Politica dell'Iraq: differenze tra le versioni
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Il giorno della presentazione al parlamento del governo, la cosiddetta “Zona Verde” di [[Baghdad]], dove sono concentrati i ministeri, è stata presidiata ancor più del solito dalle forze di sicurezza, ma la giornata è stata comunque funestata come ogni giorno da attentati e uccisione; in particolare nella stessa Baghdad (quartiere di [[Sadr City]], e nella cittadina di [[Qa'im (Iraq)|Qa'im]], presso il confine con la [[Siria]]. Tra le priorità del nuovo governo vi era naturalmente la sicurezza e il tentativo di impedire che nel paese scoppiasse definitivamente una guerra civile provocata dai gruppi armati. A tale scopo sono state avviate trattative di pace con alcuni gruppi di guerriglieri sunniti che non hanno compiuto attentati contro i civili ed è stata espressa dal Primo Ministro l'intenzione di sciogliere o assorbire nelle forze regolari le milizie dei vari partiti. Inoltre, furono promessa la lotta alla corruzione e la definizione di un calendario per sostituire con forze irachene i militari stranieri della forza multinazionale.
Tra il [[2007]] e il [[2008]], anche grazie all'incremento di truppe americane e alla maggiore presenza e autonomia delle truppe irakene, a partire dal "Movimento del Risveglio" (tribale) nella provincia di al-Anbar, un numero crescente di sunniti ha abbandonato il fiancheggiamento di [[al-Qa'ida in Iraq]] e la resistenza [[baath]]ista - saddamista per accettare il nuovo regime. Anzi molti sunniti sono entrati nell'organizzazione militare anti-qaedista "Figli dell'Iraq", che a fine 2008 contava 90.000 militanti. Finanziati inizialmente dagli USA, a fine 2008 i [[
Questi risultati hanno facilitato, alla fine del 2008, un accordo tra Stati Uniti ed Iraq sul ritiro delle truppe americane entro la fine del 2011 (e da tutte le città entro metà 2009), uno degli ultimi atti della presidenza Bush. Siglato dopo lunghe trattative, è stato approvato dal Parlamento irakeno, tra le forti critiche dei partiti di opposizione.
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== Elezioni parlamentari del 7 marzo 2010 ==
{{vedi anche|Elezioni parlamentari in Iraq del 2010}}
Le elezioni parlamentari in Iraq del
Le migliori condizioni di sicurezza consentirono una piena partecipazione dei sunniti, inoltre la legge elettorale fu modificata permettendo di rendere noti i nomi dei candidati nelle liste, e quindi di esprimere un voto di preferenza.
I risultati elettorali videro il [[Movimento Nazionale Iracheno|Movimento nazionale iracheno]] (al-ʿIrāqiyya) di [[Iyad Allawi]] come lista maggioritaria (25% dei voti e 91 seggi), seguito dalle due liste sciite, la [[Coalizione dello Stato di Diritto]] del Primo Ministro [[Nuri al-Maliki]] (24% dei voti e 89 seggi), e l'[[Alleanza Nazionale Irachena|Alleanza nazionale irachena]] dell'ex Primo Ministro [[Ibrahim al-Ja'fari]] (18% dei voti e 70 seggi), sorte dalla separazione dell'[[Alleanza Irachena Unita|Alleanza irachena unita]] volta presentatesi separate Tuttavia, ▼
I principali temi della campagna elettorale furono la lotta alla corruzione e il rafforzamento dello [[Stato di diritto]], gli investimenti pubblici in infrastrutture, la lotta alla disoccupazione in tempi di crisi, il bilancio pubblico gravato da una riduzione delle entrate a causa del calo dei prezzi del petrolio.
▲I risultati elettorali videro il [[Movimento Nazionale Iracheno|Movimento nazionale iracheno]] (al-ʿIrāqiyya) di [[Iyad Allawi]] come lista maggioritaria (25% dei voti e 91 seggi), seguito dalle due liste sciite, la [[Coalizione dello Stato di Diritto]] del Primo Ministro [[Nuri al-Maliki]] (24% dei voti e 89 seggi), e l'[[Alleanza Nazionale Irachena|Alleanza nazionale irachena]] dell'ex Primo Ministro [[Ibrahim al-Ja'fari]] (18% dei voti e 70 seggi), sorte dalla separazione dell'[[Alleanza Irachena Unita|Alleanza irachena unita]].
L'Alleanza del Kurdistan, coalizione dei due principali partiti curdi, ottenne un buon risultato nelle regioni a maggioranza curda (14,5% dei voti e 43 seggi).
=== Governo Maliki II (2010-2014) ===
Successivamente al voto vi furono polemiche su quale partito dovesse esprimere il Primo Ministro e fu richiesto il riconteggi dei voti. Tuttavia, successivamente al voto, le due liste sciite provenienti dalla dissolta [[Alleanza Irachena Unita|Alleanza irachena unita]] riformarono una coalizione di governo eleggendo per un secondo mandato come Primo Ministro [[Nuri al-Maliki]].
