Assedio di Arpi: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 47:
E quando i Romani si impadronirono della porta, i ''[[cornicines]]'' diedero fiato alle trombe per dare il segnale al console. Fabio allora comandò ai suoi di portare fuori degli accampamenti le insegne e poco prima dell'alba entrò in città attraverso la porta scardinata.<ref>{{cita|Livio|XXIV, 46.6-7}}.</ref> Gli abitanti di Arpi si svegliarono, ora che la pioggia era cessata e si intravedeva l'alba.<ref>{{cita|Livio|XXIV, 47.1}}.</ref> In città vi erano circa cinquemila uomini di Annibale di guarnigione, mentre gli abitanti di Arpi ne avevano tremila.<ref name="Livio24,47.2">{{cita|Livio|XXIV, 47.2}}.</ref>
 
I Cartaginesi furono i primi ad andare incontro ai Romani. Inizialmente si combatté al buio delle strette vie. Più tardi i cittadini di Arpi ede i Romani cominciarono a parlare tra loro. Ai primi venne chiesto per qual motivo, loro che erano Italici, avessero preferito allearsi con i Cartaginesi, facendo diventare l'Italia tributaria dell'Africa.<ref>{{cita|Livio|XXIV, 47.3-5}}.</ref>
{{citazione|Gli abitanti di Arpi si scusarono, sostenendo di non essere a conoscenza di niente e che erano stati venduti dai loro capi ad Annibale.|{{cita|Livio|XXIV, 47.6}}.}}
Alla fine il pretore di Arpi venne condotto davanti al console. Date ai Romani le dovute rassicurazioni di fedeltà, all'improvviso gli abitanti di Arpi volsero le loro armi contro i Cartaginesi, in favore dei Romani. Anche gli Iberi che erano poco meno di 1.000, consegnarono a Fabio le loro insegne senza porre alcuna condizione, salvo quella di chiedere ai Romani di far uscire incolume dalla città di Arpi, il presidio cartaginese. Le porte vennero allora aperte e i Cartaginesi poterono raggiungere ''[[Salapia]]'', dove si trovava Annibale.<ref>{{cita|Livio|XXIV, 47.7-9}}.</ref>