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Cavallo agricolo italiano da tiro pesante rapido
Il Cavallo agricolo italiano da tiro pesante rapido (CAITPR o, più brevemente, TPR) è una razza italiana di cavalli da tiro selezionata dal 1927.
Aspetti Morfologici
Altezza al garrese: maschi 156–162 cm; femmine 153–160 cm;
Peso: 8-13 ql;
Mantello: più comunemente sauro; tipici anche l'ubero e il baio;
Marchio di razza: Scala a cinque pioli racchiusa in uno scudo, in tutti i soggetti iscritti nel libro genealogico.
 
Origine:
Selezione
Il cavallo agricolo italiano da tiro pesante rapido (CAITPR o più brevemente TPR) è una razza italiana di cavalli da tiro selezionata dal 1927 ma risalente al 1860 e originaria della pianura veneta, ferrarese e friulana. Molte razze, oggi scomparse, che si diffusero nelle omonime regioni, sono considerate le lontane progenitrici del CAITPR. Tutte, difatti, erano dotate di forte e robusta costituzione.
Una femmina TPR; in evidenza il marchio di razza (scala a cinque pioli all'interno di uno scudo)
L'assenza storica di un ceppo equino di origine italiana, da utilizzare nei lavori pesanti in campo agricolo e militare, fu all'origine del processo di selezione di questa razza. Tra il 1911 e il 1926, l'incrocio di stalloni Bretoni con fattrici di varia origine (Noriker, Percheron e Belga da Tiro) già presenti nella Pianura veneto-friulana, permise agli allevatori di ottenere un cavallo di mole medio-pesante, ma elegante nei movimenti. Nel 1926 furono istituite, pertanto, delle "stazioni di fecondazione selezionate" e nel 1927 nacque la prima generazione di puledri controllata per legge. Ancora oggi, il Disciplinare di razza (L.G.) consente l'utilizzo di stalloni Bretoni.
Sul finire degli anni 1950 venne istituito il Libro Genealogico (L.G.) della razza che fu inizialmente gestito dall'Istituto d'incremento ippico di Ferrara e, successivamente, dall'Associazione nazionale allevatori del Cavallo agricolo italiano da tiro pesante rapido (ANACAITPR) sotto il controllo del Ministero dell'agricoltura e delle foreste.
 
Storia:
Attitudini, uso e consistenza
L’Italia non ha mai annoverato nel suo patrimonio equino nessuna razza da tiro pesante. Tuttavia, l’inizio della produzione italiana di cavalli da tiro risale al 1860 circa, periodo in cui andava facendosi sempre più sentita la necessità di poter disporre di un ceppo equino pesante da utilizzare nei lavori in campo agricolo e nel settore militare. Invero, l’agricoltura si stava diffondendo in maniera sempre più consistente nella pianura padana e l’esercito era sempre più esigente nel trasporto dell’artiglieria.
Il suo impiego come razza da lavoro per le attività agricole e per il trasporto medio-pesante civile e militare, entrò in crisi negli anni 1960, con la diffusione della meccanizzazione nei trasporti e nell'agricoltura. L'allevamento del CAITPR subì un cospicuo ridimensionamento, ma l'interesse economico rivestito per la produzione alimentare ne evitò la scomparsa. Questa razza, infatti, permette buone rese in carne e può essere allevata estensivamente allo stato semibrado anche in aree poco produttive.
A partire dagli anni 1990, il CAITPR ha riscontrato un rinnovato interesse come cavallo da tiro - in ambito agricolo e ricreativo - a seguito della diffusione del turismo ambientale e dell'agricoltura biologica, e come cavallo da lavoro per l'impiego in attività forestali in boschi ecologicamente sensibili.
Al 2015, sono stati censiti oltre 5600 capi, di cui 370 stalloni; la regione con il maggior numero di esemplari è il Lazio.
 
Nel 1860 il Deposito Stalloni di Ferrara diede inizio alla sua attività di selezione. Dapprima, nelle numerose prove di incrocio, le fattrici delle razze locali padane vennero incrociate con stalloni che provenivano dal Polesine, ma successivamente furono introdotti stalloni Purosangue inglesi, Hackney e Purosangue Arabi. L'intento era quello di ottenere un cavallo leggero per l’uso agricolo e militare ma, agli inizi del XX secolo, andò delineandosi un nuovo indirizzo. L'uso di macchine e mezzi sempre più pesanti, nel settore agricolo e nei trasporti, orientò gli allevatori verso un cavallo più grande e più forte.
Voci correlate
 
Attacchi
Attorno al 1900 vennero, pertanto, utilizzati stalloni francesi Boulonnais e Percheron, stalloni di razza Ardennese e stalloni bretoni di tipo Norfolk-bretone. Furono proprio quest’ultimi a fornire i maggiori risultati qualitativi e le prime importazioni di tali riproduttori ebbero luogo nel 1911 protraendosi sino alla metà degli anni venti, nonostante le difficoltà imposte dal primo conflitto mondiale. L'incrocio di stalloni Bretoni con fattrici di varia origine (Noriker, Percheron e Belga da tiro) già presenti nella Pianura veneto-friulana, permise di dare origine a un cavallo robusto di mole medio-pesante, dotato di brillantezza ed eleganza nei movimenti. L'opera di miglioramento creò, dunque, dei soggetti particolarmente idonei agli scopi principali cui erano stati destinati: artiglieria, trasporti civili e lavori nelle grandi aziende agricole.
Bretone (cavallo)
 
Altri progetti
La selezione interna alla razza ebbe inizio ufficialmente nel 1926, anno in cui furono istituite per Legge le “Stazioni di fecondazione selezionate "attraverso le quali si individuarono le migliori fattrici che andarono a costituire la base materna originaria della razza. Nel 1927 nacque pertanto la prima generazione controllata di puledri del neonato ceppo equino di tipo “agricolo-artigliere” ovvero “derivato bretone”. La zona geografica iniziale di produzione fu rappresentata dalla pianura veneta, dalla provincia di Ferrara e dalla pianura friulana.
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Collegamenti esterni
Ben presto presero l’avvio concorsi morfologici dedicati non solo ai giovani maschi ma anche alle giovani fattrici e puledre. Tra queste competizioni si affermò rapidamente il concorso di Verona che ebbe origine nel 1934. Per i giovani stalloni furono inoltre istituite delle prove funzionali specifiche.
Associazione Nazionale Allevatori Cavallo Agricolo Italiano da Tiro Pesante Rapido (ANACAITPR), su anacaitpr.it.
 
L'interesse, dunque, verso questa nuova razza andava facendosi sempre più concreto tanto che le fattrici iscritte alle stazioni di selezione crebbero in maniera progressiva fino a raggiungere un numero molto consistente alla fine degli anni trenta. I giovani stalloni che nascevano ogni anno venivano affidati al Deposito di Ferrara per le riproduzioni selezionate oppure destinati ad altri Depositi Stalloni. Difatti, molti giovani riproduttori “derivati bretoni” furono acquistati nelle zone di Crema, Reggio Emilia e Pisa per essere utilizzati nei relativi Depositi.
 
La seconda guerra mondiale rappresentò per la razza un momento di crisi ma il processo evolutivo riprese nell’immediato dopoguerra. Grazie alla risalita agricola e all’attenzione costante dell’agricoltura verso la trazione animale, ci fu un’importante espansione dell’allevamento di CAITPR in aree sempre più vaste e differenziate. Tra queste, oltre alla zona storica, furono coinvolte la Lombardia, l’Emilia Romagna, l’Italia centrale, la Puglia e la Sardegna. Gli anni Cinquanta segnarono pertanto l’inizio di una forte ripresa d’interesse verso questo cavallo.
 
La razza fu ufficialmente denominata con il suo nome attuale (Cavallo Agricolo da Tiro Pesante Rapido – CAITPR) sul finire degli anni Quaranta e inizio anni Cinquanta. La denominazione stabiliva, per questo tipo di produzione equina, l’acquisizione e il riconoscimento dello standard di razza autonoma. Alla fine degli anni Cinquanta fu inoltre stabilito il nuovo Libro Genealogico (L.G.) che ancora oggi consente l’utilizzo di stalloni Bretoni.
 
La successiva meccanizzazione agricola portò però a una profonda crisi che si protrasse fino agli anni Settanta. I grandi allevatori non videro più la necessità di continuare con l’allevamento del CAITPR e di conseguenza cessarono l’attività. Tuttavia, la forte presenza di soggetti allevati nelle aziende agricole di famiglia e l’aumento dell’interesse per la razza nel centro meridione, consentirono alla sopravvivenza di questo ceppo equino. La conservazione del CAITPR fu inoltre garantita grazie alla tradizione ippofaga in alcune zone d’Italia: si verificò un cambio di destinazione di tali animali che passarono da fornitori di lavoro a fornitori di carne.
 
