Terza guerra servile: differenze tra le versioni
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Crasso ricevette la [[pretore (storia romana)|pretura]] e sei nuove [[legioni romane|legioni]], oltre alle due legioni consolari di [[Lucio Gellio Publicola|Gellio]] e [[Gneo Cornelio Lentulo Clodiano|Lentulo]], per un totale di 40.000/50.000 uomini ben addestrati e pronti ad affrontare l'esercito dei ribelli.<ref>Appiano, i.118; {{SmithDGRA|articolo=Exercitus|url=http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.04.0063%3Aalphabetic%20letter%3DE%3Aentry%3Dexercitus-cn&force=y}}, p. 494; Appiano riporta il numero di legioni, mentre Smith fornisce una stima delle dimensioni di una legione durante tutta l'epoca romana, affermando che le legioni della tarda repubblica avevano da 5000 a 6200 uomini ciascuna.</ref> Crasso impose una ferrea e talvolta brutale disciplina ai suoi uomini, adoperando anche il metodo della [[decimazione]] di un'unità. [[Appiano di Alessandria|Appiano]] non racconta con sicurezza se Crasso decimò le due legioni consolari, per punirle della loro codardia, quando assunse l'''[[imperium]]'' o se, invece, sottopose alle decimazione tutto l'esercito a seguito di una sconfitta successiva (in tal caso avrebbe messo a morte fino a 4.000 legionari).<ref name=appiano1_118>Appiano, i.118</ref> [[Plutarco]] riporta solo la decimazione di cinquanta uomini di una [[coorte]] come punizione della sconfitta del suo legato Mummio nel primo scontro con Spartaco.<ref name="plutarco_10_1-3">Plutarco, ''Crasso'', x.1-3.</ref> Con queste azioni, Crasso dimostrò alle legioni che «egli era per loro molto più pericoloso del nemico», e spinse dunque i propri uomini a cercare ad ogni costo la vittoria piuttosto che incorrere nel rischio di deludere il proprio comandante.<ref name=appiano1_118 />
==== Crasso
Quando le forze di [[Spartaco]] si mossero nuovamente verso nord, [[Marco Licinio Crasso|Crasso]] dispose le proprie legioni sul confine della regione ([[Plutarco]] afferma che la prima battaglia tra le legioni di
A questo punto sembrò che il corso della guerra fosse cambiato: le legioni di Crasso riportarono numerose vittorie, uccidendo migliaia di schiavi ribelli, e obbligarono Spartaco a ritirarsi a sud, attraverso la Lucania fino allo [[stretto di Messina]]. Secondo [[Plutarco]], Spartaco si accordò con i [[pirateria|pirati]] [[Cilicia|cilici]] per farsi trasportare assieme a 2.000 dei suoi uomini in [[Sicilia (provincia romana)|Sicilia]], dove intendeva incitare altri schiavi alla rivolta e ottenere così rinforzi; i pirati, però, lo tradirono, prendendo il denaro che egli aveva dato loro e abbandonando gli schiavi ribelli.<ref name="plutarco_10_1-3" /> Le fonti minori sostengono che Spartaco mise in pratica diversi tentativi di attraversare lo stretto con zattere o di costruire navi, ma che Crasso prese misure non meglio specificate per assicurarsi che i ribelli non potessero passare in Sicilia, rendendone vani gli sforzi e ponendo fine ai loro tentativi.<ref name="floro_2_8" /><ref>[[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]], ''Per Quinto'', v.2.</ref>
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