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[[Immagine:Sallustio De Catilinae coniuratione miniatura.gif|thumb|right|250px|Frontespizio di una miniatura del ''Bellum Catilinae'' di Bartolomeo San Vito per Bernardo Bembo, [[1471]] - [[1484|84]]; custodito nella [[Biblioteca Apostolica Vaticana]].]]
{{quote|Per chi sa il [[Lingua latina|Latino]], sarà senza alcun dubbio assai meglio di leggere [[Gaio Sallustio Crispo|questo divino autore]] nel testo. Per chi non lo sa, e desidera pur di conoscerne non solamente i fatti narrati, ma anche alcun poco l'indole, la brevità, l'eleganza, il meno peggio sarà di cercarsi quel [[Traduzione|traduttore]] che dal testo si verrà meno a scostare, senza pure aver faccia di servilità. Ogni traduttore, che ne ha durata la pena, crederà d'esser quello, benchè non lo dica. Io, non più modesto d'un altro, ma forse alquanto più sincero, non asconderò al lettore questa mia segreta speranza, di essere pur quello.|[[Vittorio Alfieri]], ''Della congiura di Catilina'', traduzione del ''Bellum Catilinae'': ''Prefazione''; [[Firenze]], [[1798]]}}
Il '''''De Catilinae coniuratione''''' (in [[Lingua italiana|italiano]] '''''La congiura di Catilina'''''<ref name="Della congiura di Catilina">Il titolo viene anche talvolta tradotto in maniera letterale come ''Sulla'' o ''Della congiura di Catilina''; quest'ultimo in particolare è il titolo della [[traduzione]] della monografia ad opera del [[poeta]] [[Vittorio Alfieri]]; la prefazione porta la data ''[[Firenze]], [[27 gennaio]] [[1798]]''.</ref>) è la prima [[monografia]] in assoluto di tutta la [[letteratura latina]]<ref name="Riferimento bibliografico5">Da ''Gaio Sallustio Crispo, N. Flocchini (a cura di). ''De coniuratione Catilinae - La congiura di Catilina''. Mursia. [[1993]]. ISBN 8842515744''</ref> e la prima delle due monografie di argomento storico scritte dallo [[:categoria:storici latini|storiografo]] e [[politico]] [[Antica Roma|latino]] [[Gaio Sallustio Crispo]] ([[86 a.C.|86]] - [[34 a.C.]]).
Secondo una scansione narrativa suddivisa in 61 capitoli, l'opera tratta la congiura ordita da [[Lucio Sergio Catilina]] nel [[63 a.C.]], nel tentativo, rivelatosi poi fallimentare e costatogli la vita, di instaurare a Roma una [[dittatore romano|dittatura]].
==Caratteristiche==
=== Titolo e scansione narrativa===
L'opera, composta presumibilmente tra il [[43 a.C.|43]] ed il [[40 a.C.]], è stata tramandata per [[tradizione|tradizione diretta]] dai [[Codice (bibliografia)|codici]] [[Medioevo|medioevali]], in cui compare con i titoli '''''Bellum Catilinae''''' (titolo con cui l'opera è più nota nei paesi anglosassoni, anche nella variante '''''De bello Catilinae''''' <ref name="Riferimento bibliografico2">Da ''D. Mevoli. ''La vocazione di Sallustio''. Congedo. [[1994]]. ISBN 88-8086-032-1.''</ref>), '''''Bellum Catilinarium''''' o '''''Liber Catilinarius''''' ; molti studiosi tuttavia ritengono più corretto assegnarle il titolo di ''De Catilinae coniuratione'', traendo l'espressione dal capitolo 4,3 della monografia.
{{quote|Io perciò narrerò ''la congiura (di Catilina)'' quanto più veracemente e breve potrò [...].|[[Gaio Sallustio Crispo|Sallustio]], ''De Catilinae coniuratione'' - cap. 4, 3; trad. di [[Vittorio Alfieri]], ''Della congiura di Catilina''. <ref name="Traduzione da Wikisource">Questa e le altre traduzioni presenti nella voce sono state prese dal progetto [[Wikisource]].</ref>|Igitur ''de Catilinae coniuratione'' quam verissume potero paucis absolvam [...].|lingua=la}}
La scelta stessa del titolo non è un caso, poiché il termine ''coniuratio'' <ref name="Etimologia di coniuratio">Il termine ''coniuratio'' deriva dal verbo ''coniurare'', fusione della preposizione ''cum'' + il verbo ''iurare'', che inizialmente aveva il significato di "prestare giuramento insieme" (letteralmente "giurare con"); in seguito ha assunto il connotato negativo di "giurare insieme a fini maligni", quindi "cospirare'" (dal dizionario di latino Campanini - Carboni).</ref> è carico di tutti quei connotati e giudizi negativi che Sallustio nutre nei confronti dell'evento. <ref name="Riferimento bibliografico5">Da ''Gaio Sallustio Crispo, N. Flocchini (a cura di). ''De coniuratione Catilinae - La congiura di Catilina''. Mursia. [[1993]]. ISBN 8842515744''</ref> Si tratta nel complesso di uno degli argomenti più significativi della decadenza morale e sociale della classe dirigente romana nella metà dell'[[I secolo a.C.]], una corruzione che l'autore denuncia e critica duramente lungo tutta la narrazione.
Lo sviluppo del racconto non è lineare, ma i 61 capitoli che compongono l'opera sono scanditi secondo un' accurata "[[Regia cinematografica|regìa]]", che alterna i fatti a numerosi ''excursus'', frammentando notevolmente la continuità della storia e del testo. L'opera si presenta con la struttura tipica delle monografie della storiografia classica, secondo uno schema molto preciso: un [[proemio]], il ritratto del [[protagonista]], vari ''excursus'' politici e [[morale|morali]] ed alla fine l'analisi dei discorsi pronunciati dai personaggi e dei [[Documento|documenti]] da cui si è preso spunto. Questo ''[[modus operandi]]'' rende più variato il testo e più efficace il giudizio politico.<ref name="Riferimento bibliografico2">Da ''D. Mevoli. ''La vocazione di Sallustio''. Congedo. [[1994]]. ISBN 88-8086-032-1.''</ref>
<center>
{| {{prettytable}}
|+ '''Struttura del ''De Catilinae coniuratione''.'''
|'''''Capitolo / -i'''''||'''''Contenuti'''''||'''''Argomenti trattati'''''
|-
|Capp. 1-4||Proemio.||''Incipit'' in cui si spiega la scelta forzata dell' ''otium''.
|-
|Cap. 5||Ritratto di Catilina.||Descrizione fisica e psichica del protagonista.
|-
|Capp. 6-13||1° excursus («''archaeologia''»).||Cause morali della congiura; qui si lega l'evento alla storia generale.
|-
|Capp. 14-36,4||Avvenimenti sino alla fuga di Catilina.||Fatto storico.
|-
|Capp. 36,5-39||2° excursus.||Cause sociali ed economiche della congiura; vengono però trascurate le vere cause politiche.
|-
|Capp. 40-61||Avvenimenti sino alla morte di Catilina.||Conclusione.
|}
</center>
Approfondendo l'analisi dell'opera emerge un'omogenea visione della storia romana dell'[[I secolo a.C.|ultimo secolo]] della [[Repubblica romana|repubblica]]. Largo spazio è concesso al contesto sociale e politico, all'interno del quale, con Catilina, salgono alla ribalta degli eventi e della cronaca antica altri personaggi, in seguito molto famosi.<ref name="Riferimento bibliografico2">Da ''D. Mevoli. ''La vocazione di Sallustio''. Congedo. [[1994]]. ISBN 88-8086-032-1.''</ref>
L'arco di tempo coperto dalla narrazione va dai primi di giugno del [[64 a.C.]], data di inizio della congiura secondo lo storico, fino al gennaio del [[62 a.C.]], con l'epilogo della congiura nello scontro finale della battaglia di [[Pistoia]] e la morte in battaglia di Catilina.
