Gentile di Sangro: differenze tra le versioni

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Nominato legato papale presso [[Carlo III di Napoli|Carlo di Durazzo]], al tempo in lotta con la regina [[Giovanna II di Napoli|Giovanna]] per il [[Regno di Napoli|trono di Napoli]]. Il 1° giugno [[1381]] Gentile di Sangro fu presente al giuramento di fedeltà alla Chiesa prestato nella [[Basilica di San Pietro in Vaticano|basilica di San Pietro]] da Carlo di Durazzo e sottoscrisse come testimone gli impegni assunti dal principe. Seguì, inoltre, Carlo nella sua impresa vittoriosa di conquista del [[Regno di Napoli]]; in particolare compito di Gentile di Sangro fu quello di riportare sotto l'obbedienza romana tutti i vari prelati meridionli che, seguendo i dettami della regina Giovanna, si erano schierati dalla parte dell'[[antipapa Clemente VII]]. Il 16 luglio 1381 Carlo entrò a Napoli con a fianco Gentile, il quale nei giorni successivi fece arrestare e deporre gli ecclesiastici di obbedienza avignonese e per far confiscare i loro beni, che furono ridistribuiti ai sostenitori di [[papa Urbano VI]] e di Carlo III di Durazzo; le epurazioni raggiunsero il culmine nel settembre [[1381]], quando Gentile, alla presenza del re e di un gran numero di baroni e di ecclesiastici napoletani, fece bruciare nella [[Basilica di Santa Chiara (Napoli)|basilica di Santa Chiara]] le insegne cardinalizie di [[Giacomo da Itri]] e [[Leonardo Rossi|Leonardo Rossi di Giffoni]], rimasti ancora legati all'obbedienza avignonese, e li costrinse ad abiurare e a riconoscere Urbano VI come papa legittimo. Il 25 novembre 1381 a Napoli nella [[Chiesa di Santa Maria Incoronata (Napoli)|chiesa dell'Incoronata]] incoronò [[Margherita di Durazzo]] come regina del Regno. Nel gennaio [[1382]] si trasferì nel castello di [[Anversa degli Abruzzi]], feudo della sua famiglia, e portò con sè gli esponenti più in vista dell'obbedienza avignonese arrestati nei mesi precedenti: i cardinali [[Giacomo da Itri]] e [[Leonardo Rossi]], il [[Arcidiocesi di Chieti-Vasto|vescovo di Chieti]] Tommaso Brancaccio e Stefano Migliarisi, in precedenza reggente della Magna Curia della Vicaria durante gli ultimi anni di regno di Giovanna.
 
Su ordine del pontefice 13 febbraio [[1382]] si portò a [[Benevento]] per dirimere una questione sorta tra Francesco Prignano, nipote di Urbano VI, e Guglielmo di Lagonessa, che controllava la città campana. Nel marzo successivo Urbano VI inviò a Napoli Gentile con i cardinali [[Bartolomeo Mezzavacca]], [[Niccolò Caracciolo Moschino]] e [[Ludovico da Venezia|Ludovico Donati]] per chiedere al re Carlo III il rispetto degli accordi ratificati, in particolare alla concessione dei feudi promessi a Francesco Prignano. Ma la ambasceria non raggiunse nessun risultato, tanto che Gentile fu richiamato alla Corte papale e fu dimesso da legato apostolico, come si deduce da una lettera pontificia del 15 agosto [[1382]]. Nei mesi successivi i rapporti tra papa e re si incrinarono sempre più, tanto che il papa si trasferì a Napoli con la vana speranza di prendere in pugno la situazione; nel giugno [[1384]] si rifugiò a [[Nocera Inferiore|Nocera]] nel [[castello del Parco]], in uno dei pochi feudi che erano stati effettivamente concessi al nipote Francesco. Gentile, che aveva seguito il papa, si stava avvicinando sempre più alle posizioni del re, che tra la fine del [[1382]] e l'[[inizio]] del [[1383]] aveva concesso al fratello del cardinale, Nicola, il feudo di [[Torremaggiore]], che resterà a lungo tra i possedimenti feudali della famiglia, e altri feudi sparsi tra Abruzzo, Molise e Puglia; inoltre Carlo III, accogliendo una richiesta del cardinale, aveva trasformato in burgensatici i beni feudali che lo stesso Nicola possedeva in [[L'Aquila|Aquila]].
 
Nel giugno del [[1386]] viVi fu un tentativo per la liberazione dei condannati i prigionieri, probabilmente organizzato dai cardinali [[Pietro Pileo da Prata]] e [[Galeotto Tarlati di Petramala]], che si erano momentaneamente riavvicinati a papa Urbano VI.
Grazie all'intervento delle truppe degli [[Orsini]], papa Urbano VI riuscì a fuggire, portandosi appresso i prigionieri, dal castello di Nocera, raggiungere [[Paestum]] e di lì, via mare, giungere a [[Genova]], ove i congiurati, con la sola eccezione del cardinale Adam Easton, a favore del quale intervenne il re d'Inghilterra, [[Riccardo II d'Inghilterra|Riccardo II]], vennero giustiziati nel dicembre [[1385]] (o l'11 gennaio [[1386]]).
 
Nel giugno del [[1386]] vi fu un tentativo per la liberazione dei condannati i prigionieri, probabilmente organizzato dai cardinali [[Pietro Pileo da Prata]] e [[Galeotto Tarlati di Petramala]], che si erano momentaneamente riavvicinati a papa Urbano VI.
 
L'8 febbraio [[1387]] la chiesa di Sant'Angelo dei Greci, nella [[Diocesi di Conversano-Monopoli|diocesi di Monopoli]], di cui era stato commendatario, fu concessa a qualcun altro.