Acireale: differenze tra le versioni

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'''Acireale''' (''Jaci-Riali'' o ''Jaci'' in [[Lingua siciliana|siciliano]]<ref>{{cita libro| AA. | VV. | Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani | 1996 | GARZANTI | Milano|p= 5/6}}</ref>) è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di 52 042 abitanti. È il secondo comune più popoloso della [[Città metropolitana di Catania|città metropolitana di Catania]] in [[Sicilia]], il quattrodicesimo [[Comuni della Sicilia|quattordicesimo comune più popoloso della Sicilia]] (nonché il sesto comune non capoluogo più popoloso della medesima regione) ed il [[Comuni d'Italia per popolazione|136º più popoloso in Italia]].
 
È il centro principale dell'[[Area urbana acese|hinterland acese]], comprendente, oltre ad Acireale, i comuni di [[Aci Catena]], [[Aci Sant'Antonio]], [[Aci Castello]], [[Aci Bonaccorsi]], [[Valverde (Sicilia)|Valverde]] e parte di [[Santa Venerina]] e di [[Zafferana]], in origine tutti ricompresi nel territorio dell'antica ''Aquilia'', che insieme formano un'unica [[area urbana]] senza soluzione di continuità di oltre 130.000 abitanti.
 
Città formatasi da piccole migrazioni dal territorio a sud, oggi l'impianto urbanistico è quello tipico delle città tardo-medievali della [[Sicilia]].
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Al centro di ricchi traffici mercantili e popolata da nobili e ricchi artigiani per secoli, Acireale è stata vicina spesso ad affermarsi come capitale, specie nei confronti degli altri casali vicini a cui fornì sia le menti che finanziamenti. Tuttavia la storia della città caratterizzata da crescite e crisi la farebbero meglio definire come capitale "semi-perfetta". Acireale non fu mai capitale (tranne un brevissimo periodo nel [[XVI secolo]], con gli [[Alagona]]) ed a testimonianza quasi eloquente di questo paradosso può essere portato il [[Duomo di Acireale|Duomo]], realizzato nelle maestose forme tardo-barocche secoli prima che la città fosse elevata a sede di [[Diocesi di Acireale|Diocesi]], le chiese, i palazzi nobiliari e tutto il suo centro storico o la stessa riacquisizione della demanialità operata con una onerosa tassazione delle mercanzie, avvenuta fra l'altro ben due volte.}}
 
Si narra che Acireale e le altre Aci trassero la propria origine da [[Xiphonia]], una misteriosa città greca oggi del tutto scomparsa. I poeti [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]] e [[Publio Ovidio Nasone|Ovidio]] fecero risalire il [[mito]] della fondazione alla storia d'amore tra [[Galatea (Nereide)|Galatea]] e [[Aci (mitologia)|Aci]], ucciso per gelosia dal [[Ciclope (mitologia)|ciclope]] [[Polifemo]].
 
In epoca romana nello stesso territorio nacque una città chiamata Akis, e che storicamente partecipò alle [[guerre puniche]]. Nel [[Medioevo]] il borgo si consolidò attorno al [[castello di Aci]] e solo nel [[XIV secolo|Trecento]] una decina di nuclei familiari si spostarono più a nord, dove nacque ''Aquilia (Aci d'Aquila)'' o ''Aquilia Nuova'', primo punto stabile dell'odierna città.
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=== Miti e leggende ===
Ad Acireale alla storia si affianca spesso la leggenda, soprattutto nel [[Mito di fondazione|mito della fondazione]]. Tra le leggende Aci e Galatea, l'avventura di Odisseo contro il ciclope [[Polifemo]], un bosco nato dalla vendetta di [[Zeus]] contro dei [[Giganti (mitologia greca)|giganti]] ed una leggenda relativa alla fuga dell'[[esercito cartaginese]] davanti ad una colata dell'[[Etna]].
* La leggenda paronima, da cui poi nascerebbe anche il nome della città e dei casali, fu l'idillio di amore fra [[Aci (mitologia)|Aci]] e [[Galatea (Nereide)|Galatea]] ed è introdotta da [[Publio Ovidio Nasone|Ovidio]] nelle [[Le metamorfosi (Ovidio)|Metamorfosi]], da [[Teocrito]], da [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], da [[Posidippo]], da [[Filosseno (poeta)|Filosseno]], da [[Callimaco]], da [[Ermesianatte]] e da [[Euforione di Calcide|Euforione]]. La bellissima ninfa Galatea era innamorata del pastorello Aci. Il loro amore era contrastato da [[Polifemo]], terribile ciclope che, infuriato dalla gelosia, scagliò contro il pastorello un sasso, provocandone la morte. La ninfa, disperata per la perdita di Aci, supplicò gli dèi affinché lo restituissero in vita ed essi, accogliendo le preghiere, trasformarono il pastorello in un fiume eterno, chiamato Aci. Il [[Aci (fiume)|fiume Aci]], che ha un cammino sotterraneo ignoto e fa parte del ricchissimo sistema imbrifero etneo, sfocia sia in località Acque grandi ("acquaranni") tra Acireale e Capomulini, sotto un poderoso banco lavico, sia nella frazione di Santa Maria la Scala (''Testa di l'Acqua''), presso il "Molino di Miuccio", con acqua limpidissima e gelida, sia a nord del quartiere di Santa Caterina (''Acqu'e ferru'') dove ha un caratteristico effetto rossiccio, causato dalla presenza di [[ossido di ferro|ossidi di ferro]], che nella fantasia popolare, sulla base dei versi ovidiani, viene attribuito al [[sangue]] di Aci.
Nella [[Villa Belvedere (Acireale)|Villa Belvedere]] è esposto un gruppo scultorio di Aci e Galatea, copia in marmo eseguita al pantografo sul modello in gesso patinato esposto alla [[Biblioteca e pinacoteca Zelantea|Biblioteca Zelantea]], opera di [[Rosario Anastasi]] del [[1846]], che rappresenta l'epilogo del mito, l'ultimo atto, quando Galatea, con la sua drammatica invocazione agli dèi, vorrebbe risuscitare il suo amato Aci ucciso da un sasso scagliato da Polifemo. A venti anni di distanza, nel [[1866]], [[Auguste Ottin]] adatta nella seicentesca Fontana Medici dei [[Giardini del Lussemburgo]] di [[Parigi]], la marmorea composizione con Galatea languidamente distesa accanto ad Aci cui fa da contrasto il bronzeo Polifemo che li guata geloso sovrastandoli, preludio della sua primordiale vendetta.