{{Nota
|allineamento = destra
|larghezza = 370px
|titolo = Antefatto storico <small><ref name="Riferimento bibliografico5">Da ''Gaio Sallustio Crispo, N. Flocchini (a cura di). ''De coniuratione Catilinae - La congiura di Catilina''. Mursia. [[1993]]. ISBN 8842515744''</ref><ref name="Riferimento bibliografico2">Da ''D. Mevoli. ''La vocazione di Sallustio''. Congedo. [[1994]]. ISBN 88-8086-032-1.''</ref></small>
|contenuto =
[[Immagine:Silla_01.jpg|right|110px]]
[[Silla]], dopo aver esercitato dall' [[82 a.C.|82]] all' [[80 a.C.]] un potere [[assolutismo|assoluto]] che non aveva ammesso alcuna opposizione, si era ritirato a vita privata ed era morto nel [[78 a.C.]], circondato da un fasto regale. Alla sua morte però la [[repubblica]] era totalmente prostrata dalle confische, dalle [[proscrizioni]] e dalla forte repressione attuata durante il biennio.<br>
Il [[Senato romano|Senato]] a questo punto si trovò a fare da arbitro di questa situazione, resa ancora più pesante dalle minacce mosse nei confronti di Roma dallo [[stato]] nemico creato da [[Sertorio]] in [[Hispania]], nel quale erano confluiti col tempo i democratici fuggiti dall'[[Italia]] e le popolazioni ispaniche ed [[Africa|africane]], determinate a liberarsi dal giogo oppressivo di Roma. Solo nel [[73 a.C.]] Sertorio e il suo esercito furono sgominati, grazie all'intervento dell'allora miglior generale dell'[[esercito romano]]: [[Gneo Pompeo Magno]]. <br>
[[Immagine:Hw-pompey.jpg|100px|left]]
Tuttavia, sempre nello stesso anno, il potere senatorio subì delle pressioni ancora maggiori a causa di una grande rivolta [[schiavo|servile]], ben più pericolosa di quella precedente ([[Sicilia]], [[104 a.C.|104]] - [[88 a.C.]]), poiché guidata da un gruppo di agguerriti [[gladiatori]] capitanati da [[Spartaco]] e [[Crixus]]; al nucleo originario si aggiunsero ben presto altri schiavi, sfuggiti dai propri padroni, provenienti da tutta l<nowiki>'</nowiki>Italia. Tale rivolta mise in gioco gli equilibri di una [[società]] schiavistica come quella romana; il senato deliberò per la più spietata repressione della rivolta, affidandola alle mani di [[Marco Licinio Crasso|Crasso]] e dello stesso Pompeo.<br>
Dopo l'esperienza sillana ed i due tragici recenti avvenimenti si avviò la lenta ma inesorabile dissoluzione della [[Repubblica romana|''res publica'' romana]].
}}
=== Vicenda===
Di fronte ad una grave crisi, quale quella cui stava andando incontro la Repubblica in seguito alla [[Dittatore romano|dittatura]] [[Lucio Cornelio Silla|sillana]], emerse una grande varietà di orientamenti politici, spesso tra loro violentemente contrapposti. Oltre alle posizioni moderatamente filo-senatorie o filo-[[Democrazia|democratiche]] entrarono in gioco, a partire dal [[70 a.C.]] e lungo tutti gli [[anni 60 a.C.|anni 60]], anche movimenti più radicali e legati ai ceti rimasti esclusi dal potere; tra essi si distinsero in particolare le frange più estremistiche del [[populares|partito popolare]].
Proprio alla guida di uno di questi movimenti si distinse [[Lucio Sergio Catilina]], di nobile famiglia economicamente decaduta, che nel [[63 a.C.|63]] si candidò alle elezioni per il [[Console (storia romana)|consolato]]; lo appoggiarono discretamente anche [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] e [[Marco Licinio Crasso|Crasso]], determinati ad indebolire in qualunque modo il potere della ''nobilitas'' senatoria.
Dopo esser stato sconfitto alle elezioni dal rivale [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]], Catilina decise di ordire un [[colpo di stato]], raccogliendo intorno a sé un gruppo di congiurati, provenienti dai ceti più vari (e lontani) della società romana, ma accomunati dal disprezzo per la legalità e dall'uso della violenza. Tra di essi si annoverano sia individui appartenenti ai ceti più alti della ''societas'' romana - nobili fortemente indebitati ed ''[[equites]]'' (cavalieri) - sia personaggi meno altolocati - [[plebe|plebei]], proprietari terrieri falliti, veterani di [[Lucio Cornelio Silla|Silla]]<ref name="Veterani"> I Veterani di Silla che avevano combattuto nella [[Guerra Sociale]] si trovavano ormai in rovina nel contado dell'[[Etruria]]; essi ricordavano con rimpianto le «precedenti vittorie e saccheggi» (''rapinarum et victoriae veteris memores''; cap. 16, 4), le ampie concessioni terriere e le [[proscrizioni]], grazie alle quali si erano arricchiti a dismisura.</ref>, donne, schiavi e popolazioni straniere, come i [[Galli]] [[Allobrogi]], scontente del dominio di Roma. Catilina, con abili manovre [[Demagogia|demagogiche]], li riunì tutti intorno ad un programma per certi versi estremistico, ma "democratico". I suoi obbiettivi fondamentali erano il condono dei debiti, la distribuzione di terre ai meno abbienti ed il riscatto dei cittadini più miseri.
Crasso e Cesare, tuttavia, abbandonarono poco dopo il tentativo insurrezionale ed il console Cicerone ebbe l'opportunità di sventare e reprimere l'intero piano eversivo.
===Riassunto dei capitoli===
{{trama}}
====Capitoli 1 - 4 (proemio)====
[[Immagine:Konstanz Sallust 1505.jpg||thumb|left|175px|Frontespizio di un codice medioevale del ''De Catilinae coniuratione''.]]
{{quote|A tutti gli uomini, che ambiscono esser da più degli altri animali, conviene con intenso volere sforzarsi di viver chiari, e non come bruti, cui natura a terra inchinò, ed al ventre fe' schiavi.|Incipit del ''De Catilinae coniuratione'' - cap. 1, 1; trad. di [[Vittorio Alfieri]], ''Della congiura di Catilina''.|Omnis homines, qui sese student praestare ceteris animalibus, summa ope niti decet ne vitam silentio transeant, veluti pecora, quae natura prona atque ventri oboedientia finxit.|lingua=la}}
Il ''De Catilinae coniuratione'', come il successivo ''[[Bellum Iugurthinum]]'', si apre con un ampio proemio in cui l'autore illustra le sue considerazioni ideologiche.<ref name="Riferimento bibliografico4">Da ''O. Bianco. ''La Catilinaria di Sallustio e l'ideologia dell'integrazione''. Milella. [[1976]].''</ref><br>
L'uomo, costituito da un'[[anima]] e un [[Corpo (metafisica)|corpo]], deve coltivare soprattutto le qualità spirituali <ref name="facoltà spirituali">Le facoltà spirituali fondamentali sono, secondo lo storico, l'attività [[politica]], quella [[militare]], quella [[oratoria]] e quella [[Storiografia|storiografica]].</ref><ref name="Riferimento bibliografico3"> Da''Gaio Sallustio Crispo, [[Tito Livio]], L. Coco. ''L'uomo e la natura''. Loffredo. [[2003]]. ISBN 888096934X.''</ref> se vuole ottenere una gloria vera ed eterna;
{{quote|Parmi perciò, che assai più gloriarci dobbiam dell'ingegno, che della forza [...].|[[Sallustio]], ''De Catilinae coniuratione'' - cap. 1, 3; trad. di [[Vittorio Alfieri]], ''Della congiura di Catilina''.|Quo mihi rectius videtur ingenii quam virium opibus gloriam quaerere [...].|lingua=la}}
l'ingegno è dunque più importante della forza fisica sia in periodo di [[pace]] che in [[guerra]]. L'attività storiografica, scelta dall'autore subito dopo il ritiro dalla vita politica, fa parte di quelle attività che arrecano fama e consentono allo stesso tempo di servire al meglio la [[patria]], esattamente come se si adempisse in maniera diretta ad incarichi pubblici. La scelta della congiura di Catilina come tematica principale della monografia storica è dovuta all'eccezionalità e alla pericolosità di quell'avvenimento.
