Dino Alfieri: differenze tra le versioni

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== La carriera durante il regime ==
[[File:Dino Alfieri ispeziona la triennale d'Oltremare a Napoli.jpg|250px|thumb|left|Dino Alfieri ispeziona la [[triennale d'Oltremare]] a [[Napoli]]]]
Sotto il regime fascista Alfieri ebbe vari incarichi: dapprima fu presidente dell'Istituto fascista di cultura di Milano (di cui era stato anche fondatore) e dell'Ente nazionale della cooperazione dal [[1925]] al [[1929]]; successivamente, dal 9 novembre 1929 al 20 luglio [[1932]] entrò nel [[governo Mussolini]] come sottosegretario al ministero delle Corporazioni, il cui dicastero era retto in quel periodo da [[Giuseppe Bottai]]. Nel 1932 fu direttore della [[Mostra della Rivoluzione Fascista]]<ref>[http://search.acs.beniculturali.it/OpacACS/guida/IT-ACS-AS0001-0003706 Home<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, che aveva ideato come direttore dell'[[Istituto fascista di cultura]] di Milano.
 
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Nel dopoguerra venne deferito presso l'[[Alta corte di giustizia per le sanzioni contro il fascismo]], ma il 12 novembre [[1946]] fu prosciolto in istruttoria "perché la sua azione non integrava i termini del reato rispetto all'accusa maggiore e per amnistia per quelle minori". Uguale sorte ebbe, il 6 febbraio 1947, il procedimento dinanzi alla Commissione per l'epurazione del personale del ministero degli Esteri; in entrambi i casi decisivo per l'assoluzione di Alfieri fu il comportamento di [[Alcide de Gasperi]] che, chiamato dal tribunale ad esprimere un parere, scrisse:
 
{{quotecitazione|Certo è, in linea generale, esatto che l'Alfieri, che di politica estera era peraltro digiuno e che non possedeva le qualità necessarie ad un mestiere che gli era completamente nuovo, fu germanofilo; che fu per questo designato dai tedeschi come persona gradita; che si adoperò, nella sua veste di ambasciatore, a rafforzare le relazioni tra Roma e Berlino. È peraltro anche esatto che, nel corso della guerra, tali suoi sentimenti e propositi subirono oscillazioni varie, come, tra l'altro, il diario Ciano documenta. L'Alfieri, fu comunque in questa, come nelle altre sue capacità, al di sotto della mediocrità. Sarebbe certamente sopravalutarlo, attribuirgli responsabilità di decisione o di iniziativa in materia di politica estera, che indubbiamente non ebbe.|Alcide de Gasperi<ref>Roma, Arch. stor. del min. per gli Aff. Esteri, ''fasc. pers.''</ref>}}
 
Nel [[1947]] Alfieri tornò in Italia e un anno dopo pubblicò il libro ''Due dittatori a fronte'' (ovvero Benito Mussolini e [[Adolf Hitler]]). Pensionato come ambasciatore, negli anni cinquanta Alfieri aderì al [[Partito Nazionale Monarchico]]<ref>Federico Robbe, [http://books.google.it/books?id=RLGMYDwRyHAC&pg=PA86&dq=vito+mussolini+msi&hl=it&sa=X&ei=wIwwU6WGBsWBywOUl4KQCw&ved=0CDEQ6AEwAA#v=onepage&q=vito%20mussolini%20msi&f=true ''L'impossibile incontro. Gli Stati Uniti e la destra italiana negli anni Cinquanta''], FrancoAngeli, Milano, 2012, pag. 86</ref> ed ebbe presidenze in organismi economici a carattere internazionale. Riposa in un’edicola Bonomi nella necropoli del [[Cimitero Monumentale di Milano]]<ref>{{Cita news|autore=Comune di Milano|titolo=App di ricerca defunti Not 2 4get|pubblicazione=|data=}}</ref>.