Galileo Galilei: differenze tra le versioni
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{{Citazione|La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne' quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.|Galileo Galilei, ''[[Il Saggiatore (Galileo)|Il Saggiatore]]'', [[s:Il Saggiatore/6#La filosofia|Cap. VI]]}}
{{Bio
|Nome =
|Cognome = Galilei
|Sesso = M
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Il suo nome è associato a importanti contributi in [[Dinamica (fisica)|dinamica]]<ref>[[Principio di inerzia|Principio d'inerzia]], [[legge della caduta dei gravi]] e un primo approccio alla relatività ([[relatività galileiana]]), che sarà generalizzato solo nel 1905 dalla [[relatività speciale]] di Einstein.</ref><ref>Dopo la morte di [[Archimede]] avvenuta nel 212 a.C., il tema filosofico del movimento cessò di essere oggetto di discussione allorché [[Gerardo di Bruxelles]] vissuto nella seconda metà del [[XII secolo]] nel suo ''Liber de motu'' riprese la definizione di velocità uniforme già considerata dal matematico del [[III secolo a.C.]] [[Autolico di Pitane]], e si avvicinò alla moderna definizione di velocità come rapporto fra due quantità non omogenee quali la distanza e il tempo. In {{en}}Marshall Clagett, "The Reduction of Curvilnear Velocities to Uniform Rectilinear Velocities," ''A Source Book in Medieval Science'', ed. Edward Grant (Harvard University Press, 1974), 234 e in {{en}}Joseph Mazur (2007), ''Zeno's Paradox: Unraveling the Ancient Mystery of the Science of Space and Time'' (London: Plame), 50–51.</ref> e in [[astronomia]] (legati al perfezionamento del [[telescopio]], che gli permise importanti osservazioni astronomiche<ref>L'osservazione delle [[Macchia solare|macchie solari]], la prima descrizione della [[Luna|superficie lunare]] e la scoperta dei [[Satellite naturale|satelliti]] di [[Giove (astronomia)|Giove]], delle fasi di [[Venere (astronomia)|Venere]] e della composizione stellare della [[Via Lattea]].</ref>) oltre all'introduzione del [[metodo scientifico]] (detto spesso ''metodo galileiano'' o ''metodo scientifico sperimentale''). Di primaria importanza fu anche il suo ruolo nella [[rivoluzione astronomica]], con il sostegno al [[sistema eliocentrico]]<ref>Ipotesi autenticamente eliocentrica fu quella di [[Aristarco di Samo]], poi sostenuta e dimostrata da [[Seleuco di Seleucia]]. Il modello copernicano, contrariamente a quanto generalmente ritenuto, è ''eliostatico'', ma ''non eliocentrico'' (vedi nota seguente). Il sistema di [[Keplero]] non è ''né eliocentrico'' (il Sole occupa infatti uno dei fuochi dell'orbita ellittica di ciascun pianeta che gli ruota attorno), ''né eliostatico'' (a causa del moto di rotazione del Sole attorno al proprio asse). La descrizione [[Isaac Newton|newtoniana]] del sistema solare eredita le caratteristiche [[Cinematica|cinematiche]] (orbite ellittiche e moto rotatorio del Sole) di quella kepleriana, ma introduce, con la [[Legge di gravitazione universale|forza di gravitazione universale]], la causa che spiega la [[Dinamica (fisica)|dinamica]] planetaria.</ref> e alla [[teoria copernicana]].<ref>A proposito del modello copernicano, «È da notare che, sebbene il Sole sia immobile, tutto il sistema [solare] non ruota intorno ad esso, ma intorno al centro dell'orbita della Terra, la quale conserva ancora un ruolo particolare nell'Universo. Si tratta cioè, più che di un sistema eliocentrico, di un sistema eliostatico.» {{cita web|url=http://ppp.unipv.it/PagesIt/6Dif/6Videoconf/1VideoC.htm|titolo=G. Bonera, Dal sistema tolemaico alla rivoluzione copernicana|accesso=9 agosto 2014}}</ref> È un personaggio chiave della [[Rivoluzione scientifica]].