====Capitoli 5 - 19 («''archaeologia''»)====
Il capitolo 5 è dedicato alla descrizione del carattere e dei costumi di Catilina, un uomo caratterizzato da grandi virtù ma anche da estrema corruzione morale. A questo punto Sallustio inserisce una digressione storica (la cosiddetta «''archaeologia''» ) per motivare in un certo senso le cause di questo comportamento; qui illustra il passaggio dalla felice condizione delle [[Storia di Roma#Fondazione della città|origini di Roma]] alla decadenza dei tempi contemporanei, in cui si è sviluppata la congiura. In un tale ambiente corrotto non è difficile per Catilina raccogliere intorno a sé i peggiori elementi della [[società]]. A questo punto si presenta una nuova digressione storica, incentrata su un precedente tentativo di congiura operato dallo stesso Catilina <ref name="La prima congiura">La cosiddetta ''prima congiura'', di cui si parla nei capitoli 18 e 19, è un tentativo eversivo ordito tra il [[66 a.C.|66]] ed il [[65 a.C.]] dallo stesso Catilina, imputato di [[concussione]], e da [[Publio Autronio Peto|Publio Autronio]], [[Console (storia romana)|console]] deposto poco dopo l'elezione a causa di [[Broglio elettorale|brogli]], in cui pare che fosse implicato anche Cesare. Catilina e Autronio si rivolsero a Gneo Pisone, giovane membro della [[nobiltà|''nobilitas'']], comunicandogli il proprio piano di eliminare i nuovi consoli e molti senatori e di impadronirsi del potere; Pisone nel frattempo si sarebbe recato con un'esercito ad occupare l'Hispania. Il progetto viene scoperto e rinviato di un mese, ma fu definitivamente mandato all'aria per un errore dello stesso Catilina. Autronio fu trucidato da alcuni cavalieri in Hispania, dove si era recato per ordine di Pompeo in qualità forse di [[Propretore (storia romana)|propretore]]. </ref>, dimostrando che evidentemente egli non è nuovo a simili atti.
====Capitoli 20 - 25====
Catilina raduna nella sua ''[[domus]]'' i congiurati, promettendo loro in caso di buona riuscita della congiura grossi vantaggi e laute ricompense, e li congeda dopo un solenne discorso, seguito da un giuramento.
{{quote|Se il valor vostro e la fede non conoscessi per prova, indarno opportuna occasione ed altra speranza di dominio mi si sarebbero appresentate: né io per dappocaggine o leggerezza il certo abbandonerei per l'incerto.|Inizio del discorso di Catilina ai congiurati; [[Gaio Sallustio Crispo|Sallustio]], ''De Catilinae coniuratione'' - cap. 20, 2; trad. di [[Vittorio Alfieri]], ''Della congiura di Catilina''.|Ni virtus fidesque vostra spectata mihi forent, nequiquam opportuna res cecidisset; spes magna, dominatio in manibus frustra fuissent, neque ego per ignaviam aut vana ingenia incerta pro certis captarem.|lingua=la}}
La congiura non resta a lungo segreta, dato che Fulvia, amante del congiurato Curio, confida ad alcune nobildonne l'esistenza del piano rivoluzionario. La ''nobilitas'', in preda al panico, sceglie allora di affidare il consolato a [[Gaio Antonio Ibrida]] ed all<nowiki>'</nowiki>''[[homo novus]]'' Marco Tullio Cicerone. Catilina, ottenuto l'ennesimo insuccesso elettorale, vista la reazione della ''nobilitas'' non si perde d'animo ed inizia a raccogliere armi e nuovi complici, tra cui la corrotta Sempronia, cui Sallustio dedica un efficace ritratto (cap. 25).
[[Immagine:Maccari-Cicero.jpg|thumb|right|350px|[[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]] pronuncia in [[Senato romano|Senato]] la prima Catilinaria - [[1880]], [[affresco]] di [[Cesare Maccari]]; [[Roma]], [[Palazzo Madama (Roma)|Palazzo Madama]], Sala Maccari.]]
====Capitoli 26 - 36====
I congiurati si riuniscono in casa di Porcio Leca, mentre Catilina affretta i preparativi della congiura; in seguito tenta di eliminare Cicerone, organizzando contro di lui un attentato, che però fallisce. Il console illustra in Senato la pericolosità della situazione ed ottiene i pieni poteri per fronteggiare la congiura; quindi pronuncia contro Catilina, presentatosi in [[Curia (storia di Roma)|Curia]], la prima delle sue ''[[Catilinarie]]''. Catilina è costretto a fuggire da Roma per raggiungere in [[Etruria]] il campo del congiurato Manlio. A questo punto l'autore riferisce il contenuto di un messaggio di Manlio a Marcio Re e di una missiva di Catilina a Catulo; nonostante le giustificazioni date dai due via epistola, il senato decide di nominare entrambi nemici dello stato.
====Capitoli 37 - 47====
Sallustio inserisce un altro ''excursus'' in cui tratta le cause della congiura, individuando solamente quelle di natura politica e sociale. In seguito passa ad esaminare il tentativo di coinvolgere nella congiura i Galli Allobrogi; sotto consiglio di Cicerone, questi fingono di accordarsi con i congiurati per ottenere da costoro documenti compromettenti. Le lettere entrate in loro possesso permettono l'arresto dei congiurati rimasti a Roma, tra cui Publio Lentulo Sura e Gaio Cetego.
====Capitoli 48 - 54====
Dopo aver descritto l'improvviso cambio di fronte della ''[[Plebe|plebs]]'', prima desiderosa di [[Rivoluzione (politica)|rivoluzioni]] ed ora tutta al fianco di Cicerone, l'autore notifica le accuse, a parer suo infondate, mosse contro Crasso e Cesare. Mentre vengono presi provvedimenti in merito alla scarcerazione di alcuni prigionieri, il Senato si riunisce per decidere il loro destino. Il console [[Decimo Giunio Silano]] chiede per gli imputati la pena di morte, incontrando così l'opposizione di Cesare, che auspica un trattamento meno duro. A favore della pena capitale si pronuncia anche [[Catone l'Uticense]] e pertanto il senato accoglie la mozione di Silano. Dopo varie considerazioni sulla potenza di Roma, Sallustio traccia un confronto tra Cesare e Catone, sottolineando le loro virtù opposte ma essenziali per il benessere dello Stato.
