Nicola Fabrizi: differenze tra le versioni

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Andato esule in [[Spagna]], prese parte in Catalogna alla guerra civile tra carlisti e cristini (di tendenza liberale), con quest'ultimi, come addetto allo stato maggiore del reggimento di ''Cazadores de Oporto''.<ref>http://www.treccani.it/enciclopedia/nicola-fabrizi_(Dizionario-Biografico)/</ref>
===Le rivolte in Sicilia===
Richiamato dalle rivolte nel sud est della [[Sicilia]] del [[1837]] scoppiate per un'epidemia colerica, si recò a [[Malta]] e qui fondò la [[Legione italica]], un'organizzazione che avrebbe dovuto capeggiare un movimento di guerriglia, stabilendo la sua base operativa nel Sud Italia, lontano da Mazzini. Fabrizi si concentrò essenzialmente sulla Sicilia, dove fino al 1841 strinse una fitta rete di rapporti e collegamenti, mentre Mazzini ritenne poco opportuno intervenire per la paura che i Siciliani avrebbero avviato una secessione dal regno delle due Sicilie senza poi volersi unificare al futuro regno d'Italia.<ref>L. Riall, ''Garibaldi L'invenzione di un eroe'', Editori Laterza</ref>. Nel [[1843]] fallì un'insurrezione che aveva tentato in Romagna e nei ducati. Scoppiata la [[rivoluzione siciliana del 1848]] si recò a Messina dove il governo provvisorio gli riconobbe il grado di colonnello ma presto, deluso dalla scelta monarchica di [[Ruggero Settimo]] e [[Vincenzo Fardella]], si spostò nel Lombardo Veneto dove fu colonnello addetto allo stato maggiore del generale napoletano [[Guglielmo Pepe]] e nel 1849 prese parte alla [[Repubblica Romana (1849)|difesa di Roma]] combattendo contro i francesi [[Battaglia di Velletri (1849)|e i borbonici]].
 
Nel [[1853]] tornò a Malta dove ebbe un fitto scambio letterario con [[Rosolino Pilo]] e strinse rapporti con un altro esule siciliano [[Matteo Raeli]] e insieme dall'isola britannica nel [[1860]] tennero i contatti e organizzarono la rivolta nel [[Val di Noto]].<ref>http://www.valdinotomagazine.it/sito/?p=652</ref>
 
Nel [[1853]] tornò a Malta dove ebbe un fitto scambio letterario con [[Rosolino Pilo]] e strinse rapporti con un altro esule siciliano [[Matteo Raeli]] e insieme dall'isola britannica nel [[1860]] tennero i contatti e organizzarono la rivolta nel [[Val di Noto]]<ref>http://www.valdinotomagazine.it/sito/?p=652</ref>
===Con Garibaldi===
Noto è il suo telegramma cifrato da lui inviato da Malta il 26 aprile [[1860]] per sollecitare Garibaldi alla partenza informandolo degli esiti della [[rivolta della Gancia]]. Dopo lo [[sbarco dei Mille]] arrivò il 1º giugno nel Sudest della [[Sicilia]] con un gruppo di esuli siciliani, costituì il battaglione dei "Cacciatori del Faro" di 300 uomini e congiuntosi con le truppe garibaldine, combatté a [[Milazzo]] e all'assedio di Messina facendosi apprezzare da Garibaldi. Così il dittatore lo promosse generale d'armata, e ne fece i primi d'agosto il suo comandante militare di Messina. Fu da metà settembre ministro della Guerra nella [[dittatura di Garibaldi|prodittatura]] di [[Antonio Mordini]].<ref>{{collegamento interrotto|1=[https://pti.regione.sicilia.it/portal/page/portal/PIR_PORTALE/PIR_150ANNI/PIR_150ANNISITO/PIR_Schede/PIR_Unmosaicodiattori/PIR_Biografie/PIR_Fabrizi Nicola Fabrizi] |date=marzo 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>. Il 30 novembre dopo essersi dimesso anche dall'[[esercito meridionale]], se ne tornò a Malta e il non essere stato eletto nel gennaio 1861 alle elezioni per la Camera nel collegio di Augusta nelle file della sinistra, lo distaccò ancor più da loro.