Personalismo: differenze tra le versioni
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Come sottolinea lo stesso autore, "il personalismo, è una filosofia, non un semplice atteggiamento. È una filosofia, ma non un sistema". È filosofia perché fissa delle strutture, ma non può mai essere un sistema, in quanto la persona, che ne rappresenta l'oggetto principale di studio, va sempre oltre ogni possibile sistemazione definitiva. Non può mai essere racchiusa in una definizione finita, poiché è proprio ciò che nell'uomo non può essere trattato come oggetto.
Immediatamente dopo queste puntualizzazioni di partenza, Mounier tenta di tracciare una breve storia della persona, affermando che essa resta una nozione "embrionale" fino all'[[Storia del Cristianesimo|era cristiana]]. Il primo momento realmente nuovo nella [[Ellenismo|cultura greca]] per quanto riguarda il concetto di persona, si ha con il "conosci te stesso" di [[Socrate]]. Solo con il [[Cristianesimo]] questa nozione ha assunto connotati più chiari, delineando l'essere umano come creato dall'Essere supremo, il Dio personale, come dotato di libertà, col diritto di [[peccato|peccare]] e come aperto ai rapporti con l'esterno. Un rischio dei primi secoli cristiani è stato quello di vedere un [[dualismo]] tra [[anima]] e corpo, ereditato dal [[platonismo]], fino alla visione del realismo [[Alberto Magno|albertino]]-[[Tommaso d'Aquino|tomista]] che ha riaffermato con forza l'unità sostanziale dei due. In particolare si deve a Tommaso D'Aquino un'
Nell'[[epoca moderna]], da [[Cartesio]] in poi, è andata sempre più prendendo piede la concezione [[Idealismo|idealistica]] che ha dissolto l'esistenza reale nell'idea.
Un'eccezione importante, all'interno di questo percorso, è costituita da Immanuel Kant, che, con la sua filosofia morale, ha invece molto contribuito a delineare un'etica personalista fondata sulla legge morale, l'imperativo categorico. In particolare nella sua seconda formulazione presente nella sua prima opera etica ("La fondazione della metafisica dei costumi"), Kant afferma: "Agisci in modo da trattare l'umanità nella tua come nell'altrui persona sempre come fine è mai semplicemente come mezzo".
Dal [[XIX secolo]] si sono affermate due linee di interpretazione della persona, da una parte il richiamo alla soggettività con [[Søren Kierkegaard|Kierkegaard]], dall'altra l'invito di [[Karl Marx|Marx]] a recuperare non solo la dimensione interiore, ma la facoltà di cambiare il proprio destino con le proprie mani.▼
▲Dal [[XIX secolo]] si sono affermate due linee di interpretazione della persona, da una parte il richiamo alla soggettività con [[Søren Kierkegaard|Kierkegaard]], dall'altra l'invito di [[Karl Marx|Marx]] a recuperare non solo la dimensione interiore, ma la facoltà di cambiare il proprio destino con le proprie mani attraverso una filosofia della prassi, in cui il proletariato, alienato nella società borghese capitalistanto da uno sfruttamento indegno, ha come un'unica via d'uscita la rivoluzione comunista.
Ben presto si è andata creando una frattura tra queste due visioni. Compito del personalismo, da Renouvier in poi, sarebbe proprio quello di "recuperare l'unità che esse hanno bandito".
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