Delitto di Cori: differenze tra le versioni

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Le forze dell'ordine che indagavano sul delitto si concentrarono su due piste: lo spaccio di droga e il delitto passionale. Alcuni giorni prima al Bovi erano stati venduti 200 [[Grammo|grammi]] di [[cocaina]] che venduta al dettaglio, avrebbe fruttato 40 milioni di [[Lira (moneta)|lire]]<ref>{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1997/03/12/page_015.pdf|titolo=}}</ref>.
 
In particolare furono tenuti sotto interrogatorio sette persone: Angelo Marafini (padre di Elisa), Piero Agnoni, Marco Canale, suo fratello Massimo, suo padre Angelo, Massimiliano Placidi e Mauro Meloni che aveva venduto la cocaina a Gianni Bovi<ref>{{Cita webnews |autore= Emanuela Gasbarroni |url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/03/15/fidanzati-massacrati-in-sette-sotto-torchio.html?ref=search |titolo= Fidanzati massacrati. In sette sotto torchio |pubblicazione= la Repubblica |data= 15 marzo 1997 |accesso= 10 aprile 2019}}</ref>.
 
Successivamente tutte le attenzioni degli inquirenti si concentrarono su Massimiliano Placidi, 28 anni, uno degli scopritori dei cadaveri dei fidanzatini: nei suoi pantaloni trovarono delle macchie rosse, venne arrestato e tenuto in carcere per 24 giorni; secondo l’accusa, sotto l’effetto della droga, sarebbe stato colto da un raptus di gelosia perché invaghito di Patrizio Bovi<ref name="repubblica">{{Cita webnews |autore= Daniele Mastrogiacomo |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/03/19/giallo-di-cori-dal-dna-la-prova.html |titolo=Giallo di Cori, dal DNA la prova schiacciante -|pubblicazione= Lala Repubblica.it |sitodata=Archivio -19 lamarzo Repubblica.it1997 |accesso=2 aprile 2019-04-02}}</ref>, a conferma di questa tesi c'era anche una lettera di Elisa Marafini che parlava di un amico geloso che si contrapponeva tra lei e PatrzioPatrizio Bovi<ref>{{Cita web |url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,15/articleid,0592_01_1997_0098_0015_8017329/|titolo=}}</ref>. Il Placidi in un primo momento confessò, successivamente negò ogni accusa<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/03/18/ho-assassinato-io-fidanzati-ma-davanti-al.html?ref=search|titolo=}}</ref>, sostenendo che nell'ora del delitto era nel suo studio, sotto la propria abitazione, a farsi la doccia<ref name="repubblica" /> e di essere stato costretto a confessare perché sottoposto a potenti pressioni psicologiche e a ricatti durante gli interrogatori, venendo perfino picchiato<ref>{{Cita web|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,12/articleid,0592_01_1997_0097_0012_8015281/anews,true/|titolo=}}</ref>. Durante la sua detenzione Placidi inviò una lettera al parroco in cui si scusava con lui e del suo difficile rapporto con la [[Chiesa cattolica|Chiesa]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/05/19/delitto-di-cori-interrogato-il-parroco.html?ref=search|titolo=}}</ref>. Tuttavia le macchie rosse nei suoi pantaloni, dopo accurate analisi, risultarono essere solo muffa e ruggine e Placidi venne scarcerato<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/04/09/da-mostro-presunto-innocente.html?ref=search|titolo=}}</ref>. Al momento della scarcerazione Placidi lanciò accuse contro Angelo Marafini e i [[Arma dei Carabinieri|carabinieri]] e venne querelato<ref>{{Cita web|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,15/articleid,0592_01_1997_0098_0015_8017329/|titolo=}}</ref>.
 
Ad un altro amico della coppia uccisa, il trentenne Marco Canale di [[Cisterna di Latina|Cisterna]], che mesi prima aveva abitato nella stessa abitazione del delitto, sequestrarono i pantaloni all’indomani dell’omicidio, trovando delle tracce compatibili con quelle delle due vittime e il 26 aprile 1997 venne arrestato<ref>{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1997/04/28/page_004.pdf|titolo=}}</ref>. Neanche le analisi dei capelli che ritrovarono sotto le unghie delle vittime, confrontate con il [[DNA|Dna]] degli indagati<ref>{{Cita web|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,11/articleid,0601_01_1997_0171_0011_8230808/|titolo=}}</ref>, stabilirono con esattezza un colpevole. Gli investigatori seppero che Canale, alcuni giorni prima del delitto, aveva litigato violentemente con Bovi perché gli doveva dei soldi e forse era un suo complice nel traffico di droga<ref>{{Cita web|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,13/articleid,0594_01_1997_0116_0015_7941606/|titolo=}}</ref> ed aveva partecipato ad un festino a casa dello stesso. L'incriminato negò ogni accusa nei suoi confronti, sostenendo che nel primo pomeriggio del 9 marzo si fece accompagnare da Cisterna a Cori da alcuni amici e di non essere stato a casa di Bovi, di aver più volte provato a chiamare col cellulare i propri familiari, di essere sceso da Cori Monte a Cori Valle poco dopo le 16:00 ed aver raggiunto il podere del nonno, dove consumò uno [[Spinello (stupefacente)|spinello]], di aver fatto l'autostop alle 18:00 per tornare a Cisterna, al quartiere San Valentino, da lì chiese un altro passaggio da una coppia di conoscenti per recarsi a casa sua al centro di Cisterna ed esserci arrivato alle 18:40. Qualcuno vide Canale alle 21:00 nel balcone di casa<ref name=LatinaTU>{{Cita web |url=https://latinatu.it/monti-lepini-il-delitto-di-cori-che-inauguro-la-stagione-dei-misteri-e-delle-fake-news/}}</ref>.
 
== I processi ==