Storia di Chieti: differenze tra le versioni
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→Primi insediamenti e periodo italico: la tiburtina "nota come marrucina"? ma quando mai. E san martino sulla marrucina sarebbe sulla tiburtina? elimino dato errato. |
Aggiungo alcune info di Girolamo Nicolino, storico |
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Un secolo più tardi, nel [[91 a.C.]] scoppierà la [[guerra sociale]] contro [[Roma]], voluta dagli Italici della [[Lega Italica (storia romana)|Lega Italica]], e anche Teate partecipò alla grande alleanza del Sannio contro l'Urbe. Il condottiero teatino [[Asinio Herio]], della nobile ''[[gens Asinia]]''<ref>Nicola Corcia, ''Storia delle due Sicilie dall'antichità più remota al 1789'', Volume 1, Napoli: Tipografia Virgilio, 1843, p. 150 ([http://books.google.it/books?id=vQRAAAAAcAAJ&pg=PA150&dq=%22Erio+Asinio%22&hl=it&ei=wImGTfzEBs7tOZmemOwI&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=10&ved=0CFoQ6AEwCQ#v=onepage&q=%22Erio%20Asinio%22&f=false Google libri])</ref> guidò le truppe marrucine nei vari scontri contro Roma, e fu sconfitto a Teate da [[Gaio Mario]] e ucciso. La sua stirpe successivamente verrà trapiantata a [[Roma]]. Teate tuttavia non verrà distrutta, e verrà convertita in ''municipium'' romano, col nome di ''Teate Marrucinorum'', arrivando a contare {{formatnum:60000}} abitanti. Del dominio romano a Teate resta un notevole numero di testimonianze, come i tempietti romani, l'[[anfiteatro romano]] della Civitella, il [[Teatro romano (architettura)|teatro romano]], il tempio di [[Diana]] che fu convertito in chiesa di Santa Maria del Tricalle, la cisterna romana sopra il pozzo sacro, e le [[terme romane]].
Riguardo la cronologia storica dei fatti di Teate dopo la conquista romana si ricorda la valenza dei soldati al servizio di Roma nelle battaglie di [[Cesare]] in [[Africa]] (49 a.C.) e di [[Farsalo]], insieme ad altre guarnigioni peligne, marsicane, frentane. Teate divenne ''municipium'' sotto il principato di [[Augusto]], successivamente fu accorpata nella ''Regio IV Samnium''. Della politica a Chieti nell'epoca imperiale, non si sa molto, le maggiori informazioni provengono da delle lapidi che, all'epoca dello storico [[Girolamo Nicolino]] (XVII secolo) si trovavano nel palazzo comunale, dove si apprende che la "colonia Teatina" era amministrata da un patrono ossia Lucio Celio<ref>Girolamo Nicolino, ''Historia della Città di Chieti metropoli delle province d'Abruzzo, p. 7</ref>
{{senza fonte|Secondo l'''[[Historia Augusta]]'', una raccolta anonima di [[biografie]] di [[imperatori romani]] scritta intorno al IV-V secolo d.C., ''Teate'' sarebbe stata colpita da un [[terremoto]] nel [[68 d.C.]], ma il testo non fornisce ulteriori informazioni}}<ref>{{Cita web|url=http://storing.ingv.it/cfti4med/quakes/50041.html|titolo=The Catalogue of Strong Italian Earthquakes|editore= Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia|accesso=25 aprile 2017 }}</ref>.
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Gli scavi di Porta Sant'Anna e via Orientale risalgono al 1952, con pezzi databili IV-III secolo a.C., mentre altro materiale della stessa epoca è stato trovato negli stessi anni nella necropoli di Materdomini, durante i lavori di ricostruzione della chiesa: frammenti di ferro, fibule di bronzo, ceramiche in terracotta. Altre tombe furono rinvenute presso Palazzo Henrici, ossia sepolcri a cappuccina con ceramica e bronzi. La necropoli vera e propria di Porta Sant'Anna fu scoperta nel 1881 quando venne realizzata la nuova strada per il cimitero in collegamento con la città. Gli scavi continuarono fino al 1888, quando venne istituita la Collezione del Museo Sepolcrale di Teate. Altre tombe furono trovate tra il 1925 e il 1938, quando il quartiere si andava espandendo sempre di più, arricchendo la collezione del Museo Archeologico. Di tutte queste tombe alcune erano rozze, ossia per le persone meno abbienti, altre decorate in stile principesco, con più materiali di pregio, e diverso era il materiale di realizzazione: copertura a tegoloni, terra bruciata, alcune con steli o cippi commemorativi.
