Peyrano: differenze tra le versioni
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== Storia ==
Sul finire del [[1914]] [[Lucia Peyrano]] inizia nell'attuale sede della ditta un'attività di fabbricazione e vendita di caramelle che dovrà sospendere a causa della guerra. A guerra finita, nel [[1919]] Lucia, riprende la produzione e la vendita di caramelle con la partecipazione del fratello Antonio, che però si rende conto di non poter competere con concorrenza delle grandi aziende industriali, dotate di costosi macchinari. Così nel 1920 la ditta ''Peyrano Lucia'' nel piccolo laboratorio di corso Moncalieri punta su un altro prodotto: il cioccolato. L'intera famiglia (Antonio, che ha problemi di salute, è affiancato dal nipote Giacomo e dalla nuora Angiola)<ref name = "gia">{{cita web|url=http://gentedipiemonte-torino.blogautore.repubblica.it/2011/04/17/peyrano-il-ritorno-dellalchimista/|titolo=Peyrano, il ritorno dell'alchimista|pubblicazione=repubblica.it|data=17 aprile 2011|accesso=11 febbraio 2019}}</ref> si lancia nella produzione e nella vendita e, anno dopo anno, con l'ausilio di nuove macchine, all'Alpino (il loro primo cioccolatino ripieno al liquore) se ne aggiungono di nuovi: nascono così le "noci", le "nocciole", le "mandorle", le "conchiglie", i "cuori", i "[[gianduiotto|gianduiotti]]", i "cremini", il "quadretto" e molti altri. L’''Alpino'' è coperto da un “brevetto per marchio d'impresa” rilasciato il 27 luglio 1935. Il 12 aprile 1938 l'azienda ottenne l'ambito riconoscimento di "Fornitore della Real Casa di Savoia" da [[Vittorio Emanuele III di Savoia]].<ref>{{Cita web|url=http://peyrano.com/it/content/7-100-anni-di-gusto |titolo=Peyrano 100 anni di gusto |autore= |sito=peyrano.com |data= |lingua=It |accesso=13 maggio 2018}}</ref>
=== Passaggi di mano ===
Nel secondo dopoguerra entrano in azienda i figli di Giacomo, Giuseppe (1933) e Giorgio (1938). Nel [[1963]] viene rilevata la pasticceria Pfatisch di corso Vittorio Emanuele a Torino che diventerà "''Peyrano Pfatisch''" e continuerà in corso Moncalieri l'attività di produzione di pasticceria e confetteria unita a quella della vendita dei cioccolatini. L'impegno principale di Giuseppe è rivolto alla pasticceria di corso Vittorio Emanuele, quello di Giorgio verso il laboratorio.
A metà degli anni Novanta non c'è più sintonia tra i due fratelli,<ref name = "gia"/> proprietari ciascuno di metà del capitale. Così nel [[2002]] Giorgio con la moglie Bruna esce dall'azienda cedendo la sua quota al fratello il quale fa entrare nel capitale della Peyrano la famiglia Maione di Napoli, con un'attività che spazia dall'alimentare (Pastificio Russo) alla biotecnologia, dal software alla chimica.<ref name = "mai">{{cita web|url=https://www.lastampa.it/2015/10/09/cronaca/bancarotta-e-ritorno-vita-morte-rinascita-del-marchio-peyrano-B6s05TPWsa5BFYS2d0C4YI/pagina.html|titolo=Bancarotta e ritorno. Vita, morte, rinascita del marchio Peyrano|data=9 ottobre 2015|accesso=11 febbraio 2019}}</ref> Nasce così la collaborazione tra le due famiglie. Nel 2006 il controllo dell'azienda passa ai Maione (Mario Maione e la figlia Mariella) in seguito ad un aumento di capitale che Giuseppe Peyrano non sottoscrive.
Nel dicembre 2010, a causa di difficoltà economiche del gruppo napoletano, il tribunale fallimentare di Torino decreta il fallimento dell'azienda Peyrano, gestita dalla famiglia Maione<ref>{{cita web|url=http://www.lastampa.it/2010/12/16/cronaca/peyrano-e-fallito-finisce-un-epocaper-il-cioccolato-zZ0SUAtTWrztl6LGV0otVI/pagina.html|titolo=Peyrano è fallito, finisce un'epoca per il cioccolato|data=16 dicembre 2010|accesso=27 marzo 2018}}</ref>.
Nel marzo 2011 i coniugi Giorgio e Bruna Peyrano riacquistano l'azienda in un'asta fallimentare e diventano nuovamente proprietari della fabbrica, al prezzo di due milioni e diecimila euro<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/04/03/il-gianduiotto-oro-bruna-giorgio-peyrano.html?ref=search|titolo=Il Gianduiotto d'oro a Bruna e Giorgio Peyrano|data=3 aprile 2011|accesso=27 marzo 2018}}</ref><ref name = "mai"/><ref name = "gia/> Tutte le fasi della lavorazione del cioccolato avvengono nello stabilimento Peyrano, dalla tostatura al prodotto finito: tostatura con legno d'ulivo, macinatura ed eliminazione della buccia, [[miscelazione]] delle diverse qualità del cacao con zucchero, raffinazione e concaggio per 72 ore consecutive. Non vengono usati prodotti da terzi.
Nel gennaio 2017 viene chiusa a Torino la storica pasticceria Peyrano,<ref>{{cita web|url=http://www.lastampa.it/2017/01/18/cronaca/chiude-peyrano-la-pasticceria-di-casa-reale-licenziati-gli-ultimi-dipendenti-rimasti-PNfI49qs85tSJ4PYeA4oyO/pagina.html|titolo=Chiude Peyrano, la pasticceria di Casa Reale|data=18 gennaio 2017|accesso=27 marzo 2018}}</ref> a cui fa seguito nel 2019 il laboratorio di Corso Moncalieri a Torino.<ref>{{cita web|url=https://torino.repubblica.it/cronaca/2019/02/08/news/dopo_pernigotti_chiude_anche_peyrano_l_inverno_amaro_del_cioccolato_piemontese-218604774/|titolo=Dopo Pernigotti, chiude anche Peyrano: l'inverno amaro del cioccolato piemontese|data=8 febbraio 2019|accesso=8 febbraio 2019}}</ref>
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