutori delle idee di [[Rudolf Steiner]] in Italia e contribuì a far conoscere e diffondere l'[[Antroposofia]].▼
Negli ultimi vent'anni della sua vita riceveva presso il suo studio romano sito in via dei Cadolini e teneva incontri aperti a tutti presso un'abitazione messagli a disposizione da alcuni amici sita in via Barrili (Roma). I resoconti di questi incontri, che si sviluppavano su temi posti dalle domande dei presenti, sono pubblicati sulla rivista ''Graal'' (ed. Tilopa). Fra i suoi discepoli ed ammiratori vi furono anche [[Pino Rauti]], [[Enzo Erra]] e [[Pio Filippani Ronconi|Pio Filippani Ronconi,]] [[Giuseppe Tucci]] , l'architetto ebreo Vittorio Leti Messina, il violinista ebreo Aldo Spizzichino, il compositori [[Roberto Lupi]] e Claudio Gregorat, il Dott. Fabio Burigana, il filosofo magiaro
▲Scaligero ricevette spunti fecondi da [[Julius Evola]] (1898-1974), una figura preminente del moderno esoterismo italiano. Lo incontrò per la prima volta nel 1930. Il [[Tradizione|tradizionalismo]] di Evola era fortemente critico riguardo l'insegnamento di Steiner, malgrado il mantenimento di buoni rapporti con alcuni antroposofi italiani. Fu Evola tuttavia ad introdurre Scaligero a [[Giovanni Colazza|Colazza]] e all'[[antroposofia]]. Divenuto discepolo diretto di [[Giovanni Colazza]], Scaligero fu fra i maggiori prosecutori delle idee di [[Rudolf Steiner]] in Italia e contribuì a far conoscere e diffondere l'[[Antroposofia]].
▲Fu capo redattore de ''L'Italia Marinara - mensile della Lega navale italiana'' e direttore responsabile (dal 1955) della rivista di studi orientali ''East and West'',<ref>Angelo Iacovella, ''Uno sguardo a Oriente'', introduzione a Julius Evola, ''Oriente e Occidente: Le collaborazioni a East and West, 1950-1960'', Mediterranee, 2001, pp. 20-21.</ref> organo dell'[[Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente|ISMEO]] ([[Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente]]), trimestrale in [[lingua inglese]] fondato da [[Giuseppe Tucci]].
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===Scaligero gli anni del fascismo e la "redenzione"===
Scaligero iniziò a scrivere per la stampa fascista fin da giovane età. Molti dei suoi primi saggi apparvero nel 1931, salutando il fascismo come il portatore 'di quella spiritualità luminosa che è la principale caratteristica delle civiltà superiori'. Pubblicò in organi di stampa fascisti nel 1932 e 1933. I suoi primi articoli impiegano una terminologia esoterica, e l’argomento spirituale fu un elemento consistente in tutta la sua opera. Scaligero preconizzava una 'spiritualità fascista' in un articolo di prima pagina nel Regime Fascista nell’agosto 1938. Argomenti razziali appaiono nei suoi scritti fin dal 1935". "Scaligero enunciò la sua prospettiva esoterica in una prima opera magna, un libro del 1939 intitolato “''La Razza di Roma''”. La sua proposizione d’apertura si riferiva alla “nostra posizione razzista” come ad una specifica forma del razzismo italiano. Denunciando “il materialismo delle società democratiche”, Scaligero caratterizzava l’italiana come 'una razza destinata alla vittoria', con il regime fascista consolidante 'il razzismo in un senso vero e superiore'. Preoccupato di dimostrare le radici ariane della razza italiana, presentò un elaborato modello narrativo della teoria teosofica delle razze-radice, comprese le origini razziali iperboree, lo sviluppo e la caduta di Atlantide, ed un vasto panorama evolutivo in cui 'la razza ariana bianca' fondò la civilizzazione occidentale in tempi preistorici. I gruppi razziali nordici e mediterranei si fusero insieme nella razza di Roma migliaia di anni prima, sintetizzando i migliori tratti di quei gruppi. Gli antichi Romani rappresentavano l’armonizzazione delle due eredità razziali unite in un nobile impero. I popoli europei avevano riscoperto la loro primordiale unità ariana sotto la guida della Roma imperiale." Peter Staudenmaier, universitario che ha dedicato un importante studio ai rapporti fra nazismo, fascismo ed esoterismo, ha definito Massimo Scaligero una "figura ignominiosa" per la sua intensa attività di propaganda razzista ed antisemita al servizio del regime.<ref>Peter Staudenmaier, Between Occultism and Nazism: Anthroposophy and the Politics of Race in the Fascist Era", Aries Book, Brill, 2014</ref> Peter Staudenmaier tuttavia non rilegge nella sua totalità la vicenda biografica di Scaligero, cristallizzandolo entro la mera esperienza del periodo fascista. Come la universitaria italiana [[Mirella Serri]] dimostra nel suo libro "I Redenti", la vicenda biografica di Scaligero segnò, insieme a quella di uno sparuto numero di intellettuali italiani, un reale processo di redenzione dall'ideologia fascista.
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