====Capitoli 55 - 61====
Cicerone ordina l'immediata esecuzione della sentenza di morte per i congiurati.<ref name="Provocatio ad populum"> Cicerone commette però l'errore di non richiedere la ''[[provocatio ad populum]]'', necessaria in questi casi; questo, in seguito, gli costò l'accusa di illegittimità e l'intera carriera politica.</ref> Catilina nel frattempo fugge verso nord, in direzione della [[Gallia Cisalpina]], ma si viene a trovare in una situazione di stallo, chiuso tra l'[[esercito romano|esercito]] al comando di [[Quinto Cecilio Metello Celere]], stanziato con tre [[Legione romana|legioni]] nel [[Piceno]], e l'esercito di Antonio, inviato contro di lui dal Senato. A questo punto Catilina si vede costretto ad affrontare uno dei due eserciti, nell'''ager'' presso Pistoia. L'esercito catilinario viene sbaragliato dall'esercito consolare e lo stesso Catilina muore in battaglia, dopo aver combattuto valorosamente.
{{finetrama}}
== Personaggi==
La vicenda narrata nella monografia ruota su tre personaggi principali: Catilina (il protagonista), Cesare e Catone l'Uticense. Cicerone, che dalla realtà dei fatti ci si aspetterebbe come un protagonista, viene relegato ad un ruolo di secondo piano, assieme ad altri personaggi minori.
=== Catilina, il protagonista ===
[[Immagine:Catilina2-Maccari affresco.jpg|thumb|200px|right|''Catilina'' ; dettaglio dell'[[affresco]] di Cesare Maccari ''Cicerone denuncia Catilina'', [[Palazzo Madama (Roma)]]]]
Lucio Sergio Catilina è il protagonista indiscusso della vicenda trattata nella monografia, nonché il capo della congiura; a lui Sallustio dedica un intero capitolo descrittivo: il quinto. È la figura emblematica del degrado della società romana, un uomo crudele ma non privo di un'ambigua grandezza, esattamente come appariva la Roma del [[I secolo a.C.]]. <ref name="Riferimento bibliografico2">Da ''D. Mevoli. ''La vocazione di Sallustio''. Congedo. [[1994]]. ISBN 88-8086-032-1.''</ref>
Il fatto che la figura di Catilina spicchi tra tutti gli altri personaggi dell'opera non è con ogni probabilità un risultato che lo storico si auspicava. Ciò si deve in gran parte alla cosiddetta tecnica del "ritratto paradossale", un metodo di trattare e descrivere i personaggi che consiste nel creare figure in cui gravi [[Vizio|vizi]] si affiancano e si contrappongono a [[virtù]] eccezionali. Questa tecnica crea dunque dei personaggi afflitti da profondi conflitti interiori.
{{quote|Lucio Catilina, di nobil prosapia, d'animo e di corpo fortissimo, ma di malefica e prava indole, fin dai primi suoi anni le intestine guerre, le rapine, le stragi, e la civil discordia anelando, fra esse cresceva.|[[Gaio Sallustio Crispo|Sallustio]], ''De Catilinae coniuratione'' - cap. 5, 1; trad. di [[Vittorio Alfieri]], ''Della congiura di Catilina''.|L. Catilina, nobili genere natus, fuit magna vi et animi et corporis, sed ingenio malo pravoque. Huic ab adulescentia bella intestina, caedes, rapinae, discordia civilis grata fuere ibique iuventutem suam exercuit.|lingua=la}}
Vi sono buone ragioni però per affermare che Catilina non sia un personaggio completamente negativo; non che Sallustio attribuisca a lui delle doti diverse da quelle del ''monstrum'' di corruzione e di malvagità, ma vari studiosi, tra cui Ronald Syme <ref name="Riferimento bibliografico">Tratto da: ''R. Syme. ''Sallustio''. [[1968]]. Paideia''. ISBN 8839400230</ref>, sostengono che su questa grandiosa figura si proietti un certo fascino sinistro, il cosiddetto "fascino dell'eroica fine", lo stesso che circonda quelli che combattono e muoiono per difendere i propri ideali, giusti o sbagliati che siano. Un' "eroica fine" da lui stesso ricercata combattendo a viso aperto nella battaglia di [[Pistoia]], durante la quale viene descritto in una posa nobile, quasi statuaria, frutto di ragioni profondamente radicate nella mentalità romana.
{{quote|Ma Catilina, assai lungi da' suoi, fu trovato nel mezzo dei nemici cadaveri ancor palpitante; e tuttavia nell'esangue volto ritenea la prisca ferocia.|[[Gaio Sallustio Crispo|Sallustio]], ''De Catilinae coniuratione'' - cap. 61, 4; trad. di [[Vittorio Alfieri]], ''Della congiura di Catilina''.|Catilina vero longe a suis inter hostium inventus est, paululum etiam spirans ferociamque animi, quam habuerat vivos, in voltu retinens.|lingua=la}}
Durante la battaglia Catilina perisce, ma sarà una morte onorevole, degna di un eroe epico. Questa fine mostra a quale esito sarebbe potuta arrivare la virtù di Catilina, se non fosse stata corrotta da pesanti vizi. Lo storico [[Publio Annio Floro]] ([[I secolo|I]]-[[II secolo|II secolo d.C.]]) afferma in merito in una sua [[epitome]]:
{{quote|Una morte onorevolissima, se lui fosse morto in questo modo per la patria! |[[Floro]], ''[[Epitome]]'' - II, 12,12; trad.: [[Utente:HeNRyKus|E. Urru]]|Pulcherrima morte, si pro patria sic concidisset!|lingua=la}}
Ne risulta dunque un uomo straordinario, sia nella sua grandezza sia nella sua malvagità, una figura ambigua per cui l'autore non nutre l'avversione né condivide appieno il giudizio negativo di Cicerone.
Del resto pare che le convinzioni di Catilina, stando a quanto riferito nei suoi discorsi, non dovevano discostarsi molto da quelle di Sallustio, ma con la sostanziale differenza che quest'ultimo, dato il suo passato e la sua condizione sociale, non avrebbe mai potuto sposare una soluzione diversa da un critico moderatismo nei confronti della classe senatoria, sempre nel rispetto della [[legalità]]. <ref name="Riferimento bibliografico">Tratto da: ''R. Syme. ''Sallustio''. [[1968]]. Paideia''. ISBN 8839400230</ref>
=== Ruolo di Cesare ===
[[Immagine:Julius caesar.jpg|thumb|left|150px|Busto di [[Gaio Giulio Cesare]].]]
Un ruolo particolare all'interno della vicenda è riservato alla figura di Cesare. In effetti secondo gli storici moderni è molto verosimile, sebbene non venga accuratamente fatto trasparire nel corso dell'opera, che il futuro ''[[Dittatore romano|dictator]]'' di Roma avesse riposto più di una speranza nel buon esito della cospirazione catilinaria, come aveva già fatto nella cosiddetta prima congiura,<ref name="La prima congiura">La cosiddetta ''prima congiura'', di cui si parla nei capitoli 18 e 19, è un tentativo eversivo ordito tra il [[66 a.C.|66]] ed il [[65 a.C.]] dallo stesso Catilina, imputato di [[concussione]], e da [[Publio Autronio Peto|Publio Autronio]], [[Console (storia romana)|console]] deposto poco dopo l'elezione a causa di [[Broglio elettorale|brogli]], in cui pare che fosse implicato anche Cesare. Entrambi si rivolsero a Gneo Pisone, giovane [[nobile]], comunicandogli il proprio piano di eliminare i nuovi consoli, assieme a molti senatori, ed impadronirsi del potere, mentre Pisone si sarebbe recato con un esercito ad occupare l'Hispania. Il progetto viene scoperto e rinviato di un mese, ma fu mandato all'aria per un errore dello stesso Catilina, mentre Autronio fu trucidato in Hispania da alcuni cavalieri, dopo esservisi recato per ordine di Pompeo, in qualità forse di [[Propretore (storia romana)|propretore]].</ref> anche se non viene mai fatto apertamente il suo nome. Tra gli intenti principali di Sallustio vi è quello di sollevare Cesare da ogni capo d'accusa che intendesse collegare la sua politica con un possibile esito rivoluzionario. La presunta volontà di coprire le responsabilità di Cesare, secondo alcuni critici, avrebbe spinto Sallustio ad individuare per la congiura soltanto cause generali e di natura morale, trascurando i veri motivi del misfatto, ovvero le cause politiche ed economiche. <ref name="Riferimento bibliografico4">Da ''O. Bianco. ''La Catilinaria di Sallustio e l'ideologia dell'integrazione''. Milella. [[1976]].''</ref> Inoltre lo scrittore non perde occasione di sottolineare la preoccupazione di Cesare per la legalità. Ciò si nota principalmente nel momento in cui gli fa prendere la parola in Senato con una tonalità solenne, quasi divina, il [[15 dicembre]] del [[63 a.C.]], per opporsi alla [[pena capitale|condanna a morte]] dei congiurati: essa sarebbe incostituzionale e quindi contraria, sostiene, ai ''mores patrum'' (i costumi dei padri) e dunque a tutta la tradizione romana.
