Nichelio (sommergibile): differenze tra le versioni

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Il 17 gennaio 1943, mentre navigava in emersione, fu oggetto di un attacco [[aereo]], ma riuscì a colpire il [[velivolo]] attaccante e ad obbligarlo alla ritirata<ref name="xmasgrupsom.com"/>.
 
Nel luglio 1943, al comando del [[tenente di vascello]] Claudio Celli, fu mandato a meridione dello [[stretto di Messina]] a contrasto dello [[Operazione Husky|sbarco alleato in Sicilia]]<ref name="Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi'', p. 362">Giorgio {{cita|Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi'', |p. 362}}.</ref><ref name="xmasgrupsom.com"/>. Tentò più volte di attaccare unità avversarie, ma sempre infruttuosamente, per l'eccessiva distanza delle navi o per la loro reazione<ref name="Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi'', p. 362"/>. Il 14 luglio, assalito da alcune motosiluranti, si allontanò reagendo al contempo con il proprio [[cannone]]: fu centrata, ed affondata, la motocannoniera ''MGB 641''<ref name="Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi'', p. 362"/><ref name="xmasgrupsom.com"/>.
 
Si spostò poi al largo di [[Capo Passero]] e, all'una del [[pomeriggio]] del 19 luglio, avvistò un trasporto stimato da circa 8000 tonnellate di [[stazza]] lorda, che procedeva sotto la scorta di due corvette<ref name="Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi'', p. 362"/><ref name="xmasgrupsom.com"/>. Il ''Nichelio'' si avvicinò sino a circa 1000 metri e lanciò due [[siluro|siluri]], uno dei quali, però, non partì per un [[guasto]]<ref name="Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi'', p. 362"/><ref name="xmasgrupsom.com"/>. L'altra arma, per quanto fu possibile vedere, centrò il [[piroscafo]], che si appoppò, apparendo in agonia; il ''Nichelio'' dovette però ripiegare per eludere la caccia delle due corvette<ref name="Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi'', p. 362"/><ref name="xmasgrupsom.com"/>. Non sono mai giunte conferme di danneggiamenti, né tanto meno di affondamenti<ref name="Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi'', p. 362"/>.
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In questo periodo il sommergibile ebbe base a [[Crotone]]<ref name="trentoincina.it">[http://www.trentoincina.it/dbunita2.php?short_name=Nichelio Trentoincina<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>.
 
Il 7 settembre 1943, nell'ambito del Piano «Zeta» di contrasto all'ormai prossimo [[Operazione Avalanche|sbarco alleato a Salerno]], fu inviato in agguato (così come altri dieci sommergibili) nel [[Tirreno]] meridionale, tra il [[Golfo di Gaeta]] ed il [[Golfo]] di [[Paola (Italia)|Paola]]<ref>Giorgio {{cita|Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi'', |p. 364}}.</ref><ref name="xmasgrupsom.com"/>.
 
In seguito all'annuncio dell'[[armistizio di Cassibile|armistizio]] diresse – scortata da motosiluranti britanniche – per [[Annaba|Bona]], ove avrebbe dovuto consegnarsi agli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]]; in realtà si portò a [[Salerno]]<ref name="trentoincina.it"/><ref name="xmasgrupsom.com"/>. Si spostò poi a [[Palermo]], da dove partì il 20 settembre 1943, insieme a cinque altri sommergibili e a svariate unità navali, per portarsi a [[Malta]]<ref>J. {{cita|Caruana su ''Storia Militare'' n. 204 – settembre 2010, |p. 56}}.</ref>.
 
Il 6 ottobre 1943 lasciò l'[[isola]] insieme a varie altre unità (6 sommergibili, due [[torpediniera|torpediniere]], un [[cacciatorpediniere]] e due unità ausiliarie) per rientrare in [[Italia]]<ref>J. {{cita|Caruana su ''Storia Militare'' n. 204 – settembre 2010, |p. 63}}.</ref>.
 
Nel corso della cobelligeranza fu impiegato per il [[trasporto]] e lo [[sbarco]] di [[incursore|incursori]], svolgendo sette missioni di questo tipo (una al comando di Celli, una al comando del tenente di vascello Gaspare Cavallina e cinque al comando del parigrado Ugo Esmenard)<ref name="Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi'', p. 379">Giorgio {{cita|Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi'', |p. 379}}.</ref>. Le prime tre missioni si svolsero nell'[[Adriatico]] centro-settentrionale; la quarta consisté nello sbarco di sabotatori in [[Istria]] e le tre finali si svolsero a [[Zante]] e [[Cefalonia]]<ref name="Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi'', p. 379"/>. Nel corso di una di queste missioni, il 29 novembre 1943, il ''Nichelio'' fu attaccato da una motosilurante tedesca con il lancio di un [[siluro]], che fu evitato<ref name="Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi'', p. 379"/>. In alcune missioni fu avvistato da [[nave|navi]] tedesche di vigilanza, ma riuscì sempre a portare a termine il proprio compito<ref name="Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi'', p. 379"/>.
 
Fu impiegato anche per [[esercitazione militare|esercitazioni]] antisommergibile inglesi.<ref name="xmasgrupsom.com"/>