Firenze: differenze tra le versioni

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[[File:Piazza del Duomo FI.jpg|left|thumb|Duomo e battistero di Firenze]]
A partire dal [[X secolo]] la città si sviluppò e dal [[1115]] si rese [[Comune medievale|Comune]] autonomo. Nel [[XIII secolo]] fu divisa dalla lotta intestina tra i [[Ghibellini]], sostenitori dell'[[imperatore del Sacro Romano Impero]], e i [[Guelfi]], a favore del [[Papato]] romano. Dopo alterne vicende, i Guelfi vinsero (la cosiddetta "[[battaglia di Colle]]", 17 giugno [[1269]]), ma presto si divisero internamente in "[[Bianchi e Neri]]" ([[Dante Alighieri]] stesso fu schierato nella fazione dei Bianchi).
 
I giudici e i notai avevano nel [[Comune]] fiorentino, e in tutti i Comuni italiani, una grandissima importanza. I primi perché ricoprivano la loro carica nella corte o nel tribunale di ciascuna Arte; decidevano riguardo le liti commerciali che gli si ponevano, proponevano le pene, si occupavano delle ambascerie più importanti insieme ai cavalieri e avevano in molti comuni i medesimi privilegi dei militi. Nei [[Tribunale|Tribunali]] del comune stabilivano le cause civili. Essendo ritenuti i cittadini più istruiti si trovavano ad essere tra i primi convocati, da parte dei capi del Comune, per dare una loro opinione riguardo rilevanti affari. I notai, invece, oltre ad occuparsi anch'essi della correzione degli [[Statuto (diritto)|Statuti]], assistevano i giudici nella risoluzione delle cause, sentendo le accuse, le testimonianze e le sentenze. Messi a capo dell’amministrazione finanziaria, dirigevano negli eserciti il servizio logistico. Questi due, insieme, rappresentavano la base da cui il Comune prendeva i suoi principali impiegati; questo ci spiega il perché di tanti di loro all'interno dei Comuni. Inoltre, dato che venivano sostituiti da nuovi funzionari entro massimo un anno, per essere rieletti avevano l’obbligo di mantenersi fedeli al [[Partito politico|partito]] da cui doveva dipendere la loro nomina. Ma a Firenze la questione era totalmente diversa. Loro non avevano nessun programma fisso, pensano solamente al presente, passando da un partito all'altro senza legarsi mai definitivamente ad uno. La loro arte, tra tutte le [[Corporazioni delle arti e mestieri|corporazioni]] dei mestieri a Firenze, si distingueva per essere l’unica non coinvolta nel [[commercio]]. Nonostante ciò i giudici e i notai, mediante il loro personale intervento nei contratti e negli atti giuridici, si assicuravano che tutto venisse svolto correttamente<ref>{{Cita libro|titolo=Gaetano Salvemini, Magnati e popolani in Firenze (1280-1295), Giulio Einaudi editore S.p.A., Torino, 1960, pp. 81-86}}</ref>.
 
La conflittualità politica interna non impedì alla città di svilupparsi fino a diventare una delle più potenti, prospere in Europa, assistita dalla sua propria valuta in [[oro]], il [[fiorino]] (introdotto nel [[1252]]), dalla decadenza della sua rivale [[Pisa]] (sconfitta da [[Genova]] nel [[1284]] e comprata da Firenze nel [[1406]]), e dalla sua potenza mercantile risultante da una costituzione anti-aristocratica, i cosiddetti "[[Ordinamenti di giustizia]]" di [[Giano della Bella]] ([[1293]]). L'espansione territoriale riguardò anche la [[Romagna]] e giunse, agli inizi del XV secolo, alle porte di [[Forlì]], allora sotto il dominio degli [[Ordelaffi]], con l'acquisto fiorentino di [[Castrocaro]] ([[1403]])<ref>[[Francesco Guicciardini]], ''Storie fiorentine'', cap. I.</ref>. Nasce così la cosiddetta [[Romagna toscana]].