== Primo Medioevo ==
=== Dalla caduta di Roma al sacco di Pipino d'Italia ===
[[File:Chieti chiesa di San Paolo.jpg|miniatura|La chiesa di San Paolo, oggi tempio dei Dioscuri, fu una delle prime chiese realizzate a Chieti durante il cristianesimo]]
Dopo la caduta dell'[[Impero Romano]] nel [[476]], Teate subì varie invasioni barbariche: i [[Visigoti]] e gli [[Eruli]]; successivamente entrò nel dominio del [[Ducato di Benevento]].
Dopo la caduta dell'[[Impero Romano]] nel [[476]], Teate subì varie invasioni barbariche: i [[Visigoti]] e gli [[Eruli]]; successivamente entrò nel dominio del [[Ducato di Benevento]]. L'equilibrio cittadino dopo la perdita del controllo romano si sfaldò ben presto, le costruzioni andarono distrutte, la cavea dell'anfiteatro divenne una necropoli, e cava di materiale per la costruzione di nuovi edifici. Nel [[VI secolo]] iniziò la peregrinazione a Teate di un santo di [[Siponto]]: [[San Giustino di Chieti]], che diventerà il patrono della città. Morto nel [[540]], a lui è attribuita la fondazione della Diocesi Teatina<ref>{{Cita web|url=http://www.santiebeati.it/dettaglio/35960/|titolo=San Giustino da Chieti}}</ref>, con la primitiva costruzione di un edificio paleocristiano su un'altura della città, successivamente consacrata come [[Cattedrale di San Giustino]] (nel [[1069]]). La cristianizzazione della città avverrà in modo completo sotto i Longobardi, dacché gli antichi templi romani verranno riconvertiti in luoghi di culto cattolico, come il tempio maggiore della Piazza dei Tempietti, che diverrà nell'[[VIII secolo]] la chiesa di [[San Paolo]], e il tempio di Diana nel rione Tricalle si trasformerà nella chiesa di Santa Maria del Tricaglio. La chiesa primitiva di San Giustino, distrutta da [[Pipino d'Italia|Pipino il Breve]], viene documentata dall'840.<br/>I [[Goti]] di [[Cassiodoro]] si stanziarono lungo le coste del Sannio, e occuparono probabilmente anche Teate, benché fonti certe si riferiscano alle occupazioni di [[Lanciano]] e [[Ortona]]. La città romana di Teate andò distrutta nel [[IX secolo]], quando si ribellò al dominio dei Longobardi, nonostante i tentativi del diplomatico Conte Roselmo di pacificazione. Nell'[[801]] fu invasa da [[Pipino d'Italia]] e data alle fiamme.<ref>Cristiano Vignali, "Chieti nella Tarda Antichità", 2015</ref> Molti edifici storici furono irrimediabilmente danneggiati, compresa la primitiva Cattedrale.▼
==== Dai Goti ai Longobardi ====
''Teate'' fu sicuramente<ref>G. Nicolino, ''Historia'', p. 10</ref>saccheggiata dalle truppe di [[Alarico]] nel 410, mentre Roma era sotto il potere di Onorio. La città rimase sotto il dominio dei Goti sino al 560, quando [[Narsete]] dei Bizantini, sotto il governo di [Giustiniano]], liberò le città dalla presenza gotica, compresa Teate. Tuttavia l'equilibrio politico durò poco, perché con la discesa di re [[Alboino]] (568), l'Italia andò in mano ai [[Longobardi]]. Venne istituito il [[ducato di Benevento]], entro cui fu compreso l'antico Sannio, Chieti compresa che, mostrando ancora le caratteristiche di una grande città competitiva al livello politico e monumentale, fu istituita del "marchesato", ossia il vantaggio della marca, gastaldia e contado<ref>Enrico Bacco, ''Breue descrittione del Regno di Napoli'' (1640), p. 52</ref>.
