Elena Orsini: differenze tra le versioni

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Fu una lettera di Pietro Ceuli agente dei Farnese e indirizzata al duca [[Ottavio Farnese|Ottavio]] del 9 settembre 1573 a denuciare la nascita di un bambino (probabilmente maschio) nel convento figlio della badessa Orsini e del vescovo Cittadini. Le lotte che da tempo contrappomevano la famiglia Orsini che godeva della protezione della famiglia Medici, dai Farnese, fece che di questa denuncia si interessò direttamente il vescovo [[Alessandro Farnese il Giovane|Alessandro Farnese]] interessato alle proprietà di Pitigliano. Questi fece arrestare il servitore del vescovo Cittadini Cesare Del Bene cercando comunque di coprire le colpe della badessa sua lontana parente, ma questo gli causò l'accusa di essere amante di una nobildonna sempre di Castro.
==== testimonianze ====
Il processo che si tenne nel biennio successivo, raccolse non poche testimonianze. Fu così rilevato che nell'inverno del 1572 molti furono i contatti fra i due imputati tanto da essere nominato ''come un formicaro'', con un intenso scambio di doni e favori. Era infatti premura del vescovo mandare alla badessa ''limoncelli, melangoli, amandole con la guscia, pollastrelli e starne'' che ricambiava con leccorniecibarie cucinate nel monastero, e con il lavaggio di ''lenzole, camisce et altre sorte di panni''.<ref>{{cita|Mieli|p 175}}</ref>
 
La badessa all'interrogatorio però subito si mostrò retocentereticente a dichiarare le sue colpe, mentre il Cittadini dichiarandosi innocente, accusava la Orsini di essere bugiarda. La delusione della donna le fece dichiarare ogni cosa a cui seguirono parole di pietà del vescovo {{citazione|Signora abbadessa [...] vi ho onorata da sorella santamente, come havete ardine di mettermi questa calummia tanto a torto, che non è vero né principio, né mezzo, né fine di quello che impolpate me et vui lo sapere?}}
Quello fu l'ultimo incontro dei due amanti. La giovane donne fu mandata nel convento di santa Marta a Roma dove morì forse di dolore per non aver potuto vedere il suo bambino o forse avvelenata. Il vescovo venne deposto, ma si trovarono ben sedici testimoni a sua discolpa. Il processo terminò nel maggio del 1574 dal papa Gregorio XIII che probabilmente temeva l'ampliarsi dello scandalo o forse perchè ormai la giovane monaca era deceduta.<ref>{{cita|Mieli|p 176-177}}</ref>