Questo Cesare descritto da Sallustio appare insomma come uno tutt'altro che rivoluzionario e la sua opposizione al partito senatorio non avrebbe niente a che vedere col programma eversivo di Catilina. Al contrario Cesare viene visto infatti come un fedele custode del ''[[mos maiorum]]'' tradizionale e perciò viene posto sullo stesso piano di [[Catone Uticense]], uomo estremamente conservatore, dello stesso stampo del celebre antenato di cui porta il nome (e si potrebbe dire anche il carattere). Egli, partendo da analoghe premesse (la tradizione e la ''prisca virtus'', l'antica virtù del popolo romano), giunge però a conclusioni diametralmente opposte; chiede e sostiene, infatti, la pena capitale per i congiurati.
=== Cesare e Catone a confronto===
Uno dei capitoli più importanti dell'opera, il 54, è dedicato proprio al confronto tra Cesare e Catone. Quando lo storico scrisse la monografia, entrambi erano tragicamente scomparsi: l'uno assassinato da congiurati, l'altro suicida. Entrambi i personaggi rivestono una particolare importanza per lo scrittore: Cesare poiché ha offerto a Sallustio la protezione politica, grazie a cui, nei suoi vari incarichi pubblici, ha avuto l'opportunità di arricchirsi; Catone per cui lo scrittore prova grande ammirazione per via della sua politica del rigore. <ref name="Riferimento bibliografico3"> Da''Gaio Sallustio Crispo, [[Tito Livio]], L. Coco. ''L'uomo e la natura''. Loffredo. [[2003]]. ISBN 888096934X.''</ref>
Sallustio li presenta entrambi in azione nel celebre dibattito in [[Senato romano|Senato]], cogliendo l'opportunità di esaltare le doti di tutti e due questi ''magni viri'':la generosità, l'altruismo e la clemenza di Cesare (Sallustio ne sottolinea la ''misericordia'' e la ''munificentia''); l'austerità, il rigore, la moderazione e la severa fermezza (''integritas, constantia'') di Catone; due chiari esempi di virtù opposte, ma complementari e parimenti importanti in una classe dirigente.
L'implicita conclusione di Sallustio è che l'uno e l'altro personaggio, l'uno e l'altro atteggiamento siano essenziali per la sopravvivenza della ''res publica'': se Cesare è colui in grado di dare splendore allo stato, Catone appare il depositario dei valori dell'antica tradizione dei ''[[Quiriti|Quirites]]'' (i [[Romani]]), cui Sallustio non intende in nessun modo rinunciare. Tuttavia il problema più grave è che queste due immani personalità della ''latinitas'' e di tutto il mondo antico giovano solo imperfettamente al bene della ''res publica'' romana, il che tra i vari sintomi di crisi dello stato è forse il più preoccupante. <ref name="Riferimento bibliografico4">Da ''O. Bianco. ''La Catilinaria di Sallustio e l'ideologia dell'integrazione''. Milella. [[1976]].''</ref>
Ecco riportato per intero il capitolo 54:
[[Immagine:Marcus Porcius Cato.jpg|thumb|left|160px|Statua di [[Catone Uticense]] che medita il [[suicidio]] dopo aver letto il [[Fedone]]; [[Jean-Baptiste Romand]] e [[François Rude]].]]
{{quote|'''1.''' Per nobiltà dunque, per eloquenza, ed età, ma più per altezza d'animo e per acquistata gloria, benchè diversi costoro, eran pari. '''2.''' Cesare, pe' suoi beneficj e munificenze, tenuto era grande; per la incorrotta vita, Catone. A quello la pietà e la dolcezza acquistavano fama; a questo l'esser severo accrescea maestà: '''3.''' l'uno, col dare, soccorrere, e perdonare; l'altro, col nulla concedere, conseguito egual gloria si aveano. Cesare, degli infelici rifugio; de' rei flagello, Catone: del primo la facilità, del secondo la fermezza laudavasi. '''4.''' Voleva Cesare affaticarsi, vegliare, sacrificar se stesso agli amici, né cosa mai di rilievo negare: larga autorità, grand'esercito, nuove guerre ei bramava, campo al suo chiaro valore. '''5.''' Grave e modesto Catone, ma rigido in sommo grado: '''6.''' non egli di ricco fra i ricchi, non di fazioso fra i faziosi al vanto aspirava; ma di coraggioso tra i forti, di verecondo tra i modesti, d'incorruttibile tra gl'incorrotti. Volea Catone, più che parerlo, esser buono: tanta più gloria otteneva così, quanta egli men ne cercava.|[[Gaio Sallustio Crispo|Sallustio]], ''De Catilinae coniuratione'' - cap. 54; trad. di [[Vittorio Alfieri]], ''Della congiura di Catilina''.|'''1.''' Igitur eis genus, aetas, eloquentia, prope aequalia fuere; magnitudo animi par, item gloria, sed alia alii. '''2.''' Caesare beneficiis ac munificentia magnus habebatur, integritate vitae Cato. Ille mansuetudine et misericordia clarus factus, huic severitas dignitatem addiderat. '''3.''' Caesar dando, sublevando ignoscendo, Cato nihil largiundo gloriam adeptus est. In altero miseris perfugium erat, in altero malis pernicies. Illius facilitas, huius costantia laudabatur. '''4.''' Postremo Caesar in animum induxerat laborare, vigilare, negotiis amicorum intentus sua neglegere, nihil denegare quod dono dignum esset; sibi magnum imperium, exercitum, bellum novum exoptabat ubi virtus enitescere posset. '''5.''' At Catoni studium modestiae, decoris, sed maxume severitatis erat. '''6.''' Non divitiis cum divite, neque factione cum factioso, sed cum strenuo virtute, cum modesto pudore, cum innocente abstinentia certabat. Esse quam videri bonus malebat; ita, quo minus petebat gloriam, eo magis illum sequebatur.|lingua=la}}
Non ha dunque torto Ronald Syme, uno dei più grandi studiosi della [[letteratura latina]], nell'affermare, riflettendo su questo e sui passi precedenti, che ambedue queste personalità «unite avrebbero avuto quanto era necessario per la salvezza della repubblica. Forse è proprio ciò che lo storico vuole farci capire».<ref name="Riferimento bibliografico">R. Syme. ''Sallustio'', 1968, Paideia, ISBN 8839400230</ref>
=== Ruolo di secondo piano per Cicerone ===
[[Immagine:Marcus Tullius Cicero.jpg|thumb|120px|right|Busto di [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]].]]
Nella monografia tuttavia non trova invece un ampio spazio, come ci si aspetterebbe peraltro in base alla realtà degli avvenimenti, la figura di Cicerone, che nelle sue celebri ''[[Orationes in Catilinam]]'' (le ''Catilinarie''), aveva infatti tanto esaltato i propri meriti nella scoperta e nella repressione della congiura.
