Sole, Luna e Talia: differenze tra le versioni
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Un re diventa padre di una bambina e chiama a sé tutti gli indovini del regno perché predicano il futuro della piccola. Questi gli annunciano che su di lei grava una maledizione: ella corre un pericolo mortale, simbolizzato da una lisca di lino. Il padre, allora, bandisce ogni strumento suscettibile di ferire la bambina (né lino, né canapa, né altro). La piccola Talia, tuttavia, una volta cresciuta scorge una vecchia con un fuso passare davanti al castello e incuriosita dall'oggetto la invita a salire, si punge il dito e muore. Il padre, sconsolato, la adagia in una stanza del castello, serra tutte le porte e se ne va per sempre.
Dopo qualche tempo sopraggiunge un altro re, intento a cacciare nel bosco. Incuriosito dal castello sprangato, il re forza le porte e penetra nel castello, dove trova la principessa addormentata. La porta su un letto,
Tornato nel suo castello, il re non fa che parlare di Talia e dei gemelli, a cui ha dato il nome di Sole e Luna, attirando su di sé le ire della regina sua moglie. La donna chiede a un servo di portarle i bambini, e incarica il cuoco di ucciderli e darli in pasto al marito fedifrago. Il cuoco, però, impietosito dai bambini, serve al re della selvaggina, facendo credere alla regina che si tratti dei neonati. La regina incalza il marito a mangiare, con le parole: «Magna, ca de lo tuo mange!» (Mangia, mangia, è tutta roba tua!). Il re, indispettito dall'insistenza della moglie, e ignaro dei sottintesi, abbandona adirato il castello. La regina, piena di rabbia, fa venire Talia al castello e ordina che sia gettata nel fuoco. La giovane si getta ai piedi della regina implorando pietà. Ottiene di potersi liberare delle vesti prima di morire; la regina, avida delle perle che ornano gli abiti della principessa, acconsente. Nel mentre, sopraggiunge il re; egli ordina che la moglie sia gettata nelle fiamme, ricompensa il cuoco per aver risparmiato i bambini nominandolo primo gentiluomo di corte e sposa Talia, che diventa regina. La vicenda si conclude con un lieto fine simile al classico "e vissero felici e contenti" delle fiabe per bambini della tradizione successiva: "Talia gaudette longa vita co lo marito e co li figlie, canoscenno a tutte botte ca a chi ventura tene
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