Alla fine degli anni Settanta, la gestione del Libro Genealogico (L.G.) della razza passò dall’Istituto d’Incremento Ippico di Ferrara all’Associazione Nazionale Allevatori del Cavallo Italiano da Tiro Pesante Rapido (ANACAITPR), fondata nel 1956 a Verona. Tale associazione, che gestisce tuttora il Disciplinare di razza, è sotto in controllo del Ministero dell’agricoltura e delle foreste.
 
Il passaggio gestionale, che fu sancito dalle nuove normative in merito ai Libri Genealogici delle specie zootecniche, consentì pertanto all’ANACAITPR di operare su tutto il territorio nazionale. In questo modo, il controllo selettivo venne esteso anche al di fuori della zona storica. Difatti, i giovani stalloni provenienti da quest’ultima, che sin dagli anni Trenta s’incrociarono con le fattrici di molte altre aree italiane, crearono una base di popolazione CAITPR la quale fu successivamente introdotta nel Disciplinare. I precursori in questo senso furono gli allevatori della Puglia i quali iniziarono la loro attività di selezione già sul finire degli anni Settanta.
 
Nei primi anni Ottanta ebbe pertanto inizio l’affiancamento degli allevatori dell’area storica con i nuovi allevatori italiani del centro meridione ed è perseguito sino ad oggi, permettendo l’allargamento della base selettiva su cui si fonda attualmente il Libro Genealogico.
 
Consistenza:
Attualmente il CAITPR può vantare circa 6500 capi iscritti, di cui oltre 3000 fattrici, presenti in circa 900 allevamenti distribuiti in 16 diverse Regioni. Le zone con maggior presenza sono il Veneto, l’Emilia Romagna, l’Umbria, il Lazio, l’Abruzzo e la Puglia; discrete presenze si hanno anche in Friuli, nelle Marche, in Toscana, in Molise e in Campania. Allevamenti più isolati, ma molto attivi dal punto di vista selettivo, sono ubicati in Piemonte, Lombardia, Trentino e Basilicata.
Al 2015, sono stati censiti oltre 5600 capi, di cui 370 stalloni; la regione con il maggior numero di esemplari è il Lazio.
 
Il CAITPR può dunque vantare di una consistenza ormai diffusa in maniera quasi completa in tutto il territorio nazionale. Va inoltre considerata la grande capacità di adattamento che ha adottato la razza passando da un allevamento di tipo stallino (tipico della zona storica) al semi-brado o al brado integrale (più diffusa nella dorsale appenninica).
 
Attitudini, usoed e consistenzaUsi:
Attorno agli anni Settanta e Ottanta il CAITPR venne considerato come razza totalmente vocata alla produzione della carne ma gli anni Novanta segnarono il ritorno dell’interesse per gli attacchi amatoriali e l’impiego di tale cavallo nell’attività di turismo ambientale (visite con carri nei parchi e riserve che si stanno diffondendo sempre di più nel territorio italiano). Inoltre, sempre a partire dagli anni 1990, il CAITPR ha riscontrato un rinnovato interesse come cavallo da lavoro in ambito agricolo (soprattutto per l’impiego in aziende biologiche e biodinamiche) e in ambito forestale (in particolare nelle aree a più delicato equilibrio ambientale). Oggigiorno, la razza CAITPR viene ancora impiegata per la produzione della carne (visto la buona resa), per i lavori agricoli in ambienti montani dove risulta difficile l’impiego di mezzi meccanici, per la fienagione e per il disboscamento. Per di più, l’impiego del Cavallo agricolo italiano da tiro pesante rapido negli attacchi amatoriali non è stato abbandonato: molti allevatori infatti addestrano e preparato i loro cavalli a questa disciplina.
 
Grazie alle proprie caratteristiche morfologiche e di adattamento a diverse tipologie di allevamento, la razza va sempre più configurandosi però come uno strumento per lo sfruttamento, in maniera sostenibile, delle risorse agricole e per la salvaguardia ambientale, con minimo impatto sugli equilibri di aree collinari e montane. Il CAITPR diviene perciò una componente fondamentale che può essere inserita nelle politiche agro-ambientali orientate a ridurre gli impatti ambientali stimolando le attività agricolo-zootecniche eco-compatibili ed incentivando lo sviluppo di nuove opportunità di reddito per l’agricoltore. Molte regioni hanno colto queste opportunità riservando attenzione a CAITPR e ai suoi allevatori.