Tempo: differenze tra le versioni

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Un grande contributo alla riflessione sul problema del tempo lo si deve al filosofo francese [[Henri Bergson]] il quale, nel suo ''Saggio sui dati immediati della coscienza'' osserva che il tempo della fisica non coincide con quello della coscienza. Il tempo come unità di misura dei fenomeni fisici, infatti, si risolve in una spazializzazione (come ad esempio le lancette dell'orologio) in cui ogni istante è oggettivamente rappresentato e qualitativamente identico a tutti gli altri; il tempo originario, invece, si trova nella nostra coscienza che lo conosce mediante intuizione; esso è soggettivo, e ogni istante risulta qualitativamente diverso da tutti gli altri.
 
Un altro grande progresso del pensiero è stato la formulazione della [[teoria della relatività]] ("ristretta" nel [[1905]] e "generale" nel [[1916]]) di [[Albert Einstein|Einstein]], secondo la quale il tempo non è assoluto, ma dipende dalla velocità (quella della luce è una costante universale: c = 299.792,458 [[chilometrometri|kmm]] al [[secondo]]) e dal [[sistema di riferimento|riferimento spaziale]] che si prende in considerazione. Secondo Einstein è più corretto parlare di [[spaziotempo]], perché i due aspetti (cronologico e spaziale) sono inscindibilmente correlati tra loro; esso viene modificato dai [[campo di forza|campi]] [[forza di gravità|gravitazionali]], che sono capaci di deflettere la [[luce]] e di rallentare il tempo ([[teoria della relatività generale]]).
 
Secondo la [[relatività ristretta]] il tempo di un osservatore è uguale a quello di un altro osservatore solo se viene moltiplicato per un certo fattore che dipende dalla velocità relativa dei due osservatori. Più in particolare le [[Trasformazione di Lorentz|formule di Lorentz]] sono le seguenti: