Etica: differenze tra le versioni

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Spesso etica e [[morale]] sono usati come sinonimi e in molti casi è un uso lecito, ma è bene precisare che una differenza esiste: la morale corrisponde all'insieme di norme e valori di un individuo o di un gruppo, mentre l'etica, oltre a condividere questo insieme, contiene anche la riflessione speculativa su norme e valori. Se la morale considera le norme e i valori come dati di fatto, condivisi da tutti, l'etica cerca di dare una spiegazione razionale e logica di essi.
 
L'etica può essere guardata come una un'"istituzione normativa” e “sociale” insieme:
* “[[istituzione]]" perché è un ente slegato dal singolo individuo (infatti esiste prima e dopo di esso) e perché coordina un gruppo svolgendo una funzione sociale;
* “[[Istituzione#Istituzioni_giuridiche|normativa]]” perché spinge gli individui ad agire e a provare sentimenti positivi o negativi in base alle sue norme;
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=== Filosofia pratica ===
 
La filosofia pratica reagisce contro la pretesa neutralità rivendicata dalla metaetica analitica. Infatti, pur rinunciando ada una sua propria scientificità, non si può, secondo la filosofia pratica, pretendere dall'etica il medesimo rigore e la medesima precisione che si richiedono alla [[matematica]]. Le dimostrazioni della matematica sono sempre valide, quelle etiche lo sono per lo più. Quindi, l'etica non è una scienza fine a sé stessa, ma vuole orientare la prassi.
In definitiva, la filosofia pratica concepisce il sapere pratico come strettamente agganciato all'[[esperienza]].
 
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Riguardo alla questione se sia prioritario il bene o il giusto, vi sono diverse teorie:
 
* il [[liberalismo]] riconosce una certa autonomia del giusto rispetto al bene, per cui è doverosa quell'azione che è conforme ada una norma giusta e dobbiamo scegliere in base ai princìpi di [[giustizia]]. Tale teoria vede una sua nascita in [[John Locke|Locke]] e in [[Kant]] e una ripresa, nel ventesimo secolo, in molti autori: da [[John Rawls]] a [[Robert Nozick]].
* per il [[comunitarismo]] la giustizia non è una questione di regole e procedure, ma qualcosa che concerne il comportamento delle persone rispetto ai propri simili, la giustizia è una virtù della persona.
* [[Charles Taylor (filosofo)|Charles Taylor]], invece, ritiene illusorio immaginare che il giusto possa prescindere dal riferimento al bene. Egli vede, dunque un primato del bene sul giusto, dove per bene non si intende l'utile, ma "''tutto ciò che spicca sulle altre cose in virtù di una distinzione qualitativa''". La moralità non concerne solo obblighi e regole pubbliche, ma concerne prima di tutto le distinzioni qualitative.
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== Etica laica ed etica religiosa ==
{{vedi anche|Etica ebraica}}
Alla base di ciascuna concezione dell'etica sta la nozione del [[Bene (filosofia)|bene]] e del [[male]], della [[virtù]] ede una determinata visione dell'uomo e dei rapporti umani. Tali idee sono spesso correlate ada una particolare [[religione]], o comunque ad unaa un'[[ideologia]].
 
L'etica a base ''religiosa'' infatti, fissa norme di comportamento che pretende valide per tutti, mentre l'etica ''laica'' non mira ad imporre valori eterni e si dimostra solitamente attenta alle esigenze umane che tengano conto delle condizioni e delle trasformazioni storiche. In realtà parlare di ''una'' etica laica presuppone già il confronto con l'etica religiosa, ovvero con un sistema di valori dogmaticamente e universalmente individuati; in realtà è più opportuno parlare di un approccio laico al problema etico, definendo questo approccio come scevro da riferimenti a una un'ideologia predeterminata e più portato a misurarsi con le problematiche dell'individuo e del concreto contesto storico in cui esso si esprime.
 
=== Etica cristiana ===
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La riflessione dell'etica dell'[[ambiente sociale|ambiente]] riguarda la qualità ontologica della relazione con la natura. L'esigenza dell'etica dell'ambiente è sorta quando il quadro generale delle condizioni del pianeta ha registrato un netto deterioramento delle risorse disponibili rinnovabili e non. L'uomo, soprattutto a partire dal Novecento, ha fatto in modo che la vita della natura fosse sotto il suo controllo diretto, sconvolgendo quella che da sempre era stata la visione della natura. La natura è così divenuta un "ente disponibile", manipolabile e controllabile.
 