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L'intero territorio dell'odierna provincia teatina andò in mano agli antichi monasteri laziali di [[abbazia di Farfa|Farfa]] e [[abbazia di Montecassino|Montecassino]]. Una parte dall'872 andrà in gestione all'[[abbazia di San Clemente a Casauria]], mentre la zona costiera nel [[IX secolo]] all'[[abbazia di San Giovanni in Venere]]. Oltre alla diocesi Teatina, nacquero dal [[VI secolo]] la diocesi Histoniense con una certa chiesa, oggi distrutta, di Sant'Eleuterio, e ad [[Ortona]]. Nel periodo longobardo dell'840 circa si citano i vescovi teatini Trasmondo e Teodorico, che ebbero in possesso alcuni monasteri del territorio.<br/> Dall'840, nei registri del vescovo Teodorico, si ha menzione di Chieti, già quasi ricostruita completamente, e con una diocesi già molto potente nell'area dell'Alento-Pescara. Nel documento sono citate le chiese di San Tommaso, accanto a San Giustino, Sant'Agata con l'ospizio, San Salvatore fuori le mura e la chiesa dei Santi Pietro e Paolo. La città nuova si andò sviluppando dalla Civitella a Sud-Est, mentre la parte più antica si fortificò attorno al "pallonetto di San Paolo". Si trattava di un piccolo sobborgo composto da case addossate le une alle altre, con al centro la chiesa di San Paolo, ricavata dai tempietti. Piccolo rioni sorsero nelle vicinanze, come ''Castellum Tribulianum'', oggi rione Trivigliano - Santa Maria, il rione San Giovanni e Piano Sant'Angelo, fondati dai Longobardi e il quartiere Santa Caterina, poi San Gaetano. Il consolidamento definitivo di questi villaggi è citato nel passo del ''Memoratorio di Bertrario'' nell'868. Un altro passo che cita una certa chiesa di Santa Tecla potrebbe far riferimento all'attuale via Porta Monacisca, dove si trova la chiesa di Mater Domini, già di antiche origini, e ricostruita negli anni '50. Tuttavia notizie precise sulla città e sui vescovi nel periodo precedente l'invasione longobarda sono molto scarse, a causa della distruzione dei documenti degli ''scriptoria''.
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Il territorio teatino fu conteso da [[Longobardi]] e [[Bizantini]] nel VII secolo. Nel 649 quando il vescovo di Ortona, Viatore sottoscrive i decreti del sinodo lateranense, Chieti non era stata ancora toccata dalla guerra longobarda. Con l'inizio delle ostilità di [[Grimoaldo I]] contro i Bizantini, Chieti ne fu certamente coinvolta. In un documento degli ''Annales Regni Francorum'', Chieti dopo la decadenza longobarda passò ai [[Franchi]], e dunque accorpata al [[ducato di Spoleto]], sotto il governo di Guinigiso. Costui combatté contro Grimoaldo III di Benevento e ottenne i confini dei due ducati presso il fiume Trigno, accorpando dunque l'Abruzzo a Spoleto. Tuttavia fonti sui "gastaldati" teatini non si hanno sino all'874.
[[File:Chieti 34 (RaBoe).jpg|miniatura|Cripta della Cattedrale di San Giustino]]
Volendosi [[papa Adriano]] liberarsi dei Longobardi per delle controversie con Grimoaldo duca ti Benevento, chiamò le truppe di [[Carlo Magno]], il quale discese con vari conti franchi, che conquisteranno l'Abruzzo, stabilendosi a Chieti proprio gli Attoni. Al servizio di Carlo c'era [[Pipino il Breve]]. Ucciso in battaglia il re dei Longobardi Desiderio, a Pipino spettò il compito di cacciare Grimoaldo. Le città di Chieti e Histonium resistettero fieramente come roccaforti longobarde, e per questo vennero prese e date alle fiamme. Chieti in particolar modo nell'800 d.C. fu distrutta quasi totalmente. Con la lenta ricostruzione, il governo della città andò in mano agli Attoni, di cui si ricorda il conte Trasmondo I, che strinse rapporti d'alleanza con Oderisio I dei Conti dei Marsi, che avevano installato il presidio a [[Celano]], nella [[Marsica]].