Il periodo elettorale e quello immediatamente successivo furono disseminati da decine di attentati e molte vittime.
== Elezioni parlamentari del 30 aprile 2014 ==
{{vedi anche|Elezioni parlamentari in Iraq del 2014}}
Le elezioni si svolsero in un contesto di instabilità e violenza, mentre proseguivano gli attentati terroristici in tutto il Paese e gli insorti iracheni avanzavano dalle città di [[Falluja]] e [[Ramadi]] nel [[governatorato di al-Anbar]], stringendo alleanze con gli insorti siriani
La campagna elettorale fu dominata dalla questione della sicurezza e del ristabilimento della pace, mentre i temi economico-sociali, come le carenze di servizi pubblici essenziali, passarono in secondo piano. I media locali si focalizzarono sulle accuse reciproche tra i candidati e sugli scandali piuttosto che su temi politici<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.al-monitor.com/pulse/originals/2014/04/iraq-elections-absence-electoral-programs.html#|titolo=Iraqi elections: all talk, no walk|rivista=Al Monitor|data=17 aprile 2014}}.</ref>, inoltre i candidati facevano spesso appello alle origini etniche, religiose e tribali del loro elettorato di riferimento, con un'impostazione tipicamente settaria
Il
=== Governo Abadi (2014-2018) ===
Le elezioni videro la riconferma del Partito dell'Appello, che tuttavia dovette associarsi anche con i partiti curdi e sunniti per ottenere la maggioranza dei due terzi necessaria all'elezione del Presidente, [[Fu'ad Ma'sum]], il quale incaricò [[Haider al-Abadi]] di formare il nuovo governo. Il governo si insediò l'8 settembre 2014, con un'ampia coalizione della maggior parte dei partiti politici.▼
▲Le elezioni videro la riconferma
Il governo del premier uscente [[Haydar al-'Abadi]], il cui mandato scadeva nel settembre 2017, fu prolungato fino al 2008 a causa del protrarsi della [[Guerra civile in Iraq|guerra civile]] contro lo [[Stato Islamico]] nelle regioni settentrionali del Paese. La guerra fu dichiarata conclusa ufficialmente il 9 dicembre 2017, consentendo la ripresa del processo elettorale e lo svolgimento delle elezioni il 12 maggio<ref>{{cita web |titolo=Législatives en Irak : « C’est l’une des plus importantes élections depuis longtemps » |url=https://www.la-croix.com/Monde/Moyen-Orient/Legislatives-Irak-Cest-lune-importantes-elections-longtemps-2018-04-10-1200930442 |rivista=La Croix |data=10 aprile 2018 |issn=0242-6056 |accesso=19 maggio 2018 }}.</ref>.
== Elezioni parlamentari del 12 maggio 2018 ==
{{vedi anche|Elezioni parlamentari in Iraq del 2018}}
▲Il governo del premier uscente [[Haydar al-'Abadi]], il cui mandato scadeva nel settembre 2017, fu prolungato fino al 2008 a causa del protrarsi della [[Guerra civile in Iraq|guerra civile]] contro lo [[Stato Islamico]] nelle regioni settentrionali del Paese. La guerra fu dichiarata conclusa ufficialmente il 9 dicembre 2017, consentendo la ripresa del processo elettorale e lo svolgimento delle elezioni il 12 maggio<ref>{{cita web |titolo=Législatives en Irak : « C’est l’une des plus importantes élections depuis longtemps » |url=https://www.la-croix.com/Monde/Moyen-Orient/Legislatives-Irak-Cest-lune-importantes-elections-longtemps-2018-04-10-1200930442 |rivista=La Croix |data=10 aprile 2018 |issn=0242-6056 |accesso=19 maggio 2018 }}.</ref>.
I risultati elettorali hanno visto l'affermazione come primo partito del [[Muqtada al-Sadr|Movimento sadrista]]; nonostante le polemiche su possibili brogli elettorali, il riconteggio parziale dei voti conferma i risultati precedenti, che vedono l'assegnazione alla coalizione sadrista Saarun di 54 seggi su 329. [[Muqtada al-Sadr]] viene dunque incaricato di formare un governo di coalizione<ref>{{cita web |titolo=Législatives en Irak : la victoire de Moqtada Al-Sadr confirmée par les résultats définitifs |url=https://www.lemonde.fr/moyen-orient-irak/article/2018/05/19/legislatives-en-irak-la-victoire-de-moqtada-al-sadr-confirmee-par-les-resultats-definitifs_5301382_1667109.html |rivista= le Monde |data=19 maggio 2018}}.</ref>.
Nonostante gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] abbiano cercato di influenzare le trattative affinché si formasse un governo di coalizione con i partiti filo-occidentali
Il 23 giugno anche la coalizione del Primo ministro uscente si aggiunse alla coalizione
== Note ==
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