Ne deriva che l'uomo è passato da una concezione qualitativa ada una percezione tendenzialmente quantitativa, da una percezione naturale ada una tecnologica, dall'idea del prodotto di Dio, all'idea del prodotto dell'uomo, all'artificio.
Appurato che l'ambiente appartiene alla sfera dell'etica, in quanto partecipante della trascendentalità umana, restano basi portanti per la dimostrazione che c'è un rapporto fondamentale tra ambiente e uomo (mezzo attraverso cui si conferma ancora l'ingresso di diritto dell'ambiente nel mondo dell'etica) le sequenzialità che:
* si considera etica tutto ciò che nella prassi umana importa l'idea di fine e mai di mezzo.
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* ''critica all'alienazione nel lavoro''; si tratta della speculazione derivante dal filone [[marxismo|marxista]] e neomarxista. Segue la logica di svuotamento del lavoro e di [[alienazione]] rese idee concrete da [[Marx]], secondo cui il lavoratore viene ad essere uno strumento dello strumento.
* ''critica dell'alienazione da lavoro''; questa denuncia la connotazione alienata di un lavoro non misurato nella sua giusta dimensione e portato a schiacciare l'umano, e con esso l'ambiente naturale. Ne deriva che l'imperativo sia quello di avere una comprensione del lavoro come momento parziale dell'umano. Infatti l'alienazione da lavoro non può essere superata se non guardando e proiettandosi in ciò che è altro-dal-lavoro, operando cioè, come sostiene [[Francesco Totaro]], una "ricalibratura della prassi<ref>Cf. Francesco Totaro, ''Non di solo lavoro. Ontologia della persona ed etica nel passaggio di civiltà'', Vita e Pensiero, Milano 1998, p. 67.</ref>" rispetto al lavoro e alla [[persona (filosofia)|persona]].
Il modello ideale del lavoro deve soddisfare ada una triplice relazione:
* con il proprio mondo
* con il mondo degli oggetti prodotti
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* sono [[virtù dianoetiche|dianoetiche]] quelle virtù che si conseguono attraverso l'insegnamento, per cui il loro spazio è quello della scuola e del sapere teorico.
 
Ciò che è fondamentale per Aristotele è la ''phronesis'', la prudenza, perché questa è il sapere che orienta all'azione e solo la phronesis, facendosi ''habitus'' (o disposizione morale), consente non solo di discernere i fini da perseguire, ma anche di individuare i mezzi con cui realizzarli. Aristotele critica duramente Platone e la sua concezione della morale. Platone sosteneva che l'immortalità dell'[[anima]] è il vero soggetto della felicità morale; Aristotele rinuncia ada una concezione dell'anima come individualmente immortale. Il premio per chi agisce bene è, per Aristotele, la felicità in questa vita e in questo mondo e, di conseguenza, non vi sarà altro dolore e punizione per chi agirà male che l'infelicità in questa vita ed in questo mondo. Aristotele critica Platone anche per la sua idea che il bene sia qualcosa di comune che si dice con una sola idea. Per Aristotele ogni forma di sapere, ogni ''praxis'', ogni scelta sono orientate ad un loro specifico fine e, dato che il bene è ciò verso cui ogni cosa tende, la molteplicità fattuale di questa tendenza produce un altrettanto irriducibile molteplicità di fini, e quindi, di beni.
 
Non è possibile parlare di bene in senso unitario se non per analogia, come di una posizione fondamentale comune che designa ciò che costituisce il fine di ogni singola azione orientata. Infatti per Aristotele ci sono tre tipi di bene:
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=== Montaigne ===
 
Nel [[Rinascimento]] abbiamo una corrispondenza fra microcosmo e macrocosmo. L'uomo è al centro del mondo. Nasce la [[scienza]] e con essa, l'etica si ritira nei luoghi della saggezza. [[Michel de Montaigne|Montaigne]] costruisce una "''morale del dotto''", secondo cui gli uomini agiscono in base alle abitudini acquisite. Egli opera un'accurata descrizione dell'uomo nella sua variabilità d'animo. Montaigne nutre una smisurata sfiducia nel fatto che la scienza possa stabilire un rapporto univoco fra microcosmo e macrocosmo: la parte, secondo il filosofo, non può conoscere il tutto di cui è parte. Variabilità e varietà sono, dunque le due caratteristiche della conoscenza morale, proprio in quanto consustanziali dell'uomo.
 