Chieti, grazie ai [[Longobardi]], divenne ben presto una realtà nella zona dell'Abruzzo Citeriore, benché compreso ancora nel ducato di Benevento. I cadetti degli [[Dinastia ottoniana|Ottoni]] in città furono i membri della dinastia degli Attonidi (X-XI secolo), che strinsero rapporti anche con i [[conti dei Marsi]], acquistando terreni e città, controllando tutto l'Abruzzo meridionale, compresa la contea di [[Termoli]] a sud e [[Penne (Italia)|Penne]] a nord. In contemporanea con l'egemonia politica, anche la diocesi acquistò il controllo su tutte le chiese dei castelli della valle, con alcune speciali eccezioni per i monasteri. L'imperatore Ludovico II, concedendo particolari benefici a San Clemente a Casauria, definì i confini del Pescara, del Trigno, dell'Adriatico e della Maiella riguardo il potere teatino.<br/>La "contea Teatina" si sviluppò alla fine del [[IX secolo]] con la dinastia degli Attonidi, con capostipite il borgognone Attone I; il primo documento ufficiale circa il ''comitatus teatinus'' è del 938; ad Attone successe Attone II che governò Chieti dal 957 al 995. Appunto grazie a sapienti matrimoni, gli Attonidi si arricchirono con vasti feudi, intavolando un'accorta politica con i principali monasteri di San Clemente, San Giovanni in Venere, Farfa, Montecassino e San Vincenzo al Volturno. In un [[placito]] del 935 Chieti è decisamente sotto il governo di Attone, il quale assunse il governo del distretto di [[Penne (Italia)|Penne]] e Termoli. La fedeltà di Attone gli imperatori sassoni degli Ottoni apparve consolidata con [[Ottone II]], e gli Attonidi acquisirono ancor maggior potere dopo il crollo degli Ottoni e lo sfaldamento del ducato spoletino nell'[[XI secolo]], gettando le basi della grande contea che diventerà l'[[Abruzzo Citeriore]]. In quest'epoca Chieti si consolidò anche dal punto di vista religioso con la dinastia del vescovo Trasmondo, che si impegnerà per l'edificazione di chiese, restauro di monasteri già esistenti, come San Giovanni in Venere e San Clemente, portando a termine l'opera del vescovo Teodorico riguardo la fondazione della Diocesi Teatina, , citata nell'840 come "canonica teatina" di San Tommaso.
Chieti divenne ben presto un grande centro monastico con la fioritura di biblioteche e conventi: Sant'Agata, Sant'Anna della Maddalena, Santa Maria della Civitella, Santa Maria Materdomini, San Giovanni dei Cappuccini, Santa Maria di San Pietro. In questo periodo iniziò anche la prima fortificazione della città, mediante un moderno incastellamento che non avesse previsto soltanto torri di guardia longobarde, ma appunto mura. Nel 938 si tentò di annettere un piccolo appezzamento di terra fuori la città noto come Sant'Angelo di Montepiano (oggi Piano Sant'Angelo presso Piazza Matteotti), che costituiva la via principale per i centri di [[Ripa Teatina]] e [[Bucchianico]]. Nel 972 sono documentati i possedimento di "castrum Spulturii" ([[Spoltore]])
=== Dai Normanni
Chieti fu conquistata nell'[[XI secolo]] dai [[Normanni]], come il resto dell'[[Italia meridionale]]: il conte Trasmondo III nella battaglia di [[Ortona]] (1076) perse il dominio della città contro i normanni di [[Roberto di Loritello]]. Nel [[1065]] la città risulta governata dal Vescovo Attone<ref>{{Cita libro|autore=A. L. Antinori|titolo=Annali degli Abruzzi|anno=1971|editore=Forni Editore|città=Bologna|pp=sub anno 1065 sub voce "Chieti"|volume=VI}}</ref>, che nel [[1069]] riconsacra la [[Cattedrale di San Giustino]]. Nel [[1094]] Chieti fu proclamata da [[Roberto il Guiscardo]] capitale degli Abruzzi, secondo il Nicolino<ref>G. Nicolino, ''Historia'', p 12</ref>Chieti avrebbe raggiunto nuovo splendore nella ricostruzione proprio sotto di lui, e successivamente passò di potere al nipote [[Drogone d'Altavilla]]. Nell'ottobre del [[1097]] [[papa Urbano II]] fu ospite di Teate e vi predicò la [[Prima crociata|crociata]], spronando i crociati alla [[Assedio di Gerusalemme (1099)|conquista di Gerusalemme]] e alla liberazione del [[Santo Sepolcro]] dal dominio [[Islam|musulmano]].<ref name=autogenerato5>Raffaele Bigi, ''Chieti, Passato, presente...futuro'', 2012</ref>