Sospettato di [[eresia]] e accusato di voler sovvertire la [[filosofia naturale]] [[Aristotele|aristotelica]] e le [[Bibbia|Sacre Scritture]], Galilei fu [[processo a Galileo Galilei|processato]] e condannato dal [[Sant'Uffizio]],<ref>[[s:Sentenza di condanna di Galileo Galilei|Sentenza di condanna di Galileo]].</ref> nonché costretto, il 22 giugno [[1633]], all'[[abiura]] delle sue concezioni astronomiche e al confino nella propria villa di [[Arcetri]]. Solo 359 anni dopo, il 31 ottobre [[1992]], [[papa Giovanni Paolo II]], alla sessione plenaria della [[Pontificia accademia delle scienze]], riconobbe "gli errori commessi", sancendo la conclusione dei lavori di un'apposita commissione di studio da lui istituita nel 1981.
< == Biografia ==
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Nel [[1968]] [[papa Paolo VI]] fece avviare la revisione del processo e con l'intento di porre una parola definitiva riguardo a queste polemiche [[Papa Giovanni Paolo II]] il 3 luglio [[1981]], auspicò che fosse intrapresa una ricerca interdisciplinare sui difficili rapporti di Galileo con la Chiesa e istituì una Commissione Pontificia per lo studio della controversia tolemaico-copernicana del XVI e del XVII secolo, nella quale il caso Galilei si inserisce.
Dopo ben tredici anni di dibattimento, il 31 ottobre [[1992]], la Chiesa cancellò la condanna, formalmente ancora esistente<ref name="ricerca.repubblica.it">http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/10/30/il-vaticano-cancella-la-condanna-di-galileo.html</ref>, e chiarì la sua interpretazione sulla questione teologica scientifica galileiana riconoscendo che la condanna di Galileo Galilei fu dovuta all'ostinazione di entrambe le parti nel non voler considerare le rispettive teorie come semplici ipotesi non comprovate sperimentalmente e, d'altra parte, alla «mancanza di perspicacia», ovvero di intelligenza e lungimiranza, dei teologi che lo condannarono, incapaci di riflettere sui propri criteri di interpretazione della Scrittura e responsabili di aver inflitto molte sofferenze allo scienziato.<ref name="dgp2">{{cita web|url=http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/speeches/1992/october/documents/hf_jp-ii_spe_19921031_accademia-scienze.html|titolo=Discorso ai partecipanti alla sessione plenaria della Pontificia Accademia delle scienze]|autore=Giovanni Paolo II. [[Santa Sede|Vaticano]], discorsi|data=31 ottobre 1992|accesso=14 maggio 2013}}</ref> Come disse infatti Giovanni Paolo II:
{{Citazione|[...] come la maggior parte dei suoi avversari, Galileo non fa distinzione tra quello che è l'approccio scientifico ai fenomeni naturali e la riflessione sulla natura, di ordine filosofico, che esso generalmente richiama. È per questo che egli rifiutò il suggerimento che gli era stato dato di presentare come un'ipotesi il sistema di Copernico, fin tanto che esso non fosse confermato da prove irrefutabili. Era quella, peraltro, un'esigenza del metodo sperimentale di cui egli fu il geniale iniziatore. [...] Il problema che si posero dunque i teologi dell'epoca era quello della compatibilità dell'eliocentrismo e della Scrittura. così la scienza nuova, con i suoi metodi e la libertà di ricerca che essi suppongono, obbligava i teologi ad interrogarsi sui loro criteri di interpretazione della Scrittura. La maggior parte non seppe farlo. [...] Il giudizio pastorale che richiedeva la teoria copernicana era difficile da esprimere nella misura in cui il geocentrismo sembrava far parte dell’insegnamento stesso della Scrittura. Sarebbe stato necessario contemporaneamente vincere delle abitudini di pensiero e inventare una pedagogia capace di illuminare il popolo di Dio.|Giovanni Paolo II ai membri della Pontificia Accademia delle Scienze, 31 ottobre [[1992]]<ref name=dgp2/>}}{{Citazione|Galileo ebbe molto a soffrire, non possiamo nasconderlo, da parte di uomini e organismi di Chiesa|Giovanni Paolo II<ref name="ricerca.repubblica.it"/>}}
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