Nella monografia sallustiana l'[[Arpino (FR)|arpinate]] non ha una propria e ben definita personalità, come gli altri personaggi chiave, né pronuncia discorsi riferiti per intero; il suo è semplicemente il ruolo di chi ha fatto al meglio il proprio dovere, ma niente di più gli viene attribuito dallo storico, di cui non condivideva i punti di vista politici. Sebbene lo stesso Sallustio non trascuri la sua importanza, definendolo a buon diritto un ''optimus consul'', appare fondata l'ipotesi secondo cui nell'atteggiamento piuttosto freddo di Sallustio si rispecchia una sorta di "ritorsione" contro il ''De consiliis suis'', opera con cui Cicerone accusava apertamente Cesare, protettore di Sallustio; egli gli era infatti profondamente riconoscente e pertanto pronto a difenderlo da ogni sorta di accusa, tra cui quella ignominiosa, per un uomo di grande importanza quale era il leader dei ''[[populares]]'', di aver retto i ranghi della congiura. <ref name="Riferimento bibliografico6">Gaio Sallusio Crispo; N. Flocchini, G. Ottaviani (a cura di). ''Antologia dalle opere''. Paravia. [[1993]]. ISBN 8839516417.</ref>
===Personaggi minori===
[[Immagine:De Catilinae coniratione Sallustii.jpg|180px|left|thumb|Costanzo Felici, ''Historia de coniuratione Catilinae'', codice [[Rinascimento|rinascimentale]]; dedica a [[Papa Leone X|Leone X]]; [[Biblioteca Apostolica Vaticana]].]]
Nella monografia si avvicendano anche altri personaggi di minore importanza, in modo particolare concentrati attorno al capo della congiura, che l'abilità ritrattistica e la finezza psicologica di Sallustio rendono non meno indimenticabili dei protagonisti. <ref name="Riferimento bibliografico6">Gaio Sallusio Crispo; N. Flocchini, G. Ottaviani (a cura di). ''Antologia dalle opere''. Paravia. [[1993]]. ISBN 8839516417.</ref>
Tra essi riveste una particolare importanza Sempronia, una donna dal fascino irresistibile, di famiglia nobile, non più giovanissima ma comunque di bell'aspetto, grande conversatrice nei più importanti salotti dell'Urbe, competente di [[letteratura]] [[Letteratura greca|greca]] e [[Letteratura latina|latina]], [[poesia]], [[moda]] e persino [[politica]], graziosa cantatrice e danzatrice, dotata di grande intelligenza; grande amica di Catilina, nonostante queste buone doti era di indole perversa, caratterizzata da atteggiamenti lussuriosi, poco fedele, varie volte complice di [[omicidio|omicidi]], spesse volte indebitata; per via di simili atteggiamenti è caduta sempre più in basso. Sallustio aggiunge che aveva "una buona dose di umorismo", volendo dire con ciò che le sue buone doti si sarebbero dovute impiegare per il benessere della repubblica e non per attentare ad essa . <ref name="Capitolo 25">Descrizione di Sempronia tratta dal capitolo 25 della monografia.</ref>
Oltre a Sempronia trovano spazio gli altri congiurati appartenenti ai ceti più alti della ''societas'' romana, sia del rango senatorio sia di quello equestre, di cui lo storico fa un elenco accurato nel capitolo 17; tra questi si annoverano in particolare Gaio Cetego, la cui descrizione si limita a pochi aggettivi nel capitolo 43, Curio e l'amante Fulvia.
Nel complesso vi è dunque una buona quantità di singole e ben delineate personalità; ciò infligge un duro colpo alla concezione [[Marco Porcio Catone|catoniana]] di ''historia communis'', storia collettiva. <ref name="Historia communis">Catone scrisse un opera storiografica, le ''Origines'', in cui narra le origini della potenza romana. Con quest'opera egli intende porre sullo stesso piano Roma e le altre città italiche, che avrebbero contribuito allo sviluppo della potenza [[Lazio|laziale]]. È a tal proposito che il ''Censore'' espone la sua concezione di ''historia communis'' : la creazione e la storia dello stato romano è stata l'opera collettiva e progressiva del ''populus romanus'' sotto la spinta dell'ideologia e dei membri dell<nowiki>'</nowiki>aristocrazia senatoria. Egli, in conformità alla sua teoria, non cita i nomi dei generali, ma li designa con la loro carica; ciò per contestare la concezione individualistica della storia che caratterizza la storiografia delle origini, a partire da [[Quinto Ennio|Ennio]].</ref>
== Motivi della scelta==
Le fonti che fanno capo a [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]] ed alle sue celebri ''Catilinarie'' (''Orationes in Catilinam'') interpretano il tentativo di insurrezione di Catilina come un atto rivoluzionario ai danni del senato e dei cavalieri, accusando esplicitamente Cesare e Crasso di avervi avuto parte in qualche modo, forse come «mandanti occulti». <ref name="Riferimento bibliografico6">Gaio Sallusio Crispo; N. Flocchini, G. Ottaviani (a cura di). ''Antologia dalle opere''. Paravia. [[1993]]. ISBN 8839516417.</ref>
[[Immagine:Comic History of Rome Table 10 Cicero denouncing Cataline.jpg|thumb|left|300px|Caricatura [[XIX secolo|ottocentesca]] della scoperta da parte di [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]] della congiura di [[Lucio Sergio Catilina|Catilina]].]]
Una parte della critica moderna ha seguito il filone opinionistico di Cicerone, considerando conseguentemente la monografia sallustiana come un'opera di propaganda fortemente di parte ed accusando lo storico di aver distorto la vicenda in vari punti; su tutti l'eccessiva amplificazione della figura demoniaca di Catilina, che si fa strada con prepotenza sin dall'inizio dell'opera, avrebbe l'obbiettivo di fare da copertura per responsabilità politiche ben precise, ovvero quelle di [[Marco Licinio Crasso|Crasso]] e Cesare, e più in generale di tutta la ''factio'' dei ''[[populares]]''.
Allo stesso modo un altro aspetto molto discusso, ovvero l'anticipazione di un anno della data effettiva di inizio della congiura (giugno del [[64 a.C.|64]] anziché luglio [[63 a.C.|63]]), avrebbe il fine di isolare Catilina, già autore di un precedente tentativo insurrezionale nel [[66 a.C.]], dal partito popolare e di caricare le responsabilità sulla sua oscura determinazione.
Tuttavia sarebbe estremamente riduttivo ritenere che Sallustio abbia scelto questo episodio per incolpare la ''nobilitas'' al solo scopo di esentare da ogni colpa Cesare e difendere la ''factio popularis''; anzi la realtà è ben più complessa. Dal ''De Catilinae coniuratione'' emerge un giudizio storico più moderato, proprio ''in medio'', a metà tra l'estremismo eccessivo di ''[[populares]]'' ed ''[[ottimati|optimates]]'': lo storico si fa portavoce dell'aspirazione alla pace ed alla legalità dei ceti benestanti romani ed italici, atteggiamento che si fa più forte dopo la disfatta dei [[cesaricidi]] nella [[battaglia di Filippi]] del [[42 a.C.]]. Da questo punto di vista l'ideologia sallustiana pare convergere verso il motto che era stato la parola d'ordine della seconda metà del [[primo secolo a.C.]], quel ''consensus omnium bonorum'' (il consenso di tutti gli onesti <ref name="Boni viri 25">Cicerone col termine ''boni'' (talvolta unito al sostantivo ''viri'', "uomini onesti") si riferisce ai membri della classe senatoria, da cui sarebbe dovuto partire, secondo lui, il riscatto della ''res publica''.</ref>) che era alla base del progetto ciceroniano di allargare le basi del potere coinvolgendo le forze moderate.