[[File:Abruzzo et terra di lavoro.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.3|Abruzzo Citeriore e Terra di lavoro, in una tavola di [[Gerardus Mercator]] del 1589]]
Quando Federico II ebbe in potere l'Abruzzo, racchiuse tutto il territorio, facente ancora parte del [[Ducato di Spoleto]] e dell'ex-Ducato di [[Benevento]] in una sola unità, creando il [[Giustizierato d'Abruzzo]] nel [[1233]], con capitale [[Sulmona]]. Nel [[1227]] sempre Federico II confermò al vescovo teatino Bartolomeo il privilegio di possesso perpetuo dei vari feudi concessi nel [[1195]] da [[Enrico VI del Sacro Romano Impero]]. Tali possedimenti riguardavano i feudi del territorio bosco dell'Alento, della valle di Madonna delle Piane, e di [[Sambuceto (San Giovanni Teatino)|Sambuceto]], presso [[Forcabobolina]]. Chieti aveva inoltre potere d'imporre la decima sul ponte e il porto del fiume [[Aterno]], presso la città di ''Ostia Aterni'', ossia [[Pescara]]; aveva il potere sul castello di [[Montesilvano]] Colle e le ville di [[Spoltore]]. La città rimase fedele anche al successore federiciano [[Manfredi di Svevia]], che vi dimorò nel Natale del [[1255]], e in buoni rapporti con [[Corradino di Svevia]], amico del condottiero [[Simone da Chieti]], pure se alla morte di Federico II [[papa Innocenzo IV]] la colmò di benefici per cercare di trarla a sé.<ref name=autogenerato5 />
=== La guerra con Bucchianico ===
Benché abbia connotazioni semi-leggendarie, il paese di [[Bucchianico]] fu feudo teatino dal 1304 al 1355. La principale festa di questo paese, che farebbe risalire le proprie origini esattamente al XIV secolo, documentata anche durante il processo di santificazione di [[San Camillo de Lellis]], bucchianichese, è detta "dei Banderesi", in quanto durante l'ennesima disputa tra Chieti e Bucchianico per i confini dei terreni, il paese rischiò di essere attaccato e distrutto dalle truppe teatine. La milizia si acquartierò sotto le mura del paese, e si narra che il santo patrono [[Sant'Urbano]] Papa fosse andato in sogno al capitano di guardia di Bucchianico, suggerendo di arruolare quanti più uomini possibile della città (appunto i banderesi) insieme ai contadini delle contrade, e di disporli sopra i merli delle mura, correndo avanti e indietro, contraddistinguendoli con dei pennacchi e delle piume a fasce rosse e azzurre, in modo da far credere alla milizia teatina che Bucchianico disponesse di un vasto esercito.Il trucco funzionò, e Chieti desistette dall'assedio.
=== Dagli Angiò agli Aragona e alla nomina di Città Principe dell'Abruzzo Citra ===
Con il casato angioino e più avanti il periodo aragonese, Chieti conobbe grande prestigio, presto spodestando per potere [[Sulmona]], quando [[Carlo I d'Angiò]] nel [[1273]] dividerà l'[[Abruzzo]] nell'[[Abruzzo Citeriore]] e [[Abruzzo Ulteriore]]: Chieti divenne immediatamente la capitale del Citeriore, riconosciuta dapprima da Carlo I che vi insediò Ridolfo di Corniaco, e poi da [[Alfonso I d'Aragona]].Nel 1272 la figlia di Ridolfo, Margherita era contessa di Chieti, che si scontrò con il conte Odorisio de Sangro, figlio di Sinaballo de Sangro gran connestabile degli Abruzzi, che si era dato al saccheggio di alcune terre della contea.
Chieti ebbe il privilegio di battere moneta propria durante il governo transitorio dei Durazzeschi (Carlo III e Ladislao). La ''titulatio'' di città regia e capoluogo degli Abruzzi, il Citeriore, fu rinnovata nel [[1443]] da [[Alfonso V d'Aragona]], che spodestò gli angioini a Napoli. Lo stemma cittadino infatti recita "Theate Regia Metropolis utriusque Aprutinae Provinciae Princeps" (Chieti città regia e capoluogo di entrambe le province degli Abruzzi).
