Carrus de s'àlinu: differenze tra le versioni

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== Cenni storici ==
Alla base di questo racconto, vi è un fatto storico realmente accaduto: l'invasione da parte dei Mori del 1584.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books/about/De_chorographia_Sardiniae.html?id=PA85AAAAcAAJ&redir_esc=y|titolo=De chorographia Sardiniae: libri duo. Continens Lib. III. et IV|autore=Giovanni Francesco Fara|wkautore=Giovanni Francesco Fara|anno=1838|accesso=10 febbraio 2019}}</ref>
A ricordarlo è lo storico sardo [[Massimo Pittau]], che nella sua opera ''Toponimi della Sardegna Meridionale - significato e origine'', ricorda il grave episodio anche grazie alla testimonianza di [[Giovanni Francesco Fara]]. Fara descrisse il massacro ad opera dei Mori avvenuto nel centro abitato di Pabillonis e anche in quel di ''Gonnos'' e ''Fanadiga'' (a quel tempo ancora due paesi separati se pur limitrofi).<ref>{{cita web|url=http://www.pittau.it/Sardo/top_sard_meridionale.html|titolo=Toponimi della Sardegna meridionale - Significato e origine|autore=[[Massimo Pittau]]|accesso=10 febbraio 2019}}</ref></ref>
 
[[Vittorio Angius]] nel suo contributo al [[Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli stati di S. M. il Re di Sardegna]] degli [[anni 1850|anni cinquanta]] dell'[[XIX secolo|Ottocento]] definì così l'''invasione di Pavillonis''<ref>{{Cita libro|autore=Vittorio Angius|wkautore=Vittorio Angius|titolo=Città e villaggi della Sardegna dell'Ottocento, vol. 3 (Pabillonis-Zuri)|anno=2006|editore=Ilisso|p=1186}}</ref>:
 
{{citazione|Ma né pur in questo visse quel popolo sicuro dalla ferocia de' barbari, perché, come è notato nella storia, nell'anno 1584 gli affricani discesi nello stesso seno, e guidati, come è necessità supporre, da un rinegato, fecero assalto improvviso. Una parte dei popolani poté salvarsi colla fuga, gli altri, vedendosi stretti dai barbari, si ritirarono nella chiesa, e dal campanile e dal tetto combatterono per molte ore, sperando di esser soccorsi dalle genti dei prossimi paesi; ma prima che comparissero i desiderati liberatori la masnada barbarica espugnava la chiesa, legava in grandi funate i prodi con le persone imbelli, donne, vecchi e fanciulli, e poteva tornare indietro sino alle navi con i prigionieri e con la preda. Narrasi che il figlio d'una delle donne pabillonesi, nato in terra de' barbari e poi salvatosi con ricco peculio, abbia dimostrato le sue grazie a Dio offrendo in dono alla parrocchia un prezioso cuscino che si è conservato fino a questi giorni con la memoria del donatore, e ponesi nel giovedì santo sotto la croce.|}}