== Origini della corruzione della ''Res publica'' ==
Vi è inoltre un altro aspetto che svilisce la tesi che l'opera abbia un fine puramente propagandistico, e cioè il fatto che Sallustio attribuisca una grande importanza agli ''excursus'' storici, tesi a collocare nel punto più esatto la crisi in atto, risalendo agli antefatti ed alle cause più vicine e più remote. <ref name="Riferimento bibliografico">R. Syme. ''Sallustio'', 1968, Paideia, ISBN 8839400230</ref>
[[Immagine:Cato and Catilina propaganda cups.jpg|300px|right|thumb|Coppe di propaganda elettorale di [[Lucio Sergio Catilina|Catilina]] e [[Marco Porcio Catone Uticense|Catone]].]]
In particolare nei primi paragrafi dell'opera, traendo ampiamente ispirazione dall'analoga digressione presente nel ''{{polytonic|Περὶ τοῦ Πελοποννησίου πoλέμου}}'' (pron. Perì tu Peloponnēsìu polèmu, [[Guerra del Peloponneso|La guerra del Peloponneso]]) di [[Tucidide]], Sallustio ripercorre la storia di Roma, della sua ascesa e della sua decadenza, individuando come nodo cruciale una data ben precisa: il [[146 a.C.]], anno della distruzione di [[Cartagine]]. Fu questo l'episodio che segnò la fine del ''metus hostilis'' e di conseguenza la fine dell'unità delle parti sociali. Il ''metus hostilis'' è la paura che i romani nutrivano nei confronti dei loro nemici di sempre, i [[cartaginesi]]. Dopo la distruzione di Cartagine ad opera di [[Publio Cornelio Scipione Emiliano|Scipione l' Emiliano]], è venuto a mancare questo forte compattante, che aveva tenuto uniti gli strati sociali romani nei secoli precedenti; questa mancanza da una parte ha acutizzato l<nowiki>'</nowiki> ''ambitio'' (brama ossessiva di potere) e l<nowiki>'</nowiki> ''avaritia'' (brama di denaro), dall'altra ha favorito il concentrarsi dell'aggressività nei confronti degli ''adversarii'' politici interni.
Nell'«archaeologia» romana va ravvisato il centro ideologico su cui ruota l'intera opera <ref name="Riferimento bibliografico6">Gaio Sallusio Crispo; N. Flocchini, G. Ottaviani (a cura di). ''Antologia dalle opere''. Paravia. [[1993]]. ISBN 8839516417.</ref>: il Catilina sallustiano, il ''monstrum'', non è né un figlio del caso, né una cancrena da eliminare per preservare la sanità del resto del corpo-stato, né tantomeno, come lo dipinge Cicerone, un fanatico estremista contro cui si devono concentrare le forze di tutti i ''boni'', <ref name="Boni viri 25">Cicerone col termine ''boni'' (talvolta unito al sostantivo ''viri'', "uomini onesti") si riferisce ai membri della classe senatoria, da cui sarebbe dovuto partire, secondo lui, il riscatto della ''res publica''.</ref> ovvero i membri della classe agiata schierati su posizioni politiche moderate. Questo ''monstrum'' ha in realtà origini remote: nasce innanzitutto dal clima di violenze instauratosi, a partire dai tentativi di riforma, nell'età dei [[Gracchi]] e duramente represso nel [[sangue]]; nasce anche dal contesto di illegalità diffusa, nonché di innumerevoli rancori e vendette personali, relitto della tirannide e delle [[proscrizioni]] sillane; ma nasce soprattutto con la cessazione del ''metus hostilis'' che causa a Roma un sovvertimento delle ''pristinae virtutes'' del ''mos maiorum'' che avevano funto da supporto per le vittorie romane in età cartaginese. Tutta questa serie di concause ha fatto si che i ''civites'' romani, liberi dalla necessità di lottare per la sopravvivenza, hanno dato spazio all'individualismo, all'egoismo e a tutta la serie di vizi aspramente condannati nelle monografie sallustiane. <ref name="Riferimento bibliografico4">Da ''O. Bianco. ''La Catilinaria di Sallustio e l'ideologia dell'integrazione''. Milella. [[1976]].''</ref>
== Attendibilità storica ==
[[Immagine:Catilina lors de la conjuration.jpg|250px|thumb|left|Incisione all'interno dell'edizione [[spagna|spagnola]] del ''Bellum Catilinae'' ("La conjuraciòn de Catilina"), stampata a [[Madrid]] da [[Joaquin Ibarra]] nel [[1772]].]]
La [[critica]], antica e moderna, ha da tempo sottolineato le inesattezze e le deformazioni presenti in vari punti della monografia sallustiana. <ref name="Riferimento bibliografico">R. Syme. ''Sallustio'', 1968, Paideia, ISBN 8839400230</ref> <ref name="Riferimento bibliografico2">Da ''D. Mevoli. ''La vocazione di Sallustio''. Congedo. [[1994]]. ISBN 88-8086-032-1.''</ref> <ref name="Riferimento bibliografico5">Da ''Gaio Sallustio Crispo, N. Flocchini (a cura di). ''De coniuratione Catilinae - La congiura di Catilina''. Mursia. [[1993]]. ISBN 8842515744''</ref>
Ad esempio, nel capitolo 17 la riunione segreta dei congiurati, pronti a dare inizio al piano eversivo, viene collocata nel giugno del [[64 a.C.]], anziché, come concordano la maggior parte degli storici, l'[[63 a.C.|anno seguente]].
Nel diciottesimo capitolo il racconto della cosiddetta "prima congiura"<ref name="La prima congiura">La cosiddetta ''prima congiura'', di cui si parla nei capitoli 18 e 19, è un tentativo eversivo ordito tra il [[66 a.C.|66]] ed il [[65 a.C.]] dallo stesso Catilina, imputato di [[concussione]], e da [[Publio Autronio Peto|Publio Autronio]], [[Console (storia romana)|console]] deposto poco dopo l'elezione a causa di [[Broglio elettorale|brogli]], in cui pare che fosse implicato anche Cesare. Entrambi si rivolsero a Gneo Pisone, giovane [[nobile]], comunicandogli il proprio piano di eliminare i nuovi consoli, assieme a molti senatori, ed impadronirsi del potere, mentre Pisone si sarebbe recato con un esercito ad occupare l'Hispania. Il progetto viene scoperto e rinviato di un mese, ma fu mandato all'aria per un errore dello stesso Catilina, mentre Autronio fu trucidato in Hispania da alcuni cavalieri, dopo esservisi recato per ordine di Pompeo, in qualità forse di [[Propretore (storia romana)|propretore]]. </ref>, un precedente tentativo di cospirazione organizzato dallo stesso Catilina, ignora completamente il ruolo, per niente secondario, avuto in quell'occasione da Cesare. Un altro errore cronologico è rappresentato dalla posposizione del ''[[Senatus Consultum Ultimum]]'', cioè del [[senatoconsulto|decreto senatorio]], stabilito il [[21 ottobre]] del [[63 a.C.|63]], che conferiva ai consoli i pieni poteri per sgominare la congiura, alla notte tra il [[6 novembre|6]] ed il [[7 novembre]], in concomitanza con la riunione dei congiurati nella ''domus'' di Porcio Leca (capp. 28 - 29).