[[File:Porta Pescara 2.JPG|miniatura|upright=1.2|Porta Pescara, una delle poche testimonianze medievali della città]]
Durante la famosa guerra tra le truppe di Alfonso contro quelle dell'angioina Giovanna II, il terreno principale dello scontro finale fu in Abruzzo: le truppe di [[Muzio Attendolo Sforza]] bloccarono i traffici allo sbocco del fiume Pescara presso Aterno. Era l'inverno del 1423: [[Braccio da Montone]] il capitano delle guardie di Alfonso, nominato Gran Connestabile degli Abruzzi, aveva fatto svernare le truppe nella piana di Chieti, e poi si era diretto verso [[L'Aquila]] per prenderla, dato che era di partito angioino, distruggendo una ad una le 99 rocche la fondarono circa 200 anni prima. Muzio Attendolo nel guadare il fiume paludoso della Pescara, presentandosi per primo, morì annegato, e il comando fu preso dal figlio Francesco Attendolo, che guidò l'assedio dell'Aquila.
La città nel [[XIII secolo]] conoscerà l'ordine francescano, agostiniano e domenicano, che si installeranno con la costruzione di conventi e monasteri. Nel [[1269]] fu completato il convento della [[chiesa di San Francesco al Corso]], la seconda maggiore della città dopo la Cattedrale. Il domenicano si trasferirono presso la [[chiesa di San Domenico (Chieti)|chiesa di San Domenico]], e gli agostiniani presso il complesso di [[Sant'Agostino]] nel rione Santa Maria. La città conobbe anche uno sviluppo urbano in stile gotico, di cui oggi rimane solo la testimonianza del restauro della chiesa di [[Sant'Agata]] nel rione omonimo, già esistente dal [[IX secolo]]. Le vecchie strutture romane dell'anfiteatro e del teatro invece, già da qualche secolo, erano state riutilizzate come cave di costruzione di edifici civili e monumentali: in particolare il teatro romano fu quasi inglobato per intero in costruzioni civili medievali, perdendo completamente la pianta originaria. Presso l'anfiteatro romano invece fu costruita la chiesa di Santa Maria in Civitellis, presso le mura di Porta Sant'Andrea, che inglobarono un semicerchio del complesso romano. Di gotico resta anche la testimonianza di Porta Pescara, unico arco di accesso delle antiche mura sopravvissuto.<br/>L'ampliamento della città si direzionò verso Nord e si qualificò secondo uno schema simmetrico con le arterie principali di via degli Agostiniani, via Arniense, via Toppi, disegnando due ali di farfalla con blocchi regolari di edifici nel quartiere Santa Maria fino a Porta Pescara; ad Est gli edifici costituirono le attuali via De Lollis, Via Materdomini, a Sud la Civitella rimasta fuori le mura. Tali mura cingevano gli edifici ed erano costituite da 9 porte maggiori, più altre minori; oggi solo Porta Pescara è sopravvissuta, ma queste erano: Porta Sant'Andrea (presso la Trinità), Porta Reale (via Npaoli, al teatro romano), Porta Monacisca (via Materdomini), Porta Santa Caterina o "da un solo occhio" (presso San Gaetano), Porta Gallo, poi Zunica all'ingresso di Largo Cavallerizza, due porte presso San Giustino, Porta Santa Maria presso la chiesa di Sant'Agostino, Porta Pescara nel quartiere Santa Maria e Porta Sant'Anna presso Piazza Garibaldi.
[[File:Torre Anelli-Fieramosca (Chieti).jpg|miniatura|sinistra|Torre Anelli Fieramosca, edificata nel XV secolo]]
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== Bibliografia ==
* Girolamo Nicolino, ''Historia della città di Chieti capitale delle province d'Abruzzo'' (1657)
* [[Anton Ludovico Antinori]], ''''Annali degli Abruzzi. Vol. II. Dal principio dell'era volgare all'anno 54'', Forni Editore, Bologna 1971
* Filippo Paziente, ''Chieti e la sua provincia. Fascismo, chiesa, occupazione germanica. 1929-1944'', Tinari, 2010
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