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Lucio Sergio Catilina è il protagonista della vicenda trattata nella monografia, nonché il capo della congiura; a lui Sallustio dedica un intero capitolo descrittivo: il quinto. È la figura emblematica della decadenza della società romana, un uomo crudele ma non privo di un'ambigua grandezza, esattamente come appariva la Roma del [[I secolo a.C.]]. <ref name="Riferimento bibliografico2">Da ''D. Mevoli. ''La vocazione di Sallustio''. Congedo. [[1994]]. ISBN 88-8086-032-1.''</ref>
La sua figura spicca su tutti gli altri personaggi dell'opera. Ciò si deve in gran parte alla cosiddetta tecnica del '''ritratto paradossale''', un metodo che Sallustio usa per trattare e descrivere personalità combattute da grandi passioni, nelle quali a gravi [[Vizio|vizi]] si affiancano e si contrappongono [[virtù]] eccezionali.
{{quote|Lucio Catilina, di nobil prosapia, d'animo e di corpo fortissimo, ma di malefica e prava indole, fin dai primi suoi anni le intestine guerre, le rapine, le stragi, e la civil discordia anelando, fra esse cresceva.|[[Gaio Sallustio Crispo|Sallustio]], ''De Catilinae coniuratione'' - cap. 5, 1; trad. di [[Vittorio Alfieri]], ''Della congiura di Catilina''.|L. Catilina, nobili genere natus, fuit magna vi et animi et corporis, sed ingenio malo pravoque. Huic ab adulescentia bella intestina, caedes, rapinae, discordia civilis grata fuere ibique iuventutem suam exercuit.|lingua=la}}
Vi sono buone ragioni però per affermare che Catilina non sia un personaggio completamente negativo; non che Sallustio attribuisca a lui delle doti diverse da quelle del ''monstrum'' di corruzione e di malvagità, ma alcuni studiosi <ref name="Riferimento bibliografico">Tratto da: ''R. Syme. ''Sallustio''. [[1968]]. Paideia''. ISBN 8839400230</ref>, sostengono che su questa grandiosa figura si proietti il '''fascino dell'eroica fine''', lo stesso che circonda quelli che combattono e muoiono per difendere i propri ideali, giusti o sbagliati che siano. Un' "eroica fine" da lui stesso ricercata combattendo a viso aperto nella battaglia di [[Pistoia]], durante la quale viene descritto in una posa nobile, quasi statuaria,
{{quote|Ma Catilina, assai lungi da' suoi, fu trovato nel mezzo dei nemici cadaveri ancor palpitante; e tuttavia nell'esangue volto ritenea la prisca ferocia.|[[Gaio Sallustio Crispo|Sallustio]], ''De Catilinae coniuratione'' - cap. 61, 4; trad. di [[Vittorio Alfieri]], ''Della congiura di Catilina''.|Catilina vero longe a suis inter hostium inventus est, paululum etiam spirans ferociamque animi, quam habuerat vivos, in voltu retinens.|lingua=la}}
Durante la battaglia Catilina perisce, ma sarà una morte onorevole, degna di un eroe epico. Questa fine mostra a quale esito sarebbe potuta arrivare la virtù di Catilina, se non fosse stata corrotta da
{{quote|Una morte onorevolissima, se lui fosse morto in questo modo per la patria! |[[Floro]], ''[[Epitome]]'' - II, 12,12; trad.: [[Utente:HeNRyKus|E. Urru]]|Pulcherrima morte, si pro patria sic concidisset!|lingua=la}}
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