=== Il giusnaturalismo ===
 
Il [[giusnaturalismo]] ricerca fondamentalmente una legge dell'agire umano come descrizione (ossia una legge con valenza conoscitiva dell'etica) ede una legge dell'agire umano come prescrizione (ossia una legge con valenza regolativa). Questa linea di pensiero si basa sul presupposto che il diritto abbia un fondamento oggettivo insito nella natura stessa. Ne deriva che è necessario ''prescrivere a ciò che è, ciò che deve essere''. Il [[diritto]], quindi, ha fondamento nella costituzione naturale dell'uomo.
 
=== Ralph Waldo Emerson ===
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=== L'etica materiale di [[Max Scheler]] ===
In [[Max Scheler]] (1874-1928) è rintracciabile non una generica rivalutazione dei sentimenti, ma una precisa delimitazione di un sentire intenzionale su cui fondare l'etica. Se per Kant il discorso morale era universale proprio in quanto formale, in Max Scheler si basa su di una legge dell'individuo, su di un dover essere individuale che non è soggettivo o relativista in quanto è materiale cioè fondato nella sfera del sentire. Fine dell'etica è la formazione (''Bildung'') del sentire intenzionale della persona, che si articola in un preciso ''ordo amoris'', attraverso l'esemplarità (''Vorbild'') dell'altro.<ref>Sull'importanza della ''Bildung'' e del ''Vorbild'' nell'etica di Scheler cfr. il ''Saggio introduttivo'' di G. Cusinato a: M. Scheler, ''Modelli e capi'', Milano 2011.</ref> I valori non sono astrazioni ideali, ma dati di fatto, fenomeni originali (''[[Urphänomen]]''),<ref>G. Cusinato, ''Katharsis'', Napoli 1999, 237</ref> che vengono colti dal sentire alle spalle e prima della rappresentazione e del giudizio. Scheler distingue tra valori e beni: mentre i primi sono qualità assiologiche, i secondi sono le singole cose concrete mediante le quali vengono veicolati i valori (ad esempio: l'[[amicizia (filosofia)|amicizia]] è un valore; l'amico è un bene). E mentre i valori possono diventare universali, i beni sono contingenti: se infatti l'amicizia è e resta tale, l'amico può tradire.
 
Scheler imputa a Kant l'aver confuso indebitamente beni e valori. Il sentire intenzionale rivela inoltre l'esistenza di leggi a priori che determinano una gerarchia oggettiva tra i valori, appresa attraverso l'atto del preferire, sul quale si fondano le scelte e correlata a gradi diversi della sfera affettiva. Scheler scrive espressamente che “il regno dei valori, tutt'intero, è sottomesso a un ordine che gli è costitutivo”. I valori sono più alti quanto più si allontanano dalla chiusura ambientale. Esaminiamo in concreto la gerarchia dei valori:
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# i sentimenti propri della persona ai quali sono correlati i valori religiosi del sacro. Questi sono i valori più alti e sono colti ad es. dagli atti dell'amare e odiare.
 
Gli atti di amore hanno infatti la prerogativa, stando a Scheler, di essere intenzionalmente diretti sempre verso persone, e la persona si colloca ad un livello superiore rispetto all'io ed è legata alla sfera del sacro; in questa sfera il valore è fondamentalmente personale. La gerarchia dei valori è disposta secondo strati che vanno dal livello corporeo a quello spiritualmente più puro della persona. Su questa base Scheler può criticare Husserl per aver posto al vertice l'io trascendentale che è una funzione universale puramente conoscitiva e impersonale: ciò significa, per Scheler, non riconoscere il primato della persona, ridotta a pura esemplificazione empirica di questa funzione conoscitiva universale. La vita morale consiste, invece, nella piena realizzazione della persona umana e, quindi, include costitutivamente sentimenti ed emozioni, in particolare la simpatia e l'amore. La persona è, per usare le parole di Scheler, “l'unità immediata del vivere per l'esperienza vissuta”: è, detto altrimenti, una un'“unità immediata covissuta”, ossia un'immediatezza unitaria avvertita tramite le molteplici esperienze che il soggetto vive rapportandosi agli altri. Anche nella definizione del concetto di persona, Scheler si oppone a Kant, per il quale la persona era riducibile all'Io ed era contraddistinta da una totale [[aseità]] [[trascendentale]]. Per Scheler, al contrario, il concetto di persona dev'essere distinto da quello di anima, la quale implica il dualismo anima/corpo: la persona è una un'“unità bio-psichica” di anima e corpo.
 
== Note ==