Il capitolo si apre con la descrizione del carattere e dei costumi di Catilina, aristocratico corrotto, la cui figura è messa in luce sullo sfondo della decadenza dei costumi romani, dovuta all’accrescersi dell’Impero e alle ricchezze sfrenate. Sallustio inserisce una digressione storica (definita «''archaeologia''» ) per motivare le cause di questa decadenza: illustra il passaggio dalla felice condizione delle [[Storia di Roma#Fondazione della città|origini di Roma]] alla decadenza dei tempi contemporanei, in cui si è sviluppata la congiura. In questa situazione Catilina raduna attorno a sé personaggi che per i motivi più diversi auspicano un cambiamento di [[regime]] (5-18). A questo punto si presenta una nuova digressione storica, incentrata su un precedente tentativo di congiura operato dallo stesso Catilina <ref name="La prima congiura"> chiamata ''prima congiura'', di cui si parla nei capitoli 18 e 19, è un tentativo eversivo ordito tra il [[66 a.C.|66]] ed il [[65 a.C.]] dallo stesso Catilina, imputato di [[concussione]], e da [[Publio Autronio Peto|Publio Autronio]], [[Console (storia romana)|console]] deposto poco dopo l'elezione a causa di [[Broglio elettorale|brogli]], in cui pare che fosse implicato anche Cesare. Catilina e Autronio si rivolsero a Gneo Pisone, giovane membro della [[nobiltà|''nobilitas'']], comunicandogli il proprio piano di eliminare i nuovi consoli e molti senatori e di impadronirsi del potere; Pisone nel frattempo si sarebbe recato con un'esercito ad occupare l'Hispania. Il progetto viene scoperto e rinviato di un mese, ma fu definitivamente mandato all'aria per un errore dello stesso Catilina. Autronio fu trucidato da alcuni cavalieri in Hispania, dove si era recato per ordine di Pompeo in qualità forse di [[Propretore (storia romana)|propretore]]. </ref>, dimostrando che evidentemente egli non è nuovo a simili atti.