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[[Immagine:Silla_01.jpg|right|110px]]
[[Silla]], dopo aver esercitato dall' [[82 a.C.|82]] all' [[80 a.C.]] un potere [[assolutismo|assoluto]], che non aveva ammesso alcuna opposizione, si era ritirato a vita privata ed era morto nel [[78 a.C.]], circondato da un fasto regale. AllaDopo suala mortesua peròscomparsa la [[repubblica]] era totalmente prostrata dalle confische, dalle [[proscrizioni]] e dalla forte repressione attuata durante il biennio.<br>
Il [[Senato romano|Senato]] a questo punto si trovò a fare da, arbitro di questadella situazione, resasi ancorapreparava piùa pesantefronteggiare dallele minacce mosse nei confronti di Roma dallo [[stato]] nemico creato da [[Sertorio]] in [[Hispania]], nel quale erano confluiti col tempo i democratici fuggiti dall'[[Italia]] e le popolazioni ispaniche ed [[Africa|africane]], determinate a liberarsi dal giogo oppressivo didella Romacapitale. Solo nel [[73 a.C.]] Sertorio e il suo esercito furono sgominati, grazie all'intervento dell'allora miglior generale dell'[[esercito romano]]: [[Gneo Pompeo Magno]]. <br>
[[Immagine:Hw-pompey.jpg|100px|left]]
Tuttavia, sempreSempre nello stesso anno, il potere senatorio subì delle pressioni ancora maggiori a causa di una grande rivolta [[schiavo|servile]], ben più pericolosa di quella precedente ([[Sicilia]], [[104 a.C.|104]] - [[88 a.C.]]), poiché guidata da un gruppo di agguerriti [[gladiatori]], capitanati da [[Spartaco]] e [[Crixus]]; al nucleo originario si aggiunsero ben presto altri schiavi, sfuggiti dai propri padroni, provenienti da tutta l<nowiki>'</nowiki>Italia. TaleLa rivolta mise in gioco gli equilibri di una [[società]] schiavistica come quella romana; il senato deliberò per la più spietata repressione della rivolta, affidandola alle mani di [[Marco Licinio Crasso|Crasso]] e dello stesso Pompeo.<br>
Dopo l'esperienza sillana ed i due tragici recenti avvenimenti siinterni, avviòiniziò launa lenta ma inesorabile dissoluzione della [[Repubblica romana|''res publica'' romana]].
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=== Vicenda===
Di fronte ad una grave crisi, quale quella cui stava andando incontro la Repubblica in seguito alla [[Dittatore romano|dittatura]] [[Lucio Cornelio Silla|sillana]], emerse una grande varietà di orientamenti politici, spesso tra loro violentemente contrapposti. Oltre alle posizioni moderatamente filo-senatorie o filo-[[Democrazia|democratiche]] entrarono in gioco, a partire dal [[70 a.C.]] e lungo tutti gli [[anni 60 a.C.|anni 60]], anche movimenti più radicali e, legati ai ceti rimasti esclusi dal potere; tra essi si distinsero in particolare le frange più estremistiche del [[populares|partito popolare]].
Proprio alla guida di uno di questi movimenti si distinse [[Lucio Sergio Catilina]], di nobile famiglia economicamente decaduta, che nel [[63 a.C.|63]] si candidò alle elezioni per il [[Console (storia romana)|consolato]]; lo appoggiarono discretamente anche [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] e [[Marco Licinio Crasso|Crasso]], determinati ad indebolire in qualunque modo il potere della ''nobilitas'' senatoria.
Dopo esser stato sconfittoSconfitto alle elezioni dal rivale [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]], Catilina decise di ordire un [[colpo di stato]], raccogliendo intorno a sé un gruppo di congiurati, provenienti dai ceti più vari (e lontani) della società romana, ma accomunati dal disprezzo per la legalità e dall'uso della violenza. Tra di essi si annoverano sia individui appartenenti ai ceti più alti della ''societas'' romana - nobili fortemente indebitati ed ''[[equites]]'' (cavalieri) - sia personaggi meno altolocati - [[plebe|plebei]], proprietari terrieri falliti, veterani di [[Lucio Cornelio Silla|Silla]]<ref name="Veterani"> I Veterani di Silla che avevano combattuto nella [[Guerra Sociale]] si trovavano ormai in rovina nel contado dell'[[Etruria]]; essi ricordavano con rimpianto le «precedenti vittorie e saccheggi» (''rapinarum et victoriae veteris memores''; cap. 16, 4), le ampie concessioni terriere e le [[proscrizioni]], grazie alle quali si erano arricchiti a dismisura.</ref>, donne, schiavi e popolazioni straniere, come i [[Galli]] [[Allobrogi]], scontente del dominio di Roma. Catilina, con abili manovre [[Demagogia|demagogiche]], li riunì tutti intorno ad un programma per certi versi estremistico, ma "'''democratico".''': Ii suoi obbiettivi fondamentali erano il condono dei debiti, la distribuzione di terre ai meno abbienti ed il riscatto dei cittadini più miseri.
Crasso e Cesare, tuttaviapoco dopo, abbandonarono poco dopo il tentativo insurrezionale ed il console Cicerone ebbe l'opportunità di sventare e reprimere l'intero piano eversivo.
===Riassunto dei capitoli===
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