La spiegazione più plausibile per simili anacronismi è stata individuata nell'esigenza, avvertita dallo storiografo, di giustificare e difendere Cesare, capo del partito dei ''populares'', di fronte alle accuse di complicità rivolte da più parti nei suoi confronti.<ref name="Riferimento bibliografico2">Da ''D. Mevoli. ''La vocazione di Sallustio''. Congedo. [[1994]]. ISBN 88-8086-032-1.''</ref> Quindi Sallustio non sarebbe stato animato soltanto da motivazioni di carattere artistico e storico, come sostiene nel proemio dell'opera, ma a quanto pare si sarebbe lasciato convincere dal clima politico vigente a comporre un «libello quantomai polemico e tendenzioso».<ref name="Riferimento bibliografico">R. Syme. ''Sallustio'', 1968, Paideia, ISBN 8839400230</ref>
Quanto detto, tuttavia, è il pensiero maturato dalla critica meno favorevole allo scrittore e, sebbene non vada del tutto respinto, va in qualche modo attenuato. Si nota dunque facilmente che le idee [[politica|poltiche]] di Sallustio abbiano influenzato il suo modo di valutare personaggi ed avvenimenti; ciò non toglie però che che in lui non si debba vedere un falsificatore in malafede, pronto ad alterare date e notizie pur di far risaltare un orientamento ideologico. Più verosimilmente Sallustio non fu interessato tanto ad uno scrupoloso accertamento dei fatti, come fanno i moderni [[storico|storici]], quanto ad una loro forte [[dramma|drammatizzazione]], ricca di ''[[pathos]]''. <ref name="Riferimento bibliografico4">Da ''O. Bianco. ''La Catilinaria di Sallustio e l'ideologia dell'integrazione''. Milella. [[1976]].''</ref>
== Stile dell'opera==
{{vedi anche|Stile di Sallustio}}
[[Immagine:Salustio - ibarra.jpg|150px|thumb|right|Frontespizio di un'edizione [[spagna|spagnola]] del ''Bellum Catilinae'' ("''La conjuraciòn de Catilina''"), stampata a [[Madrid]] da [[Joaquin Ibarra]] nel [[1772]]]]
Lo stile della monografia si rispecchia nei due modelli cui Sallustio si ispira: lo storico [[Grecia antica|greco]] [[Tucidide]], ed in particolare il suo capolavoro ''La guerra del [[Peloponneso]]'', e il noto predecessore [[Marco Porcio Catone]], detto [[Censore (storia romana)|il ''Censore'']].
Questa doppia ispirazione si nota maggiormente nell<nowiki>'</nowiki> «''archaeologia''» (capitoli 6 - 13): la ricerca delle cause più profonde della congiura, di stampo prettamente tucidideo, si unisce infatti con i toni solenni della denuncia della crisi del ''mos maiorum'' tradizionale, presi da Catone.
I due modelli agiscono, a maggior ragione, anche a livello lessicale; da Tucidide Sallustio prende l'essenzialità espressiva, le sentenze brusche ed ellittiche, l'irregolarità del testo arricchito dagli arcaismi, la varietà delle forme sintattiche; da Catone invece un eloquio solenne, moralmente atteggiato, con una lingua a volte severa ed aulica, a volte popolare, ruvida nelle forme, dalla pàtina arcaica. Ne consegue uno stile basato sull' ''inconcinnitas'', contrario alla ''concinnitas'' (l'armonia) della frase ciceroniana e favorevole ad un discorso teso e dinamico, sempre alla ricerca della ''varietas'' espressiva. Abbondano pertanto le [[brachilogia|brachilogie]], le [[antitesi]], le inversioni di costrutti, i parallelismi, la ''[[variatio]]'', l'uso ritmato e continuo dell'[[Infinito (modo)|infinito]] narrativo e del [[chiasmo]], le [[Frase|frasi nominali]].
Dal punto di vista fonetico, l'alta frequenza degli arcaismi conferisce gravità e solenne ridondanza alla rapidità ed alla ''brevitas'' delle forme sintattiche. <ref name="Riferimento bibliografico5">Da ''Gaio Sallustio Crispo, N. Flocchini (a cura di). ''De coniuratione Catilinae - La congiura di Catilina''. Mursia. [[1993]]. ISBN 8842515744''</ref>
==Note e riferimenti==
{{references|2}}
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* Gaio Sallustio Crispo, L. Canali (a cura di). ''La congiura di Catilina. Testo originale a fronte''. Garzanti Libri. [[1982]]. ISBN 881158278-4.
* O. Bianco. ''La Catilinaria di Sallustio e l'ideologia dell'integrazione''. Milella. [[1976]].
* D. Mevoli. ''La vocazione di Sallustio''. Congedo. [[1994]]. ISBN 88-8086-032-1.
* R. Syme. ''Sallustio''. [[1968]]. Paideia. ISBN 8839400230.
* {{en}} T.F. Scanlon. ''The influence of Thucydides on Sallust''. Heidelberg. [[1980]].
* Gaio Sallustio Crispo, L. Piazzi (a cura di). ''La congiura di Catilina. Testo latino a fronte''. Barbera. [[2006]]. ISBN 8878990817.
* Gaio Sallustio Crispo, [[Tito Livio]], L. Coco. ''L'uomo e la natura''. Loffredo. [[2003]]. ISBN 888096934X.
* Gaio Sallustio Crispo; P. Frassinetti, L. Di Salvo (a cura di). ''Opere''. UTET. [[2002]]. ISBN 8802042861.
* Gaio Sallustio Crispo, N. Flocchini (a cura di). ''De coniuratione Catilinae - La congiura di Catilina''. Mursia. [[1993]]. ISBN 8842515744
* Gaio Sallustio Crispo, Marco Tullio Cicerone, H. H. Ørberg (a cura di). ''Catilina. Ex C. Sallustii Crispi de Catilinae coniuratione libro et M. Tullii Ciceronis orationibus in Catilinam''. Accademia Vivarium Novium. [[2000]]. ISBN 8887637075.
* Gaio Sallustio Crispo, T. Pistoso (a cura di). ''Bellum Catilinae''. Ciranna & Ferrara. [[2000]]. ISBN 8881441543
* Gaio Sallustio Crispo, A. Crugnola (a cura di). ''Antologia sallustiana''. Principato. ISBN 8841623675.
* Gaio Sallustio Crispo. ''Coniuratio Catilinae''. Latine loqui. ISBN 8871003349.
* Gaio Sallustio Crispo, E. Malcovati (a cura di). ''De Catilinae coniuratione''. Paravia. [[1971]]. ISBN 8839510265.
* Gaio Sallusio Crispo; N. Flocchini, G. Ottaviani (a cura di). ''Antologia dalle opere''. Paravia. [[1993]]. ISBN 8839516417.
== Voci correlate ==
* [[Gaio Sallustio Crispo]]
* [[Lucio Sergio Catilina]]
* [[Gaio Giulio Cesare]]
* [[Marco Porcio Catone Uticense]]
* [[Marco Licinio Crasso]]
* [[Marco Tullio Cicerone]]
* [[Bellum Iugurthinum]]
* [[Monografia]]
* [[Storiografia latina]]
==
{{interprogetto|commons=Category:Sallust|testo=Della congiura di Catilina}} (in [[Lingua italiana|italiano]])
{{interprogetto|testo=la:De Catilinae coniuratione}} (in [[Lingua latina|latino]])
==Collegamenti esterni==
* [http://digilander.libero.it/latineloqui/aut/sallu/coniuratio.htm Testo con traduzione del De Catilinae Coniuratione]
* [http://www.thelatinlibrary.com/sall.html Opere sallustiane originali Latino]: ''Bellum Catilinae'', ''Bellum Iugurthinum'', ''Fragmenta Historiarum'', ''Epistulae ad Caesarem'' ed ''Invectiva in Ciceronem'' (quest'ultima di attribuzione incerta, anche se spesso a lui attribuita).
{{Sallustio}}
[[Categoria:Opere letterarie latine|Catilinae coniuratione, De]]
[[
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